Senza lotta alla corruzione non è possibile uno sviluppo inclusivo e sostenibile

Ma la conferenza Onu contro la corruzione è ospitata da uno dei regimi più corrotti del mondo: quello egiziano

[14 Dicembre 2021]

La corruzione si diffonde nelle società ed erode la fiducia delle persone nei leader e nelle istituzioni, ha detto lunedì il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres durante una conferenza anti-corruzione, sottolineando che “l’avidità sul bisogno, danneggia tutti noi”.

Forse l’Egitto del corrotto e dispotico regime di Abdel Fattah al-Sisi – 33esimo Paese più corrotto del mondo secondo il Corruption Perceptions Index q 2020 di Trasparency International – non è proprio il Paese migliore per parlare di lotta alla corruzione, ma è proprio lì, a Sharm El-Sheikh, che l’Onu ha convocato dal 13 al 17 dicembre la nona Conferenza degli Stati parte (CoSP9) della Convention against Corruption e che in un videomessaggio il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha avvertito che «La corruzione si diffonde nelle società ed erode la fiducia delle persone nei leader e nelle istituzioni. Approfondisce le disuguaglianze, alimenta il cinismo e l’alienazione e rafforza gli ostacoli che devono affrontare le donne e le ragazze. L’avidità sul bisogno ci danneggia tutti. Poiché i Paesi investono nella ripresa dalla pandemia di Covid-19, dobbiamo guardarci dalla diversione di risorse vitali da parte di opportunisti criminali. La lotta alla corruzione è essenziale per proteggere i diritti umani e promuovere la responsabilità democratica. E’ un passo importante verso uno sviluppo inclusivo e sostenibile.Questa conferenza è la nostra occasione per riunirci per rafforzare la cooperazione e accelerare l’azione globale contro la corruzione. Ravviviamo la speranza e restituiamo fiducia alle istituzioni. Ora è il momento di agire per un futuro più sicuro, più prospero e più giusto».

Parole che, se dette da un oppositore o da un ricercatore, in Egitto potrebbero costare anche il carcere come a Patrik Zaki o la vita come a Giulio Regeni, ma non certo a Ghada Waly, a capo dell’United Nations office on drugs and crime (UNODC) che, di fronte agli impassibili esponenti del governo del Cairo e a molti loro epigoni e imitatori cleptomani ha detto: «Siamo qui, in questo momento cruciale, per alzare una voce nel rifiuto della corruzione. Siamo qui, in questo momento cruciale, per alzare una voce nel rifiuto della corruzione. La corruzione mina lo sviluppo, la sicurezza e i diritti di tutti. Erode la fiducia dell’opinione pubblica nei sistemi e nelle istituzioni. Il mondo perde trilioni di dollari ogni anno a causa della corruzione, in un momento in cui ogni dollaro è necessario per aumentare gli investimenti pubblici».

E la Waly ha sottolineato che «Mentre ci riuniamo qui in Africa, ci viene ricordato che solo questo continente perde più di 88 miliardi di dollari all’anno a causa della fuga di capitali. La mancanza di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni nega alle persone la parità di accesso alla giustizia, alla salute, alla protezione e ad altri servizi. Quando la corruzione si infiltra negli appalti pubblici, distrugge la concorrenza, aumenta i costi e compromette la consegna, influenzando anche lo sviluppo e la crescita del settore privato. Proprio come distrugge la resilienza ed espone le persone alle difficoltà, la corruzione consente anche di agire a criminali, trafficanti e terroristi. La corruzione nel settore bancario e finanziario, alle frontiere e nei porti, consente ai proventi di reato di trovare un rifugio sicuro, aiuta a convogliare fondi verso i terroristi e fornisce gateway per i traffici».

La pandemia di Covid-19 ha acuito l’impatto della corruzione sulle società: «In alcuni casi – ha ricordato la leader dell’UNODOC –  la necessità di risposte rapide in materia di protezione economica e sociale ha esposto tali risposte a rischi di corruzione. In altri, le vulnerabilità aggravate dalla corruzione hanno lasciato molte persone in balia della pandemia. Questa crisi può e dovrebbe agire come un campanello d’allarme globale, come sottolineato dalla Dichiarazione di Sharm El-Sheikh che dovrebbe essere adottata in questa sessione. Ora è il momento di prendere posizione per l’integrità. Qui, a Sharm El-Sheikh, il mondo può elevarsi fino a questo momento e agire».

