Ue, niente condizionalità ecologiche agli aiuti di Stato: un’occasione persa

I governi europei possono (ma non devono) imporre condizioni green sui fondi di salvataggio offerti alle aziende in difficoltà

[13 Maggio 2020]

Arrivano a quasi duemila miliardi di euro gli aiuti di Stato – per circa il 50% a beneficio di industrie tedesche – finora approvati dalla Commissione Ue da quando, il 19 marzo scorso, sono state allargate le maglie normative che agli Stati membri di sostenere l’economia nel contesto della pandemia di coronavirus. Lo scopo è quello di fornire con urgenza la necessaria liquidità alle imprese, salvare posti di lavoro, consentire la ricerca e lo sviluppo e garantire l’approvvigionamento di prodotti per combattere la crisi in corso, ma per farlo la Commissione Ue non impone condizionalità ecologiche prima di approvare gli aiuti stabiliti dagli Stati membri.

A spiegarlo è stata direttamente Margrethe Vestager, responsabile per la politica di concorrenza  nella Commissione Ue, in occasione dell’ultima modifica al quadro temporaneo per gli aiuti di Stato arrivata nei giorni scorsi.

Come spiega Euractiv, secondo il regime aggiornato dell’Ue pone “dei vincoli”, compreso il divieto di distribuire dividendi e bonus ai manager delle società che ricevono sostegno finanziario fintanto che lo Stato ne detiene una partecipazione. Ma non ci saranno requisiti ecologici specifici: i governi europei non hanno dunque l’obbligo di imporre condizioni ecologiche sui fondi di salvataggio offerti alle aziende in difficoltà, anche se naturalmente possono farlo.  Ad Air France, ad esempio, è stato detto di cancellare i voli nazionali che sono in concorrenza con le ferrovie, secondo i termini di un accordo di salvataggio concordato la scorsa settimana con il governo francese.

«Se una compagnia aerea si rivolge alle autorità nazionali e chiede sostegno, credo sia legittimo chiedersi: Cosa farete in cambio alla società? Metterete un tetto ai bonus? Smetterete di pagare i dividendi? Abbasserete la vostra impronta di carbonio?», dice il commissario Ue per il clima Frans Timmermans, ma se per l’Ue gli Stati membri sono “liberi di progettare misure nazionali in linea con obiettivi politici aggiuntivi” come quelli climatici, di fatto non obbligati. E senza regole uniformi e vincolanti sul territorio europeo è dunque difficile che i singoli Stati membri si sbilancino in via autonoma per il timore di avvantaggiare nel breve termine imprese di altri Paesi.

Un’occasione persa per guidare la ripresa economica post-Covid su binari verdi, nell’ottica prevista dal Green deal che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in tutta Europa.