Elettricità futura: fermi investimenti da 8,5 miliardi di euro all'anno

Nuovo record per le rinnovabili nel mondo, mentre in Italia progressi ancora troppo lenti

Gse: nell’ultimo anno le Fer hanno soddisfatto il 20% circa dei consumi energetici nazionali

[6 Aprile 2021]

Le installazioni di impianti alimentati da energie rinnovabili macinano un record dopo l’altro a livello globale, dove nel corso dell’ultimo anno (2020) sono stati aggiunti 261 GW con un incremento pari al 10,3% – secondo le stime appena diffuse dall’Irena –, mentre l’Italia arranca.

I dati pubblicati dal Gse nei giorni scorsi all’interno del rapporto Energia da fonti rinnovabili in Italia mostrano infatti che nel 2019, nel settore elettrico, la potenza efficiente lorda degli oltre 893.000 impianti a fonti rinnovabili installati in Italia è pari a 55,5 GW. L’incremento rispetto al 2018 è pari a circa a 1,19 GW, il che significa un magro +2,2%. Eppure si tratta «dell’incremento più alto degli ultimi 5 anni», precisa il Gse.

In Italia la fonte che nel 2019 garantisce il principale contributo alla produzione di energia elettrica da Fer si conferma quella idroelettrica (40% della produzione complessiva, pur in flessione rispetto al 43% del 2018); seguono solare (20,4%), eolica (17,4%), bioenergie (16,9%) e geotermica (5,2%).

Dati definitivi sulle performance 2020 ancora non ci sono, ma quelli preliminari messi a disposizione dal Gse confermano che l’Italia abbia raggiunto gli obiettivi europei fissati per la penetrazione delle energie rinnovabili sul mercato nel 2020, ma anche che il Paese avanza ormai a passo di lumaca verso gli obiettivi – attualmente irraggiungibili – al 2030.

Il Gse stima infatti che i consumi finali lordi (Cfl) da Fer, nel 2020, ammontino a 21,5 Mtep (-0,3 Mtep rispetto al 2019), mentre i Cfl complessivi a livello nazionale a 107,5 Mtep (-12,8 Mtep rispetto al 2019); la quota Fer sui Cfl complessivi, calcolata applicando i criteri di cui alla Direttiva 2009/28/CE, si attesterebbe pertanto intorno al 20,0%. Si tratta di una quota superiore sia al dato rilevato nel 2019 (18,2%) sia al target al 2020 fissato per l’Italia dalla direttiva (17%): l’emergenza Covid-19, riducendo i consumi finali lordi complessivi in misura più che proporzionale rispetto ai consumi finali lordi da Fer, ha dunque, verosimilmente, amplificato in misura significativa il margine di superamento del target europeo. Anche la quota Fer nel settore Trasporti dovrebbe raggiungere – e probabilmente superare – il target del 10% fissato dalla direttiva per lo stesso 2020.

A non rasserenare, però, è il trend. Su 4.824,9 MW finora messi a gara dal Gse per erogare gli incentivi alle fonti rinnovabili previsti dal decreto Fer 1, ben 2.816,5 – ovvero il 58% circa – non sono stati assegnati; gli impianti, asfissiati dalla burocrazia e dalle sindromi Nimby e Nimto che si moltiplicano lungo lo Stivale, non vengono realizzati e dunque neanche si incentivano.

«In Italia – commenta nel merito Francesco La Camera, direttore generale Irena e già direttore generale del ministero l’Ambiente – le imprese che partecipano alle aste devono farsi carico di ottenere l’autorizzazione unica. La verità è che ci sono pratiche ferme da troppo tempo. Il fatto che, ad esempio Enel, la prima utility al mondo nello sviluppo delle rinnovabili, insieme ad altre aziende italiane leader nel settore, non possano investire come vorrebbero in Italia colpisce e preoccupa. Questa storia delle autorizzazioni andrebbe risolta rapidamente».

Anche perché i riflessi del problema in termini non solo ambientali ma anche socio-economici sono enormi: secondo le stime fornite da Elettricità futura, sono fermi investimenti in energie rinnovabili per 8,5 miliardi di euro all’anno.

Nel frattempo però le nuove installazioni di rinnovabili crescono col contagocce ormai dal 2013, tanto che il Coordinamento Free – ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica – stima che se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili rimanesse quello del 2017-2018, sarà di 67 anni il tempo necessario per realizzare il Piano nazionale integrato energia e clima, che invece dovrebbe essere attuato entro il 2030.