Più informazione di qualità per superare le sindromi Nimby e Nimto contro le rinnovabili

Italy for climate: tra il 2015 e il 2019 le fonti rinnovabili sono cresciute solo del 3% in Italia, a fronte di una media Ue del 13%

[8 Aprile 2022]

Le fonti rinnovabili negli ultimi 20 anni hanno avuto una crescita molto sostenuta nel mondo, trainando il mercato globale dei nuovi impianti soprattutto nel settore elettrico, grazie al deciso crollo dei prezzi che le rende oggi più convenienti delle fonti fossili (in particolare eolico onshore e fotovoltaico), ma nonostante questo il mix energetico complessivo resta ancora dominato per l’80% circa dalle fonti fossili, a livello globale e anche in Italia.

Con la differenza che il nostro Paese, un tempo leader nelle fonte rinnovabili, oggi si trova a rincorrere, come emerge dall’ultimo stakeholder forum sul clima di Italy for climate, non a caso dedicato al tema “sbloccare le fonti rinnovabili”.

In particolare, dal 2014 in Italia le rinnovabili hanno rallentato molto la loro crescita, più che nel resto d’Europa: solo + 3% tra il 2015 e il 2019 in Italia, a fronte di una media Ue del 13%; la situazione risulta ad oggi particolarmente critica, soprattutto se confrontata con gli impegni che ci aspettano. Secondo la Roadmap per la neutralità climatica elaborata da I4C, da qui al 2030 il consumo di rinnovabili dovrà raddoppiare e soddisfare il 43% della domanda totale di energia (e quasi il 70% nel solo settore elettrico).

Per quanto impegnativo, è uno sforzo necessario per difendere contemporaneamente il clima e la nostra sicurezza energetica. Nel difficile contesto geopolitico attuale, transizione energetica significa anche minore dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili: se ci allineiamo agli obiettivi climatici la quota di fabbisogno energetico coperto da fonti nazionali passerà dall’attuale 23% al 54% entro il 2030, come precisano da Italy for climate.

È questo dunque il modo più sostenibile per soddisfare la nostra domanda di energia, ma è anche il più economico. Alle ultime aste del Gse per gli incentivi alle rinnovabili è stato fissato un prezzo di 65 €/MWh, e questo rende estremamente vantaggioso oggi promuovere le rinnovabili con la stipula di Power purchase agreement (Ppa, cioè contratti di medio periodo a prezzo bloccato), abbassando in modo diretto il prezzo della bolletta.

Il problema, paradossalmente, è che gli incentivi in larga parte non vengono assegnati perché non ci sono sufficienti impianti autorizzati ad operare. I principali ostacoli che impediscono alle rinnovabili di decollare sono di natura burocratica e legati al blocco dei processi autorizzativi, soprattutto da parte delle Soprintendenze regionali e del ministero della Cultura, con cui ci sono numerosi contenziosi in corso; inoltre, sussistono ancora oggi dei fenomeni di opposizione locale alle rinnovabili, sia riconducibili alla c.d. sindrome Nimby (non nel mio giardino) sia alla sindrome Nimto (non durante il mio mandato elettorale), spesso legati a movimenti ambientalisti territoriali che non sono allineati con le sigle nazionali (Legambiente, Wwf, Greenpeace).

Come superarli? «Gli stakeholder sono concordi – concludono da Italy for climate – Per liberare definitivamente tutto il potenziale di sviluppo delle fonti rinnovabili manca ancora in Italia una informazione chiara e aggiornata su tutti gli aspetti strategici, economici e sociali che una rapida crescita porta con sé: ricadute economiche e saldo positivo dell’occupazione; vantaggi economici e costi reali degli investimenti (sia per le imprese che per i cittadini); potenziali di sviluppo e di mitigazione della crisi energetica in corso, etc. “smascherando” le opposizioni ideologiche ed i retaggi del passato».