Quale geotermia per il nuovo Pniec al 2030, secondo il ministro Cingolani

Le fonti rinnovabili programmabili (geotermia compresa) cresceranno di 3 GW, mentre il decreto Fer 2 sarà pronto a settembre con un budget da 330 mln di euro annui

[23 Luglio 2021]

In audizione alla commissione Industria del Senato, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha illustrato i capisaldi del nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), cui il dicastero «sta già lavorando».

Il Pniec attualmente in vigore (inviato a Bruxelles a gennaio 2020) e nato già vecchio rispetto ai nuovi obiettivi europei che prevedono di tagliare le emissioni continentali di gas serra del 55% rispetto al 1990, non punta molto sulla geotermia.

A fronte degli 813 MW di potenza geotermica installata nel 2017, il Piano prospetta infatti 920 MW nel 2025 e 950 MW nel 2030; anche il ruolo riservato per la geotermia all’interno dei consumi finali coperti da fonti rinnovabili per il riscaldamento passa solo dai 131 i ktep relativi al 2017, ai 148 previsti nel 2025 e ai 158 del 2030.

Molto poco rispetto alle potenzialità stimate per questa fonte rinnovabile dall’Unione geotermica italiana, che spiega come le «risorse geotermiche su terraferma potenzialmente estraibili in Italia entro 5 km di profondità possono essere stimate da un minimo di 2×10^19 J (~500 MTep), a 4×10^20 J (~104^4 MTep)», ben più ampi rispetto ai consumi totali di energia in Italia (nel 2015 pari a 171 MTep).

Anche il nuovo Pniec cui il ministero sta lavorando – per arrivare a un taglio delle emissioni del 51% al 2030, rispetto a un obiettivo europeo pari a -55% – punta soprattutto su eolico e fotovoltaico. Complessivamente, come illustrato da Cingolani in Senato, l’ipotesi di lavoro è aggiungere «circa 60 GW» di fonti rinnovabili nel comparto elettrico: 55 GW tra le fonti non programmabili (dove spiccano i 43 GW del fotovoltaico e i 12 GW dell’eolico) e 3 GW suddivisi tra fonti programmabili quali biomasse, idroelettricità, geotermia, solare termodinamico ed energia oceanica.

Su questo fronte Cingolani non ha anticipato target specifici suddivisi per fonte rinnovabile, ma l’obiettivo per la geotermia è quello del «mantenimento efficiente delle produzioni esistenti, secondo criteri di miglioramento delle prestazioni ambientali», unito alla «valorizzazione delle nuove produzioni secondo criteri di minimo impatto ambientale».

Coerentemente, il ministero sta predisponendo il decreto Fer 2 per sostenere le rinnovabili cosiddette “innovative” tra cui la geotermia. Si tratta di un provvedimento atteso dal comparto da oltre 700 giorni, e sul punto il ministro Cingolani rassicura: «L’adozione del decreto Fer 2 è prevista a settembre», con un budget stimato pari a circa 330 milioni di euro l’anno per geotermia, eolico offshore, biomasse e biogas (attualmente, gli incentivi erogati dal Gse per sostenere la sola produzione geotermoelettrica si aggirano attorno ai 105 mln di euro annui).

All’interno del Fer 2 troveranno sede gli incentivi per la geotermia, sia quella «a emissioni nulle» sia quella «tradizionale, ma con riduzione delle emissioni» che riguarda da vicino la tipologia d’impianti attualmente operativa in Toscana.

«L’attività geotermoelettrica era stata esclusa dal regime d’incentivazione nazionale assicurato dal decreto Fer 1 per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile con la promessa di reinserirla nel decreto Fer 2 destinato alle fonti innovative. E così è avvenuto – commenta il sindaco di Monterotondo Marittimo, Giacomo Termine –  In vista del rinnovo delle concessioni geotermiche, in scadenza nel 2024, dobbiamo saper cogliere tutte le opportunità che si prospetteranno per il rilancio del nostro territorio. Adesso di concerto con la Regione e il CoSviG è importante per i Comuni geotermici definire il percorso da intraprendere tenendo conto di quanto la geotermia sia una risorsa strategica».