La Regione ha approvato un ddl che ferma le installazioni fino a 18 mesi

Sardegna, l’industria eolica contro la moratoria sulle rinnovabili: «Profili di illegittimità»

Anev: «Determinati a combattere con ogni mezzo contro questo atto, che reputiamo fortemente lesivo degli interessi innanzitutto dei sardi»

[2 Maggio 2024]

La Regione Sardegna ha approvato un disegno di legge che introduce, per un periodo massimo di 18 mesi, il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili che incidono direttamente sull’occupazione di suolo.

Un provvedimento già criticato con forza da tutte le principali associazioni ambientaliste nazionali – Greenpeace, Legambiente, Kyoto club, Wwf – e che si attira adesso anche le ire dell’Associazione nazionale energia del vento (Anev), che rappresenta l’industria eolica italiana.

Tale provvedimento «finirebbe per avvantaggiare solo il gas e le centrali a carbone» e inoltre «sembra chiaramente recare dei profili di illegittimità, in quanto in contrasto con le norme nazionali e comunitarie in materia».

L’Anev arriva a ipotizzare anche la «lesione di diritti costituzionalmente tutelati», in quando il ddl approvato dalla Regione mette nel mirino non solo gli impianti futuri, ma anche quelli le cui procedure di autorizzazione o concessione sono in corso al momento dell’entrata in vigore della presente legge.

Del resto la Corte costituzionale si è già espressa in passato su provvedimenti regionali simili, evidenziando proprio i frequenti casi di illegittimità costituzionale.

Il risultato del ddl sardo sarebbe dunque solo quello di far perdere tempo prezioso alla transizione ecologica, necessaria per tutelare clima e paesaggio oltre alle tasche dei cittadini.

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) indica chiaramente nelle rinnovabili le tecnologie più efficienti sotto il profilo dei costi per contenere le emissioni di CO2, mentre l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) documenta che le rinnovabili continueranno ad essere le più convenienti – guardando sia ai costi di produzione sia a quelli di sistema – al 2030 come anche nel 2050.

Eppure la transizione verso le rinnovabili in Italia stenta ancora: nell’ultimo anno sono entrati in esercizio 5,7 GW di nuovi impianti, contro i circa 12 GW annui necessari per traguardare gli obiettivi Ue al 2030. Sono soprattutto le sindromi Nimby e Nimto sui territori, coi no delle Regioni e delle Soprintendenze, che bloccano l’avanzata delle rinnovabili.

È in questo contesto che la Regione Sardegna ritiene di doversi prendere 18 mesi per «cambiare le attuali norme e per modificare la bozza del Dm aree idonee ritenuto “irricevibile” nel testo del Mase. Oltre all’atteggiamento irrispettoso delle norme vigenti – conclude l’Anev – che è bene ricordare che già definiscono le aree idonee, quelle non idonee e i criteri di valutazione di impatto ambientale di tali infrastrutture, e l’attacco duro al Ministero e alle altre Regioni che avevano già lavorato ad una bozza avanzata di provvedimento, lascia stupiti l’assoluta indifferenza per i moltissimi imprenditori italiani (la maggior parte) e internazionali che stanno investendo risorse in questa meravigliosa isola e che saranno costretti a lasciare a vantaggio delle solite fossili sarde».