Barca: «Potenziale straordinario che il Paese potrebbe sviluppare avvalendosi delle utility»
Utili all’Italia, il nuovo censimento dei servizi pubblici che puntano sulla transizione ecologica
Castelli: «Con l’auspicabile sostegno del Pnrr, investimenti fondamentali per la qualità della vita dei cittadini e per la sostenibilità dello sviluppo»
[30 Marzo 2021]
La seconda edizione di “Utili all’Italia”, il censimento delle buone pratiche dei servizi pubblici locali messo insieme da Utilitalia – la Federazione delle imprese di settore – arriva a quattro anni dalla prima uscita in un mondo stravolto dalla pandemia: anche durante le fasi più critiche della crisi sanitaria le utility hanno dimostrato tutta la loro indispensabilità mantenendo l’erogazione dei servizi pubblici di base a cittadini e imprese. Ma possono rappresentare anche una leva di sviluppo sostenibile nella fase post-pandemica? Il censimento prova a rispondere non con dei desiderata, ma osservando i progetti già messi in campo.
«Nei centri urbani – spiega la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli – si è ormai fatta pressante l’esigenza di adottare modelli di sviluppo più vicini ai bisogni dei cittadini. Le imprese di pubblica utilità da tempo operano in tal senso; in questo particolare momento storico, però, la nostra azione deve essere rilanciata con ancora maggiore incisività: tutelando la risorsa idrica, attraverso interventi volti alla sempre maggior efficienza della rete degli acquedotti; chiudendo il ciclo dei rifiuti, con impianti e tecnologie all’avanguardia; abbattendo l’inquinamento dell’aria, con una profonda innovazione dei sistemi di riscaldamento e una significativa accelerazione sul fronte della mobilità sostenibile. Sono queste le principali sfide che coinvolgono le utilities».
In quest’ottica, “Utili all’Italia” rappresenta un compendio dei più rilevanti progetti realizzati negli ultimi tre anni, attraverso i quali le utilities stanno contribuendo a disegnare le città del futuro: 138 progetti operativi che dimostrano come la tutela delle risorse ambientali (37 progetti), l’innovazione tecnologica (28 progetti), la responsabilità sociale per le comunità (27) e la valorizzazione del capitale umano (14) stiano cambiando in meglio servizi che sono alla base della qualità della vita di ogni cittadino.
Sulla tutela delle risorse ambientali si è concentrato il maggior numero di progetti: ad esempio la chiusura del ciclo virtuoso dei rifiuti organici che, avviati a riciclo grazie all’impegno dei cittadini e alla raccolta differenziata, vengono restituiti alla comunità come carburante rinnovabile e come ammendante per i terreni agricoli. E ancora il primo Piano italiano di sicurezza delle acque per la dissalazione, la lotta al dissesto idrogeologico per proteggere i territori dalle “bombe d’acqua”, la fitorimediazione per il trattamento del percolato di discarica e la certificazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2.
Dalle buone pratiche relative alla responsabilità sociale per le comunità emergono anche diversi progetti destinati a garantire l’accesso universale ai servizi e la partecipazione dei cittadini alle scelte che riguardano il territorio: è il caso di un processo partecipativo per coinvolgere la cittadinanza in un percorso di dibattito pubblico sul progetto di simbiosi industriale che unirà il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni e il depuratore, trasformandoli in una biopiattaforma.
«Non solo a livello nazionale ma anche a livello locale – commenta Fabrizio Barca, coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità – le imprese pubbliche rappresentano la spina dorsale del nostro Paese. Le esperienze descritte in questo rapporto segnalano la capacità innovativa di moltissime di loro e il potenziale straordinario che il paese ha e potrebbe sviluppare ancora nella direzione della transizione ecologica e della giustizia sociale, avvalendosi e dando ancora più risonanza al ruolo di queste grandi utilities».
Non a caso “Utili all’Italia” rappresenta un database gratuito che contiene una mappa dei migliori progetti realizzati negli ultimi tre anni dalle utility: progetti potenzialmente replicabili in altre parti del territorio, colmando differenze spesso esistenti tra le diverse aree del Paese.
«Nel particolare contesto che il Paese sta affrontando, le nostre aziende – conclude Castelli – possono giocare un ruolo di primo piano per la ripartenza sociale ed economica, mettendo in campo, con l’auspicabile sostegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, investimenti fondamentali per la qualità della vita dei cittadini e per la sostenibilità dello sviluppo».