Affari d’oro per le big oil Ue e Usa dopo l’inizio della guerra in Ucraina
I profitti delle 5 maggiori multinazionali oil&gas Usa ed europee superano il quarto di trilione di dollari
[21 Febbraio 2024]
Secondo un’analisi pubblicata da Global Witness, «Le major europee e statunitensi del petrolio e del gas hanno realizzato profitti per oltre un quarto di trilione di dollari da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Dopo aver registrato guadagni record nel 2022 grazie all’impennata dei prezzi dell’energia, nel 2023 le 5 più grandi fossil fuel companies hanno pagato agli azionisti la cifra senza precedenti di 111 miliardi di dollari. Nell’anno più caldo mai registrato, questa cifra è circa 158 volte quella promessa alle nazioni vulnerabili summit climatico COP28 di quest’anno».
Global Witness evidenzia che «In totale, dall’invasione dell’Ucraina in poi, Shell, BP, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies hanno pagato 200 miliardi di dollari agli azionisti, incanalando denaro verso gli investitori mentre più di 10.000 civili ucraini venivano uccisi e milioni di famiglie in tutta Europa faticavano a tenere le luci accese». E l’ONG che lotta per un pianeta più sostenibile, giusto ed equo, perché le foreste e la biodiversità prosperino, i combustibili fossili rimangano nel sottosuolo e le multinazionali diano priorità agli interessi delle persone e del pianeta, denuncia che «Il conflitto è al centro di questa miniera d’oro di profitti e denaro per i produttori di combustibili fossili. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha fatto salire alle stelle i già elevati prezzi all’ingrosso del gas, determinando guadagni storici per i produttori di petrolio e gas. Tanto che nel 2022 il presidente degli Stati Uniti Biden ha accusato l’industria di “profitto di guerra” mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha avvertito che le imprese “hanno preso l’umanità alla gola”».
Mentre il governo conservatore del Regno Unito si mostra fermissimo nel suo appoggio all’Ucraina, le multinazionali britanniche Shell e BP hanno realizzato complessivamente profitti per 75 miliardi di sterline mentre l’Ucraina è rimasta impantanata nella guerra e Global Witness ricorda che «Questo sarebbe sufficiente a coprire tutte le bollette elettriche delle famiglie britanniche per 17 mesi consecutivi, fino a luglio 2025. L’anno scorso la Shell ha rinunciato all’impegno di ridurre la produzione di petrolio in questo decennio, pianificando di licenziare circa 200 dipendenti dalla sua divisione green jobs. Nel frattempo la BP ha tagliato il suo impegno di riduzione delle emissioni, in un momento in cui le emissioni di gas serra sono ai livelli più alti della storia».
Ma anche le due multinazionali statunitensi Chevron ed ExxonMobil, dopo l’invasione russa dell’Ucraina hanno realizzato insieme profitti per 136 miliardi di dollari e il report di Global Witness fa notare che «Se l’acquisto da 53 miliardi di dollari di Hess da parte di Chevron e l’acquisizione da 60 miliardi di dollari di Pioneer da parte di ExxonMobil ottenessero l’approvazione del governo, le loro emissioni combinate aumenterebbero di oltre il 20%, emettendo più carbonio ogni anno rispetto a Brasile, Australia e Spagna messi insieme».
Poi c’è la multinazionale francese TotalEnergies che ha pagato 15 miliardi di euro agli azionisti, molto più dei 10 miliardi di euro di danni causati dalle tempeste e dalla siccità in Francia nel 2022, estremi climatici resi più probabili proprio dalle vendite di petrolio e gas di Total.
Patrick Galey, ricercatore senior sui combustibili fossili di Global Witness, ha concluso: «L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata devastante per milioni di persone, dai cittadini comuni ucraini che vivono sotto l’ombra della guerra, alle famiglie di tutta Europa che faticano a riscaldare le proprie case. Questa analisi dimostra che, indipendentemente da ciò che accade in prima linea, le major dei combustibili fossili sono i principali vincitori della guerra in Ucraina. Hanno accumulato ricchezze indicibili grazie alla morte, alla distruzione e alla spirale dei prezzi dell’energia. Ora stanno spendendo i loro guadagni in sussidi agli investitori e in una sempre maggiore produzione di petrolio e gas, di cui l’Europa non ha bisogno e che il clima non può sopportare. Questo è ancora un altro modo in cui l’industria dei combustibili fossili sta deludendo i suoi clienti e il pianeta».