Rifiuti tessili, quale economia circolare per gli abiti usati? Le linee guida Utilitalia
Tra meno di un anno in Italia sarà obbligatoria la raccolta differenziata di queste frazioni: è indispensabile prepararsi per tempo
[8 Gennaio 2021]
L’economia circolare degli abiti usati, come molti altri comparti del settore, ha sofferto non poco l’arrivo della pandemia a causa di importanti rallentamenti registratiti nei mercato di sbocco: in ballo ci sono numeri tutt’altro che banali, legati all’adeguata collocazione di circa 130mila tonnellate di rifiuti urbani tessili raccolti ogni anno, benché ad oggi quest’operazione non rappresenti un obbligo di legge. Ma le cose stanno per cambiare.
«Il 5 gennaio scorso la Commissione europea – dichiara il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – ha pubblicato la Roadmap per la definizione della strategia europea per i prodotti tessili, mentre il pacchetto di direttive europee sull’economia circolare ha già da tempo stabilito che ogni Stato membro dovrà istituire la raccolta differenziata dei rifiuti tessili entro il primo gennaio del 2025, e l’Italia ha anticipato questa scadenza al primo gennaio del prossimo anno. Ciò comporterà lo sviluppo dei servizi di raccolta e quindi un incremento degli indumenti usati raccolti in modo differenziato e una crescente necessità da parte del sistema di assorbire nuovi flussi, e di conseguenza una maggiore capacità organizzativa non solo delle imprese della raccolta, ma di tutta la filiera».
In quest’ottica, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche ha presentato oggi le sue Linee guida per l’affidamento del servizio di gestione degli indumenti usati, pensate per fornire alle aziende di igiene urbana, nelle loro funzioni di stazioni appaltanti, una linea d’indirizzo per svolgere al meglio il loro ruolo di promozione della trasparenza, della sostenibilità sociale e ambientale e di prevenzione dell’illegalità nella la filiera dei rifiuti tessili.
Come sottolinea Brandolini queste linee guida «non vogliono e non possono sostituirsi al ruolo decisionale delle stazioni appaltanti, né possono per loro natura essere prescrittive. Hanno piuttosto l’obiettivo di porre l’attenzione sull’importanza di alcuni aspetti e indicare le peculiarità delle opzioni alternative proposte per l’affidamento del servizio».
Anche perché secondo il vicepresidente di Utilitalia «i rifiuti tessili giocheranno sempre più un ruolo non marginale nell’economia circolare. Innanzitutto perché, grazie alla preparazione al riutilizzo, si consente di prolungare la vita di molti indumenti e quindi ridurre i volumi dei rifiuti da smaltire. Inoltre, gli sviluppi tecnologici futuri potranno consentire di riciclare ciò che non può essere riutilizzato, recuperando le fibre tessili, per esempio, attraverso il riciclo chimico. A tal fine occorreranno ulteriori passaggi normativi, come un regolamento per l’End of waste dei rifiuti tessili, e altresì si auspica la costituzione di sistemi di responsabilità estesa al fine di responsabilizzare i produttori riguardo alla durata e alla riciclabilità dei prodotti tessili che immettono sul mercato, oltre che, più in generale, alla loro sostenibilità».