Scienziati e ambientalisti chiedono una moratoria sull’estrazione mineraria dai fondali marini
Wwf: «Non può continuare senza la necessaria, e ad oggi insufficiente, conoscenza scientifica per regolarla. Le conseguenze sarebbero catastrofiche»
[17 Luglio 2023]
Entro il 21 luglio gli Stati membri del Consiglio dell’Autorità internazionale dei fondali marini (Isa), Italia compresa, dovranno decidere se dare il via libera o meno all’estrazione mineraria dai fondali marini internazionali, quelli posti oltre le 12 miglia dalla costa.
Finora era infatti in vigore la cosiddetta scappatoia della “regola dei due anni”. Questa regola stabilisce che, trascorsi i due anni previsti, tutte le domande di licenza per estrazione mineraria devono essere prese in considerazione per “approvazione provvisoria”, tuttavia il Consiglio Isa non ha ancora concordato cosa intenda per approvazione provvisoria.
Dal 9 luglio la regola, scattata nel 2021 in seguito a una richiesta di licenza, è scaduta lasciando il processo intorno all’estrazione mineraria nei fondali marini impantanato nell’incertezza giuridica.
Il Wwf chiede quindi ai governi dell’Isa di fornire chiarezza su come verranno gestite le domande, considerando che probabilmente ci vorranno diversi decenni prima che la scienza necessaria per finalizzare i regolamenti sia completa.
«L’estrazione mineraria nei fondali profondi non può continuare senza la necessaria, e ad oggi insufficiente, conoscenza scientifica per regolarla. Le conseguenze sarebbero catastrofiche per la vita umana e marina. Siamo preoccupati che questa regola, ora scaduta, permetterà a qualunque Paese di avanzare richieste di sfruttamento senza che si sappia cosa accadrà dopo», spiega la responsabile Mare del Wwf Italia, Giulia Prato: «Ci auguriamo che l’Italia sia inoltre coerente con gli impegni assunti durante il Congresso Iucn del 3-11 settembre 2021, durante il quale il nostro Paese ha appoggiato proprio la moratoria sull’estrazione mineraria sui fondali marini».
Ad avanzare questa richiesta non ci sono soltanto gli ambientalisti ma anche la comunità scientifica, come mostra la recente posizione espressa in materia dall’Easac, il Consiglio costituito dalle accademie nazionali delle scienze dei Paesi europei.
«La narrazione secondo cui l’estrazione mineraria in acque profonde è essenziale per raggiungere i nostri obiettivi climatici e dunque le tecnologie verdi è fuorviante», afferma il direttore per l’Ambiente dell’Easac, suggerendo di esplorare prima offerte dal riciclo e dalle miniere su terraferma, prima di pensare all’alto mare. I danni generati dall’estrazione mineraria nei fondali potrebbero infatti essere tanto gravi per l’equilibrio del pianeta – e dunque delle società umane che ospita – quanto irreversibili.
«Gli scienziati – concludono gli ambientalisti del Panda – stimano che sia ad oggi disponibile appena l’1,1% della conoscenza scientifica necessaria per redigere regolamenti basati su dati scientifici sull’estrazione mineraria nei fondali marini, e anche i rischi sociali ed economici non sono chiaramente compresi. Il Wwf ritiene che i regolamenti minerari non possano essere completati o adottati in assenza della comprovata esperienza per governare in modo sicuro ed efficace le operazioni».