Nel frattempo in Sicilia si moltiplicano le processioni religiose per “invocare” la pioggia
Nuova recessione in vista? Più che dal coronavirus l’Italia dovrebbe guardarsi dalla crisi climatica
Con il nord del Paese bloccato si stima un impatto sul Pil pari al -0,2%, mentre a causa del clima si prevede una perdita progressiva di Pil fino all’8% nella seconda metà del secolo
[25 Febbraio 2020]
L’arrivo del nuovo coronavirus nel nord Italia, il motore economico dello Stivale, sta allungando l’ombra della recessione su tutto il Paese: se il Fondo monetario ha limato le previsioni di crescita del Pil a livello globale dello 0,1% per l’anno in corso, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco avverte che l’impatto del coronavirus sul già debole Pil nazionale potrebbe arrivare a oltre il doppio. Eppure c’è un altro nemico “invisibile” che minaccia l’economia italiana ben più di quanto non stia facendo il coronavirus: la crisi climatica, sistematicamente trascurata.
Se nel nord Italia non si contano le attività bloccate dal coronavirus, al sud si rispolverano le processioni religiose per “invocare” l’arrivo della pioggia che manca da tutto l’inverno: in Sicilia, come dettaglia il Corriere della Sera, a Nisseno la scorsa domenica si contavano seicento fedeli hanno portato in processione il Crocifisso di Bilici e il protettore degli agricoltori Sant’Antonio Abate, guidati dal vicario generale monsignor Giuseppe La Placa. E iniziative analoghe si sono svolte in questi giorni anche in altre parti della Sicilia.
Come documenta l’Anbi, in Sicilia mancano all’appello – rispetto ad un anno fa – circa 73 milioni di metri cubi d’acqua; la situazione più preoccupante è in provincia di Palermo, i cui grandi bacini (Poma, Garcia e Rosamarina) contengono complessivamente circa 49 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2019. Ma la situazione è anomala anche nei territori epicentro del coronavirus: l’Associazione che riunisce i consorzi di bonifica sottolinea che c’è una «situazione anomala anche per i grandi laghi del Nord, dove solo i bacini di Como e di Iseo sono largamente sotto media (sono rispettivamente al 24,7% ed al 27,9% della capacità di riempimento)». Del resto la Coldiretti, ovvero la più grande organizzazione agricola italiana, denuncia da tempo che «gli effetti delle anomalie climatiche con il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio».
E questo guardando solo al comparto dell’agricoltura nazionale, quando una ricerca appena pubblicata dall’Università della California a Davis conferma che gli eventi climatici estremi potrebbero innescare la prossima recessione economica a livello globale: «Se il mercato non fa un lavoro migliore nel tener conto del clima potremmo imbatterci in una recessione come non ne abbiamo mai avute prima», avvisa il docente Paul Griffin che ha firmato la ricerca pubblicata su Nature energy.
Per l’Italia questo cosa significa? Nel nostro Paese il 2018 è stato l’anno più caldo da oltre 200 anni, e l’aumento della temperatura rispetto al periodo 1880-1909 è arrivato già a circa +2,5°C, più del doppio del valore medio globale; anche l’Agenzia europea dell’ambiente conferma che l’Italia è il Paese più colpito in Europa dai cambiamenti climatici, con danni stimati in oltre 65 miliardi di euro e più di 20 mila vittime tra il 1980 e il 2017, ma se non saremo in grado di correggere la rotta della crisi climatica in corso la situazione non potrà far altro che peggiorare.
La Fondazione per lo sviluppo sostenibile, guidata dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, ha presentato uno studio nel quale «si stima per l’Italia una perdita progressiva di Pil fino all’8% nella seconda metà del secolo: ai valori attuali un danno di circa 130 miliardi di euro ogni anno». Altro che coronavirus.
Una via d’uscita però c’è: secondo il medesimo studio, grazie a un auspicato (ma non ancora concretizzato) Green new deal nel 2025 si arriverebbe ad attivare in Italia investimenti annui di 190 miliardi di euro con oltre 240 miliardi di valore aggiunto generato e quasi 800 mila occupati.
L. A.