La Waly ha però ammonito: «Le risposte al problema della corruzione partono dai più alti livelli di leadership e scendono a cascata su istituzioni, imprese, comunità e individui. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere» e ha detto ai rappresentanti dei Paesi presenti che «In cima alla scala delle responsabilità, abbiamo bisogno di una volontà politica risoluta da parte di leader e governi, per intraprendere i passi necessari per combattere la corruzione e mobilitare le risorse necessarie. La pandemia ci ha insegnato l’importanza di incorporare la lotta alla corruzione in tutte le risposte, più che mai in tempi di crisi».

Ma anche «Le imprese hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella prevenzione della corruzione nel settore pubblico e privato, impegnandosi in una concorrenza leale e contribuendo a proteggere le catene di approvvigionamento».

Il passaggio più ostico per al-Sisi e gli altri uomini forti è stato probabilmente quando la Waly ha elogiato il ruolo della società civile come «Partner cruciale nel preservare la responsabilità, mentre i media hanno la responsabilità di informare il pubblico e dimostrare integrità nella propria copertura. Tutti questi attori sono rappresentati qui alla CoSP e dobbiamo includerli nelle nostre risposte». In Egitto probabilmente molti di quegli attori bisognerebbe andare a prenderli nelle galere dove li ha cacciati il regime.  E le patloe dette subito dopo dopo dalla capo dell’UNODO sono sembrate quasi surreali: «Il cuore delle nostre risposte e la chiave del loro successo sono le persone.Dobbiamo proteggere le persone più danneggiate dalla corruzione e renderle agenti di cambiamento. Le donne sono colpite in modo sproporzionato da corruzione e concussione. Reti di collusioni di lunga data rafforzano l’esclusione sul posto di lavoro e nella sfera pubblica, mentre la corruzione crea ulteriori ostacoli all’accesso delle donne alla salute, all’istruzione e ad altri servizi. La forza più potente per affrontare queste reti e abbattere queste barriere sono le donne stesse. Le donne in posizioni di leadership aiutano a rompere i cicli e le strutture consolidati della corruzione. Aprendo la strada alla leadership delle donne, creiamo un futuro più equo per tutti».

E mentre in Egitto e negli altri Paesi arabi i giovani protagonisti delle primavere arabe sono in galera, in esilio o ai margini della società la Waly ha denunciato che «Anche gli 1,8 miliardi di giovani del mondo sono privati ​​di opportunità e speranza in assenza di integrità. Allo stesso tempo, hanno l’energia e la convinzione per promuovere il cambiamento. Educando bambini e giovani all’integrità e all’etica, possiamo costruire la fiducia pubblica e lo stato di diritto, contribuendo a garantire la sostenibilità degli sforzi contro la corruzione e a generare nuove idee su come combattere la corruzione».

La la Waly  ha concluso: «Per superare veramente la corruzione endemica, dobbiamo mirare a un cambiamento fondamentale delle mentalità, che rifiuti la corruzione a tutti i livelli. La gente deve credere che ogni atto di piccola corruzione, ogni piccola tangente, mina lo stato di diritto e mina il proprio futuro. Dobbiamo inviare questo messaggio alle persone che serviamo, attraverso questa conferenza e attraverso le nostre azioni. La scorsa settimana abbiamo celebrato la Giornata internazionale contro la corruzione con il tema “Il tuo diritto, il tuo ruolo: di’ no alla corruzione”. Ogni singola persona ha diritto a un futuro più equo e ha un ruolo da svolgere nel proteggere tale diritto. In questa Conferenza degli Stati Parte, coloro che sono in prima linea nella lotta alla corruzione devono unirsi per dare l’esempio. Il nostro ruolo è quello di elevare l’uso di questa Convenzione per affrontare le sfide del nostro tempo e prepararci per le sfide a venire. Dobbiamo cercare di essere all’altezza del nostro ruolo, per i diritti di tutti».