Il ruolo dell’industria cartaria italiana nell’economia circolare
Girolamo Marchi: «Un limite alla “circolarità” è l’impossibilità di realizzare impianti per il recupero degli scarti che provengono dal riciclo»
[15 Giugno 2017]
Pubblichiamo di seguito un estratto della relazione presentata dal presidente Assocarta, Girolamo Marchi, in apertura dell’assemblea pubblica di Assocarta svoltasi ieri a Roma.
L’industria cartaria è quotidianamente impegnata nell’uso di materie prime rinnovabili nel produrre carta, prolungandone la vita tramite il riciclo e contribuendo a “decarbonizzare” il ciclo dell’energia. Negli ultimi 20 anni l’efficienza energetica del settore è migliorata del 20% e la carta è un tipico “bio-materiale” prodotto da cellulose da foreste sostenibili con tante applicazioni, dal grafico, all’igiene, all’imballaggio, a quelli speciali, come il medicale e la meccanica.
Il 60% circa della materia prima è costituito da carte da riciclare. L’industria cartaria fa economia circolare da sempre, da quando nel medioevo usava gli stracci e l’industria manifatturiera è fondamentale nell’economia circolare. L’industria cartaria, con 7 miliardi di fatturato, è parte di una filiera che, solo in Italia, “vale” 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti e 680.000 nell’indotto.
La carta è il prodotto più riciclato in Europa. Sono i dati che presentiamo ogni anno, da 10 anni, con la filiera della carta, editoria, stampa e trasformazione (con Acimga, Aie, Argi, Asig, Assografici e Fieg) nell’ambito della quale stiamo portando avanti i temi della promozione della cultura e degli investimenti pubblicitari. Rispetto a tutte le altre, la raccolta urbana della carta in Italia è la prima in quantità (oltre 3 milioni di tonnellate nel 2015 su un totale di 6,3 milioni di tonnellate di carta raccolta) con un tasso di riciclo dell’80% nel settore dell’imballaggio, grazie all’impegno della filiera della carta e di Comieco. Gli ambiziosi obiettivi previsti dal nuovo pacchetto sull’economia circolare in corso di definizione a livello di istituzioni comunitarie saranno una sfida interessante per il settore.
Due gli aspetti fondamentali che evidenziamo all’attenzione dei nostri interlocutori:
- una definizione di riciclatore finale che veda nell’industria cartaria come il “contatore” del riciclo;
- una normativa in materia di rifiuti in lista verde e di EOW al servizio dei nuovi ambiziosi obiettivi di riciclo: semplificare la gestione dei rifiuti in Lista verde (tra cui c’è la carta) non prevedendo altro che un Formulario di identificazione; far diventare l’EOW una vera materia prima per le cartiere, con standard funzionali alla scala dei processi industriali.
In questo modo sarà possibile ampliare l’utilizzo delle carte da riciclare in Italia e ridurre le esportazioni delle stesse, dando maggiore valore alla filiera nazionale della carta e del riciclo. Insomma, il quadro normativo e il contesto devono rendere possibile quanto è funzionale all’economia circolare e alla simbiosi industriale, piuttosto che rendere impossibile… quanto è possibile.
Un evidente limite alla circolarità
Un limite alla “circolarità” è l’impossibilità di realizzare impianti per il recupero degli scarti che provengono dal riciclo. La realizzazione di tali impianti è uno strumento per garantire proprio il riciclo e la circolarità delle materie prime. È un enorme spreco di risorse e di energia che i nostri concorrenti europei non fanno! Infatti, il principale scarto proveniente dalla lavorazione della carta da riciclare (classificata secondo la UNI EN 643) è costituito dal cosiddetto scarto di pulper, residuo della prima lavorazione composto principalmente da plastica, acqua e fibre di cellulosa, con piccole percentuali di vetro, ferro, sabbia e tessuto (impurezze che rimangono nella carta dopo la selezione effettuata presso le piattaforme nella raccolta differenziata). Esso deriva dalla impossibilità di fare una raccolta differenziata perfetta. Dai materiali accoppiati con la carta per ampliarne le prestazioni. Da una piccola quota di fibre non più utilizzabili nel processo… detto scarto rappresenta meno di un decimo del rifiuto di cui è stato evitato il conferimento in discarica… proprio grazie al riciclo della carta.
Tuttavia, esso diventa nelle interrogazioni parlamentari e nelle perizie dei Tribunali qualcosa che emette “miasmi”… Insomma, quanto mettiamo nella raccolta differenziata, una volta scartato dal processo cartario, diventa un rifiuto inqualificabile. Difficile in questo modo giungere ad una effettiva economia circolare che per l’Italia, più di ogni Stato europeo, povero di materie prime e tradizionalmente trasformatore, dovrebbe essere un obiettivo imprescindibile.
Si stima per i prossimi anni una produzione costante di scarto di pulper, in quanto i miglioramenti della qualità della carta da riciclare saranno controbilanciati da una maggiore capacità di raccolta e riciclo, specie di qualità meno nobili. Le BAT del settore cartario (DCE 26/09/2014- BAT 12), per ridurre i quantitativi di rifiuti inviati allo smaltimento, prevedono una combinazione di diverse tecniche, tra le quali è utile citare il recupero dei materiali e il riciclo dei residui di lavorazione in loco, il recupero dell’energia in loco o all’esterno dell’impianto, il pretrattamento dei rifiuti prima dello smaltimento (disidratazione, essiccazione ecc.) al fine di ridurre il peso e il volume di trasporto o smaltimento. Considerando un contenuto medio di energia degli scarti di pulper e del fango di disinchiostrazione pari a 2.500 chilocalorie per chilogrammo e stimando che in Italia si producano circa 280.000 tonnellate ogni anno di questi rifiuti, si può facilmente evidenziare che da tali residui derivati dalle attività di riciclo sarebbe possibile estrarre ogni anno l’equivalente di circa 70.000 tonnellate di petrolio, per un valore, fissato il prezzo del barile a 45 dollari, di circa 23 milioni di dollari.
Al beneficio economico derivante della sostituzione di combustibili fossili si deve anche aggiungere il mancato smaltimento in discarica. Nel solo distretto lucchese per produrre carta si utilizzano 1.200.000 tonnellate ogni anno di carta da riciclare, pari a 10 discariche da 120.000 tonn. Aggiungiamo a questo consumo altre 200.00 tonn se guardiamo alla Toscana intera. Gli scarti vengono recuperati energeticamente fuori Regione oppure recuperati nella copertura delle discariche o ancora smaltiti in discarica. Oltre agli scarti ci sono i fanghi che vengono utilizzati anche nella produzione di laterizi, come accade in tutta Europa e come previsto dalla legge.
Qui la proposta diventa più difficile, perché non occorre modificare le norme in quanto già ci sono. Occorre soltanto “copiare”, sì “copiare” quanto fanno in Austria, Germania e Svezia, solo per citarne alcuni. Realizzare impianti di termovalorizzazione a piè di fabbrica, oppure impianti consortili che potrebbero offrire lo stesso servizio anche alle collettività per i rifiuti indifferenziati. Ancora consentirne l’impiego in altre industrie nell’ottica dell’economia circolare e della simbiosi industriale.
di Girolamo Marchi, presidente Assocarta