Aree marine protette ed eolico offshore possono convivere bene
L’eolico offshore potrebbe portare vantaggi per il mondo naturale in modi che vanno oltre la produzione di energia a zero emissioni di carbonio
[26 Gennaio 2022]
Nel 2014, un team di scienziati marini scozzesi, olandesi, statunitensi guidato dall’università di St Andrews pubblicò su Current Biology lo studio “Marine mammals trace anthropogenic structures at sea” che esaminava il comportamento di due specie di foche (Phoca vitulina e Halichoerus grypus) nei vasti parchi eolici del Mare del Nord. Le foche comuni e grigie che vivevano vicino a parchi eolici olandesi e britannici vennero dotate di tag GPS per seguire i loro movimenti e gli scienziati rimasero sbalorditi da quel che scoprirono: le foche nuotano regolarmente dal basamento di una pala eolica all’altra, fermandosi regolarmente per nutrirsi intorno ai grandi sostegni delle pale.
Ora, la principale autrice di quello studio, Deborah Russell della Sea Mammal Research Unit di St Andrews, ricorda in un’intervista ad Paul Hockenos su Anthropocene che «Questa è stata la prima prova che i mammiferi marini usavano preferenzialmente una struttura artificiale in mare aperto per cercare cibo».
La scoperta che parte della vita marina gravita nelle acque dei parchi eolici per nutrirsi ha ribaltato la convinzione diffusa che le pale eoliche offshore abbiano un impatto deleterio dei parchi eolici sulla natura. Per anni, alcune associazioni ambientaliste avevano accusato le turbine eoliche di uccidere uccelli marini, di confondere i cetacei e di distruggere gli habitat dei fondali marini. Ma lo studio del 2014, seguito da ricerche simili realizzate da scienziati tedeschi, olandesi, belgi e danesi rivela che i parchi eolici possono proteggere e persino nutrire una vasta gamma di vita marina, tra cui astici europei (Homarus gammarus), granchi marroni (Cancer pagurus) e focene comuni (Phocoena phocoena) e specie minacciate come il merluzzo bianco del Mare del Nord (Gadus morhua) e le foche.
Frank Adam , esperto di energia eolica dell’Universität Rostock. Sottolinea che «Questo è molto positivo. I parchi eolici sono un luogo protetto per pesci, crostacei e altre specie».
Il Mare del Nord è il posto ideale per questa ricerca all’avanguardia: le sue acque poco profonde e le coste ventose ospitato moderne pale eoliche da 20 anni, più a lungo che in qualsiasi altra parte del mondo, e durante questo periodo le zone di mare dove sorgono i parchi eolici del nord Europa, al largo di una mezza dozzina di Paesi, sono state off-limits per la pesca industriale e il traffico marittimo, vietati intorno alle turbine per motivi di sicurezza. Questo ha consentito agli habitat che circondano le pale eoliche di svilupparsi senza subire l’impatto delle reti a strascico o delle eliche delle grandi navi. Inoltre, le fondamenta delle turbine, sostenute da cumuli di roccia attorno agli alberi, funzionano come scogliere artificiali sulle quali prosperano flora marina e crostacei, che vengono poi consumati da pesci, focene e foche.
Secondo una ricerca pubblicata nel gennaio 2018 dall’Helmholtz-Zentrum Geesthacht – Zentrum für Material- und Küstenforschung, sulle fondamenta di una singola pala eolica possono crescere fino a una tonnellata di cozze e gli scienziati marini hanno scoperto che questi siti di produzione di energia rinnovabile – alcuni dei quali si estendono su 80 Km2 – possono essere considerati una rete di santuari della vita marina e una nursery/Kinderstube/vivaio per le specie sottomarine.
Hockenos, un eclettico scrittore berlinese che collabora con The Nation, Foreign Policy, The New York Times, The Atlantic ed è autore di diversi libri di successo, ricorda su Anthropocene che «I risultati sono estremamente rilevanti, poiché l’energia eolica offshore verrà costruita in modo rapidissimo nel prossimo futuro, in Europa e nel mondo, al fine di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, che si sforza di evitare che le temperature globali salgano al di sopra di 1,5 gradi Celsius. Secondo la strategia a lungo termine dell’Unione Europea, l’eolico offshore dovrà aumentare di 20 volte la sua capacità: da 25 GW (il livello del 2018) a 450 GW nel 2050. Secondo l’Internationa energy agency un’organizzazione intergovernativa a sostegno dell’energia sostenibile, l’energia eolica in tutto il mondo deve aumentare di 40 volte entro il 2050 (dai livelli del 2018) per raggiungere gli obiettivi di Parigi».
