Utilizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per ricostruire meglio dopo il Covid-19. Il rapporto SDR

Una foto dell’ingiustizia globale. L’Italia si conferma al 30esimo posto ed è 29esima per risposta al Covid-19

[30 Giugno 2020]

Oggi è Stato presentato il  Sustainable Development Report (SDR) 2020, compreso l’SDG Index, realizzato dall’autore principale Jeffrey Sachs e da un gruppo di esperti indipendenti di Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e della Fondazione Bertelsmann, e pubblicato dalla Cambridge University Press. Il rapporto identifica i probabili impatti a breve termine sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e descrive come gli SDG possono inquadrare la ripresa e monitora anche i progressi dei Paesi. Dal suo lancio in 2016, il SDR fornisce annualmente i  dati più aggiornati per monitorare e classificare l’adempimento di tutti gli stati membri dell’Onu per gli SDG  e gli editori dicono che «Come strumento di monitoraggio non ufficiale, l’SDR è complementare agli sforzi ufficiali per monitorare gli SDG.

Sachs sottolinea che «Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono più necessari che mai. I principi dell’inclusione sociale, dell’accesso universale ai servizi pubblici e della cooperazione globale sono i pilastri per combattere il Covid-19 e per la ripresa, attraverso il rilancio degli investimenti, che il mondo dovrebbe adottare per superare la crisi economica provocata dalla pandemia. Il rapporto di quest’anno si concentra sulla lotta a breve termine per mettere fine al Covid-19 – enfatizzando l’importanza di strategie di salute pubblica – e sulle trasformazioni a lungo termine per guidare la ripresa. Come mostra il rapporto, si è verificato un progresso chiaro sugli SDG prima della pandemia. Con buone politiche e cooperazione globale forte, possiamo ripristinare quel progresso nel decennio a venire».

Per quanto riguarda il coronavirus, il rapporto evidenzia che «Tra i paesi dell’Ocse, la Corea del Sud è riuscita meglio ad affrontare gli effetti sanitari del Covid-19 mentre attenuava gli effetti sull’economia». Il rapporto analizza come i governi hanno risposto alla crisi sanitaria immediata e descrive le lezioni emergenti per le autorità di salute pubblica, per i governi in generale, e per il

pubblico. Secondo gli estensori dell’SDR 2020, «La crisi ha mostrato profonde carenze nei sistemi di salute pubblica, compreso in molti dei paesi più ricchi che si consideravano preparati per una pandemia del genere. Nel frattempo, qualche Paese, nella regione d’Asia-Pacifico in particolare, sono riusciti (finora) a contenere il Covid-19 ed a minimizzare il danno alle loro economie».

Il rapporto presenta un nuovo approccio ed un Indice pilota per l’efficacia della pronta risposta al Covid-19 di 33 paesi dell’Ocse, l’SDR copre tutti i Paesi ‘Ocse tranne Cile, Colombia e Messico, dove il Covid-19 è comparso più tardi, e l’Islanda, a causa della mancanza di dati sulla mobilità fisica utilizzati per costruire questo indice che integra considerazioni sanitarie ed economiche.

«Nel complesso – si legge – la Corea del Sud arriva in testa alla classifica – seguita dai paesi baltici ed i paesi della regione Asia-Pacifico. Al contrario, i paesi dell’Europea occidentale e gli Stati uniti hanno avuto meno successo nel ridurre gli effetti sanitari ed economici del Covid-19«.

L’Italia si posiziona al 29esimo posto, «a causa dell’impatto sanitario importante (tassa di mortalità, tassa di riproduzione del virus) insieme ad un impatto economico altrettanto elevato e dovuto all’adozione di un confinamento estremamente severo e lungo».

Il rapporto conferma che «I confinamenti severi e prolungati, sebbene costosi, erano probabilmente la risposta politica giusta per i paesi che mancavano di dispositivi di protezione individuale (per esempio maschere), con minore capacità diagnostiche e meno posti in terapia intensiva. I confinamenti severi e prolungati hanno contribuito a salvare migliaia di vite».

