Servizi pubblici, Utilitalia: «Le aziende più sostenibili ottengono anche i migliori risultati»
Valotti: «Dalla nostra ricerca emerge chiaramente come la sostenibilità sia ormai un vero e proprio fattore di performance»
[22 Aprile 2020]
I servizi pubblici sono anche essenziali, come l’emergenza coronavirus non ha mancato di (ri)portare all’attenzione di tutti: migliaia di lavoratori continuano ad essere in prima linea, anche durante una pandemia globale, affinché ai cittadini possano arrivare acqua ed energia, e i loro rifiuti siano gestiti in sicurezza. Un sistema nel quale le aziende maggiormente impegnate nel campo della sostenibilità sono anche quelle che ottengono anche i migliori risultati, come mostra la seconda edizione di Misurarsi per migliorare, appena presentata da Utilitalia – la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche – con il supporto tecnico scientifico di The European House – Ambrosetti.
La ricerca è suddivisa in tre sezioni – “blue” per i servizi idrici, “green” per quelli di igiene urbana e “yellow” per i servizi di distribuzione gas ed energia elettrica – e ha analizzato 19 indicatori chiave su un campione di 100 aziende che, pur costituendo il 22% del totale delle associate Utilitalia, rappresentano l’84% dei lavoratori del sistema (circa 80.000 unità) e 9,1 miliardi di euro di valore aggiunto.
Tra queste 100 aziende ne sono state identificate 15 che si distinguono per il loro impegno nella sostenibilità in funzione di quattro fattori: governance (aziende che hanno definito funzioni dedicate alla sostenibilità), vision (imprese che hanno incluso nel proprio piano industriale obiettivi di sviluppo sostenibile a medio – lungo periodo), confronto (aziende che hanno avviato iniziative di ascolto e coinvolgimento strutturate con tutti i propri stakeholder) e trasparenza (imprese che hanno redatto un bilancio di sostenibilità o una dichiarazione non finanziaria).
«Dalla nostra ricerca – spiega il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – emerge chiaramente come la sostenibilità sia ormai un vero e proprio fattore di performance: le imprese che spingono in questa direzione ottengono i risultati migliori. Come sistema siamo chiamati a proseguire con ancora maggiore decisione lungo questa strada, per contribuire allo sviluppo sostenibile con ‘passi audaci e trasformativi’, come chiede l’Agenda 2030 dell’Onu. Non faremo mancare il nostro contributo per portare il nostro pianeta anche sulla strada della resilienza: un elemento che, proprio in piena emergenza coronavirus, è legato a doppio filo a quello della sostenibilità».
Più nel dettaglio, le 100 aziende censite hanno un capitale sociale pari a 11 miliardi di euro (il 69,8% detenuto da azionisti pubblici), ricavi per 31 miliardi e un valore aggiunto distribuito di 9,1 miliardi. I lavoratori impiegati sono 79.307 (dato 2019), con un’età media di 46,7 anni e una percentuale di donne dirigenti del 15,8%. Tra queste 100 aziende, 15 risultano maggiormente impegnate nella sostenibilità a livello di governance, vision, confronto e trasparenza.
La ricerca evidenzia come in tutti e tre i settori di riferimento (blue, green e yellow) le aziende maggiormente impegnate nel campo della sostenibilità siano quelle che ottengono anche i migliori risultati. A proposito di acqua, in tema di investimenti pro capite, ponendo come obiettivo i 90 euro per abitante dei migliori Paesi europei, il nostro Paese è al 44,6%: il dato sale al 45,6% per le “Utilitalia 100” e al 53,4% per le “Utilitalia 15”. Per quanto riguarda le perdite idriche di rete, ponendo come ambizioso obiettivo quello del 25% (Classe A Delibera RQTI ARERA), l’Italia si colloca al 42,4%: le 100 imprese censite sono al 40,8%, dato che scende al 37,8% se si analizzano solo le 15 più votate alla sostenibilità.
Nel campo dell’igiene urbana, per quanto riguarda le percentuali di raccolta differenziata, posto l’obiettivo del 65% del Codice Ambiente per il 2012, la Penisola si colloca al 58,1% mentre le “Utilitalia 15” raggiungono il 66,6%. Se si analizza invece lo smaltimento in discarica dei rifiuti, ponendo come obiettivo la discesa al di sotto del 10% entro il 2035 (pacchetto Ue sull’economia circolare), l’Italia è attualmente al 22%, rispetto al 18,5% delle “Utilitalia 100” e all’8,3% delle “Utilitalia 15”.
Anche nei settori energetici si osservano simili andamenti, con migliori performance ottenute dalle aziende maggiormente propense alla sostenibilità sulla percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e sulla quota di contatori del gas elettronici in servizio.