Si è concluso Appennino Bike Tour 2021, la pedalata lungo la ciclovia più lunga d’Italia
Per il rilancio sostenibile delle nostre aree interne. 50 sindaci firmano il manifesto per contrastare la crisi climatica nella dorsale appenninica
[9 Agosto 2021]
Dalla Liguria alla Sicilia, un team di circa 250 ciclisti ha affiancato lungo le tappe le associazioni promotrici percorrendo la ciclovia più lunga d’Italia, incrociando piccoli borghi, parchi e territori resilienti nella più grande pedalata ecologica mai organizzata nel Paese: un viaggio di oltre 3 mila chilometri, iniziato il 16 luglio da Altare (Sv), attraverso 14 regioni, 26 parchi e aree protette e 300 Comuni della dorsale appenninica, con tappa in 44 centri abitati dove sono state installate 44 postazioni di sosta e ciclo-officina con colonnine per la ricarica di e-bike. Oltre 2.500 le persone incontrate lungo il tragitto, più di mille post pubblicati sui canali social della campagna per raccontare i convegni, gli eventi e gli appuntamenti che hanno animato ciascun Comune-tappa, organizzati insieme alle amministrazioni locali e agli Enti Parco interessati dal Giro.
Sono queste le cifre di Appennino Bike Tour 2021 – il Giro dell’Italia che non ti aspetti, l’iniziativa promossa da Legambiente e Vivi Appennino, in collaborazione con il brand Misura del Gruppo Colussi e con i patrocini dei ministeri della transizione ecologica, delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, del Turismo e di Anci e Federparchi. «Un filo verde – sottolineano gli organizzatori – che ha unito idealmente e concretamente la Penisola attraverso la sua “spina dorsale”, nel più importante progetto di turismo sostenibile mai realizzato nel nostro Paese: si è conclusa ieri, con le tappe nelle Madonie a Petralia Sottana e ad Alia (PA)».
L’eccezionale tour, che ha previsto anche la revisione e il collaudo del tracciato originario di 2.600 km, con l’azzeramento di passaggi su strade a traffico intenso o potenzialmente pericolose, è stato anche l’occasione per premiare 37 “Ambasciatori dell’Appennino”: un riconoscimento attribuito a quanti, tra cittadini, amministratori, piccoli imprenditori, associazioni e realtà locali, si sono distinti in attività di presidio del territorio.
Secondo dichiarano Sebastiano Venneri e Alessandra Bonfanti, che si sono alternati nel ruolo di portavoce di Legambiente al seguito della carovana, «Appennino Bike Tour è la risposta migliore che potevamo dare alla domanda crescente e impetuosa di cicloturismo che si sta generando –– Abbiamo portato a termine una campagna che può contribuire concretamente a scrivere un nuovo futuro per tante parti del nostro Appennino, tracciando un itinerario bellissimo che cuce in un unico sistema territoriale alcuni dei luoghi e dei contesti paesaggistici e ambientali più significativi del Paese. Dalla Liguria alla Sicilia, c’è ora una traccia di prossima segnalazione, già facilmente scaricabile, ma soprattutto un percorso già attrezzato e servito con aree di sosta e di ricarica: tutti questi elementi hanno reso turistico e ciclabile un territorio che prima non lo era e costituiscono la precondizione per portare in questi luoghi buona economia e cura dell’ambiente».
Oltre 50 sindaci dei centri toccati dal tour, preoccupati dagli effetti del climate change in atto sulle loro comunità, hanno inoltre sottoscritto il “Manifesto per contrastare la crisi climatica nella dorsale appenninica”, un impegno chiesto loro da Legambiente e Vivi Appennino per la creazione di una Rete per il Clima dei Comuni della Ciclovia dell’Appennino attiva contro le emissioni di gas climalteranti. Primi firmatari del documento il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani e il Direttore Generale di Vivi Appennino, Enrico Della Torre.
Con i suoi oltre 1500 km, dal Passo di Cadibona in Liguria alle Madonie in Sicilia, la dorsale appenninica è la più lunga catena montuosa italiana e il quinto sistema montuoso europeo, una realtà senza eguali per varietà di condizioni fisiche, geomorfologiche e climatiche. Catena montuosa abitata per eccellenza, gli Appennini contano anche la più alta percentuale di aree protette (il 30% del loro territorio) tra le montagne del Mediterraneo: eppure, risentono di un forte spopolamento e di un progressivo abbandono che interessa aree fragili dal punto di vista socio-economico, soggette a un alto rischio sismico e idrogeologico, non adeguatamente attrezzate per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Connessioni, mobilità, utilizzo sostenibile delle risorse naturali e dei servizi territoriali sono dunque i temi sui cui puntare per rifondare il rapporto tra i Comuni sparsi nelle aree rurali e le grandi conurbazioni: un impegno che comunità locali, sindaci ed enti possono assumere costruendo una rete fatta di impegni concreti e obiettivi misurabili.
Tra le richieste contenute nel “Manifesto per contrastare la crisi climatica nella dorsale appenninica” redatto da Legambiente e Vivi Appennino, figurano quella di un nuovo modello energetico fatto di comunità basate sulle rinnovabili; una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici partecipata con i centri urbani; la tutela e la gestione sostenibile di foreste, pascoli e del suolo; la riduzione e la manutenzione del rischio idrogeologico; interventi di riqualificazione in chiave energetica e sismica per l’edilizia; una nuova agricoltura sostenibile e una gestione integrata dei bacini idrici; una mobilità sostenibile a zero emissioni; un turismo lento e responsabile diffuso e la promozione dell’economia circolare in tutte le filiere a partire dai rifiuti.
Della Torre tira le somme: «Si conclude così la quarta edizione di Appennino Bike Tour, in cui è stato collaudato in modo definito tutto il tracciato che in questo modo diventa di oltre 3000 km, tutto su strade secondarie a basso traffico. Adesso continuiamo a lavorare sullo sviluppo della cartellonistica che vedremo posizionata nel 2022. I numeri dell’evento sono straordinari: pensare che abbiamo inaugurato ben 44 colonnine e che andiamo a definire il primo percorso attrezzato dalla Liguria alla Sicilia dà l’idea della portata della progettualità, che porterà sviluppo in tutte le aree dell’Appennino italiano».