Dal rapporto emerge che «Tra IL 2015 e IL 2019, la comunità globale ha compiuto considerevoli progressi sugli SDG. Il progresso varia da un obiettivo all’altro, tra uno Stato o una regione all’altra. Come negli anni precedenti, tre Paesi nordici sono nei primi posti della classifica: La Svezia, la Danimarca e la Finlandia. Nonostante, perfino questi paesi affrontano sfide importanti per almeno uno degli obiettivi. Nessun paese è sulla buona strada per raggiungere tutti gli SDG. L’Italia è 30esima in classifica nell’SDG Index 2020 – lo stesso punteggio del 2019 – dietro altri Paesi dell’Ocse, come i paesi nordici, ma la Francia, la Germania e la Spagna. «Però – si legge nell’Index – i ritardi nella pubblicazione dei dati internazionali non permettono d’integrare l’impatto del Covid-19 negli obiettivi con rispetto alla salute, la riduzione della povertà, lo sviluppo economico e sociale, e la protezione dell’ambiente».

Dall’adozione degli SDG nel 2015, la regione che ha fatto i migliori progressi è l’Asia orientale e meridionale. A livello di singoli Paesi, la Costa d’Avorio, il Burkina Faso e la Cambogia hanno fatto i migliori progressi. Al contrario, il Venezuela, lo Zimbabwe e la Repubblica Democratica del Congo sono regrediti di più a causa dei conflitti e altri disordini sociali ed economici.

Attraverso il consumo e il commercio, i Paesi ad alto reddito generanno impatti transfrontalieri importanti  che minano la capacità di altri Paesi a raggiungere gli SDG. Per la prima volta, nel rapporto vengono presentate le tendenze future e ne viene fuori che «La deforestazione e le minacce alla biodiversità provocate dalle filiere insostenibili aumentano la probabilità di epidemie future» e che «Nonostante la retorica politica, pochi Paesi hanno integrato gli SDG nei provvedimenti e nelle pratiche di gestione pubblica, compresi i bilanci nazionali. In particolare, vista la loro importanza nel commercio ed economia globali, i Paesi del G20 dovrebbero intensificare gli sforzi politici ed azioni per gli SDG».

L’SDR conferma che, a breve termine, il Covid-19 avrà probabilmente gravi effetti negativi sulla maggioranza degli SDG,  in particolare sull’SDG 1 (Povertà Zero), l’SDG 3 (Salute e benessere), e l’SDG 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) e che «Il Covid-19 amplifica gravemente le disparità di reddito e altre forme di disuguaglianza. I lati positivi in questa prospettiva pessima sono gli impatti ambientali ridotti a causa del calo dell’attività economica. Un obiettivo chiave è ristabilire l’attività economica senza ristabilire i vecchi schemi precedenti di degrado ambientale».

Gliestensori del rapporto sono  convinti che «Gli SDG e le Sei Trasformazioni SDG dovrebbero guidare la ripresa dopo il Covid-19 e aiutare a ricostruire meglio. Nessun Paese sarà al riparo dalla pandemia a meno che tutti i Paesi non

riescano a tenere il virus sotto controllo».

Il rapporto presenta un quadro dettagliato su come i paesi potranno ricostruire meglio utilizzando gli SDG e fa notare «L’urgente necessità di più (non meno!) partnership globali e più collaborazione (SDG 17).La crisi attuale, comprese le ostilità tra le grandi potenze, aleggia lo spettro di conflitto globale invece di cooperazione globale. La buona notizia è che la maggior parte del mondo chiede urgentemente la cooperazione e il multilateralismo. La brutta notizia è che alcuni

Paesi non ne vogliono, mentre altri sono paralizzati dalle sue proprie crisi, dai disavanzi di bilancio, e dalle divisioni politiche locali. Il multilateralismo si trova indebolito e ha bisogna di rinforzo. La cooperazione internazionale, coperta dall’SDG 17 (Partnership per gli obiettivi), può accelerare una soluzione rapida alla pandemia. Infatti, non vi è altro modo di riuscire».

Il rapporto identifica altri 5 provvedimenti chiave che deve comprendere la cooperazione globale: 1) Diffondere le migliori pratiche velocemente, 2) Rinforzare i meccanismi di finanziamento per i Paesi in via di sviluppo, 3) Affrontare le zone di insicurezza alimentare, 4) Garantire la protezione sociale, 5) Promuovere nuovi farmaci e vaccini.