Un balzo enorme che preoccupa diverse associazioni ambientaliste (mentre altre come Greenpeace, Legambiente e Wwf sono favorevoli). Piantare i giganteschi “pali” di acciaio sul fondo del mare distrugge parte del fondale marino e disperde i sedimenti che si espandono nell’area circostante. Le navi impiegate per le procedure di rilevamento e installazione as volte si scontrano con mammiferi marini, tartarughe marine e pesci. E una volta in posizione, il rumore e i campi elettromagnetici possono distrarre i pesci più grandi per la tutta durata della vita produttiva della turbina. Una volta dismesse le pale eoliche, i sostegni conficcati per 30 metri nel fondo del mare devono essere rimossi o sostituiti. Gran parte di questi problemi potrebbero essere risolti dalla messa in opera delle nuove pale eoliche galleggianti che non hanno bisogno di fondamenta. Ma l’impatto della massiccia espansione dell’energia eolica prevista nei mari del mondo potrebbe presentare sfide impreviste. Floris van Hest della ONG olandese Stichting De Noordzee per la protezione del mare, dice che «Un Mare del Nord con molte volte più turbine potrebbe essere tutta un’altra storia, con molte domande ancora senza risposta. L’impatto cumulativo di così tante turbine comporta un’altra qualità di rischi sistemici. Come faranno gli uccelli a fare lo slalom tra parchi di grandi dimensioni? O le focene a stare alla larga da più cantieri? I parchi potrebbero ospitare specie invasive che devastano gli ecosistemi protetti? I parchi eolici possono avvantaggiare la natura. Ma i fautori dell’energia eolica non hanno più argomenti dei loro detrattori».
Però, una quantità sempre maggiore di ricerche internazionali, alcune delle quali ancora in corso, rivela che lo spazio marino protetto intorno alle pale eoliche offshore tradizionali potrebbe in realtà essere essenziale per ringiovanire e rinvigorire gli stock ittici, le popolazioni di molluschi e di mammiferi marini.
Secondo i ricercatori, e come fa notare Anthropocene, «I parchi eolici potrebbero avvantaggiare il mondo naturale, in modi che vanno oltre la generazione di energia a zero emissioni di carbonio. La popolazione di foche grigie del Mare del Nord, ad esempio, è cresciuta costantemente negli ultimi anni, un ritorno aiutato dai 30 parchi eolici nel Mare del Nord. Il lavoro degli scozzesi ha coinciso con le scoperte secondo cui le focene, una specie altamente minacciata, tendono a gravitare nei parchi eolici nelle acque olandesi, sia a scopo di protezione che per nutrirsi di ghiozzi, aringhe e cicerelli che vi prosperano. I parchi sono, sia per le focene che per le foche, ricche zone di alimentazione».
Vanessa Stelzenmüller, una biologa marina tedesca del Johann Heinrich von Thünen Institute, ha rintracciato branchi di merluzzi del Mare del Nord al largo del minuscolo arcipelago di Helgoland, a circa 80 chilometri a nord della città portuale di Bremerhaven. Il suo laboratorio è all’interno di un parco eolico offshore tedesco con 80 turbine, che produce elettricità sufficiente per circa 320.000 case. Il merluzzo del Mare del Nord è stato oggetto di una pesca così eccessiva che gli ambientalisti temevano che fosse condannato all’estinzione. La Stelzenmüller spiega che «Il riscaldamento delle acque del mare, dovuto al cambiamento climatico, è un altro fattore che contribuisce alla difficile situazione dello stock. Tuttavia, oggi non solo i merluzzi vivono nel parco, ma abbiamo scoperto che le loro condizioni erano migliori di quelle di merluzzi della stessa specie fuori dal parco». E di recente il suo team ha accertato che il merluzzo del Mare del Nord si riproduce all’interno del parco eolico: «E straordinario che, nonostante le acque più calde nel Mare del Nord meridionale, l’habitat dei parchi eolici si adatti meglio a loro che nelle più fredde distese marine settentrionali», fa notare la scienziata.
E un altro frequentatore e beneficiario delle basi sottomarine delle pale eoliche è il prelibato astice che, prima della seconda guerra mondiale, veniva pescato in migliaia di esemplari ogni anno dalle acque tedesche del Mare del Nord. Ma i pesanti bombardamenti britannici ne decimarono il numero, una devastazione dalla quale non si sono più ripresi. Quando gli scienziati marini hanno rilasciato 2.500 piccoli astici sopra e intorno alle fondamenta rocciose di un parco eolico del Mare del Nord tedesco non sapevano cosa aspettarsi. Tre anni dopo, la popolazione di astici era diventata una sana comunità di adulti di dimensioni maggiori rispetto a quelli di allevamento.
Anche l’ostrica piatta europea (Ostrea edulis) , un’altra specie che è stata sovrasfruttata fino all’estinzione, viene ora coltivata sotto le turbine del Mare del Nord al largo dei Paesi Bassi, grazie al progetto Multi-Use offshore platforms demoNstrators for boostIng cost-effecTive and Eco-friendly proDuction in sustainable marine activities (UNITED), finanziato dall’Unione europea che prende in esame i possibili utilizzi alternativi dei parchi eolici.
Invece, granchi marroni e cozze non sembrano avere nessun bisogno di aiuto per moltiplicarsi nelle sotto le pale eoliche offshore e per questo hanno attirato l’attenzione dell’industria ittica che fino a poco tempo fa considerava i parchi eolici nient’altro che un ostacolo per il suo business. Ora le compagnie di pesca tedesche vogliono espandere i progetti pilota per mettere allevamenti di acquacoltura nei parchi eolici. Il branzino europeo, l’eglefino, le cozze e l’ostrica del Pacifico sono considerati, tra le altre specie candidate a essere allevate sotto le pale eoliche.
La Russell è convinta che la convivenza tra eolico e natura sia possibile e auspicabile e conclude: «I parchi eolici del Mare del Nord potrebbero creare una vasta rete di aree marine protette».