Sono 23 le imprese di settore che hanno siglato il Patto per l’acqua

Servizio idrico, gli investimenti sull’acqua cresciuti del 227% in dieci anni: ora 4 riforme

Brandolini (Utilitalia): «Le aziende si impegnano a garantire investimenti adeguati alle sfide del cambiamento climatico, e chiedono al Governo di accompagnare questo percorso»

[19 Ottobre 2023]

Dal 2012 ad oggi gli investimenti nel servizio idrico integrato sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi di euro annui e i 56 euro procapite, ma gli sforzi messi finora in campo dalle utility non bastano per colmare il gap con la media europea (82 euro procapite, che arrivano a 100 nei Paesi più virtuosi).

Un divario che resta ampio, soprattutto nei territori nei quali non operano soggetti industriali: nelle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.

Per dare una scossa al comparto, 23 aziende associate a Utilitalia – che rappresenta i gestori che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione – hanno siglato il “Patto per l’acqua”, impegnandosi così a sostenere concretamente lo sviluppo sostenibile del servizio idrico integrato.

Queste 23 aziende sono A2A, Acinque, Acqua Novara VCO, Acque di Caltanissetta, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Gruppo Cap, CVA, Hera, Iren, MM, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Savl, Sicilia Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea, Talete SpA e Viveracqua.

«Le aziende che hanno operato e reso possibile la crescita del comparto in questi anni – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – si impegnano a fare un passo avanti per garantire investimenti adeguati alle sfide del cambiamento climatico (al momento si parla di 11 miliardi di euro in 3 anni, ndr) e chiedono al Governo di accompagnare questo percorso, fondamentale affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere».

In particolare, le utility chiedono di spingere sull’acceleratore su quattro riforme: superare le gestioni in economia, trasferendo le funzioni dai Comuni alle Regioni, mantenendole per tutta la durata degli affidamenti; rafforzare le capacità gestionali introducendo un chiaro processo di verifica periodica della qualità e dell’efficienza delle gestioni, con particola attenzione alla capacità di finanziamento e realizzazione degli investimenti; facilitare i processi di aggregazione tra aziende idriche, mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa; sostenere un approccio integrato, abilitando la gestione industriale del servizio idrico al coordinamento con gli altri settori coinvolti nell’impiego dell’acqua, da quello agricolo all’industria.