Australia: piano emissioni net zero entro il 2050. I Verdi: «E’ una frode climatica»
Equilibrismo estremo: mantenere i combustibili fossili grazie alla tecnologia. Ambientalisti e scienziati: è uno scherzo?
[26 Ottobre 2021]
L’Australia è uno dei Paesi più inquinanti del mondo, ma ora il primo ministro liberaldemocratico Scott Morrison (amico di Donald Trump e negazionista climatico fino a che Trump è stato in sella) ha promesso che raggiungerà emissioni net zero di carbonio entro il 2050 e che «Il piano per ridurre le emissioni non influirà negativamente sull’economia o sui mezzi di sussistenza dei suoi cittadini e consentirà agli australiani di preservare il loro stile di vita».
Ma per gli Australian Greens «Il piano 2050 di Morrison è una frode climatica. Nessun dettaglio. Tutto spin. E nessuna azione in questo decennio critico, quando ne abbiamo più bisogno. L’unica cosa che “incontreremo” è la nostra allarmante traiettoria oltre gli1,5 gradi di riscaldamento. L’unica cosa che “batteremo” sarà la nostra precedente ondata di caldo e di incendi boschivi. Ci meritiamo molto di meglio».
Una parlamentare laburista, Anne Webster, è stata ancora più tranchant: « Ci si può fidare di un governo Morrison-Joyce per arrivare al Net Zero quando non sanno nemmeno come funziona l’eolico?».
Infatti, Morrison ci ha tenuto a sottolineare che il piano non includerà la fine dell’industria dei combustibili fossili in Australia e che il governo liberal-nazionalista non fisserà obiettivi ambiziosi per il 2030, uno degli obiettivo principali della COP26 Unfccc che comincia il 31 ottobre a Glasgow.
Joe Fontaine, un ecologo esperto di incendi della Murdoch University ha detto che il piano di Morrison «Ha tutta la forza di un sacchetto di carta bagnato».
Negli ultimi anni l’Australia è sempre stata – salvo i brevi e sofferti governi laburisti – uno dei Paesi che hanno più frenato sull’azione climatica e questo nonostante il fatto che sia uno dei Paesi che ha il maggior livello di inquinamento atmosferico pro capite e che sia un grande esportatore di combustibili fossili. Ora Morrison si trova con i suoi alleati strategici, Usa e Regno Unito, che si sono impegnati a ridurre più rapidamente le loro emissioni. L’imbarazzo è grande ma questo non ha impedito a Morrison di scrivere recentemente che «”Non riceveremo lezioni da altri che non capiscono l’Australia. L’Australian Way è tutta basata su come lo fai, e non se lo fai. Si tratta di farlo». Cosa non si è capito bene e per il premier conservatore australiano è difficile nascondere che net zero vuol dire non aumentare la quantità di gas serra nell’atmosfera e che questo si ottiene tagliando le emissioni da combustibili fossili e con le misure di compensazione.
Morrison ha annunciato un investimento di oltre 20 miliardi di dollari australiani in «tecnologie low-carbon» nei prossimi 20 anni, soprattutto nella discussa tecnologia Carbon capture and storage (CCS), per ridurre i costi dell’energia solare (già bassi) e per viluppare industrie più verdi, ma ha anche aggiunto che l’Australia utilizzerà più gas, almeno nel breve termine. Le critiche più sferzanti che gli sono arrivate addosso dipendono dal fatto che un Piano per le emissioni net zero non prevede di limitare i combustibili fossili, anzi, Morrison ha scritto: «Vogliamo che le nostre industrie pesanti, come quella mineraria, restino aperte, competitive e si adattino, in modo che rimangano vitali finché la domanda globale lo consentirà». Intanto, alla COP26 l’impegno dell’Australia per il 2030 rimarrà un taglio del 26% sulle emissioni rispetto al 2005, ma il governo assicura che attualmente l’Australia è sulla buona strada per una riduzione del 30-35%.
Mentre scienziati, ambientalisti, laburisti e verdi concordano sull’impegno net zero per il 2050, critacano ferocemente il governo per non aver presentato ulteriori dettagli. Secondo think tank Climate Council, il Piano «E’ uno scherzo senza forti tagli alle emissioni in questo decennio». Il leader laburista Anthony Albaneseha ironizzato: «La parola piano non costituisce un piano, non importa quante volte la dici».
Per Shaimaa Khalil, corrispondente della BBC in Australia, «L’annuncio di Scott Morrison è degno di nota non perché offra qualcosa di diverso dagli altri Paesi, ma a causa di quanto sia tardivo! Questo annuncio ha richiesto mesi di dispute politiche ed è stato rilasciato fino al limite, pochi giorni prima del vertice COP26 di Glasgow. Il fatto che il governo abbia dovuto fare concessioni politiche al suo partner minore della coalizione, il National Party, dimostra quanto sia complicata e politicamente divisiva l’azione climatica in Australia. I nazionalisti rappresentano gli elettori delle aree regionali in cui hanno sede la maggior parte delle industrie ad alte emissioni come l’estrazione del carbone. Dopo giorni di tira e molla, hanno sostenuto il “processo”».
Il primo ministro ha assicurato agli australiani che l’obiettivo non significa pagare di più per le bollette energetiche. «Tecnologia non tasse», ha detto e poi ha affermato che il piano non comporterà la chiusura della produzione o delle esportazioni di carbone e gas, promettendo miliardi di dollari di investimenti in tecnologie low-carbon. Ma quel che Morrison non dice è che se l’azione climatica prenderà davvero piede in tutto il mondo il carbone dell’Australia sarà sempre meno richiesto. Infatti, non è riuscito a spiegare come verrebbe raggiunto l’equilibrio tra fossili e nuove tecnologie low-carbon che ha promesso e, soprattutto, quando l’Australia si schioderà dalla trincea del suo impegno mini male di riduzione delle emissioni per il 2030.
David Ritter, CEO di Greenpeace Australia Pacific, demolisce il piano di Morrison: «Il mondo non dovrebbe essere ingannato per un secondo. Questa è una truffa politica, non un piano serio. Quello che abbiamo visto da Morrison è stata in realtà solo un’altra foglia di fico per l’Australia per cercare di imbrogliare la comunità internazionale facendola franca senza fare nulla. Come abbiamo visto dai documenti trapelati la scorsa settimana, l’Australia ha una storia di ostruzionismo diplomatico nei colloqui internazionali sul clima e l’annuncio odierno è più o meno la stessa cosa. L’approccio del non fare del governo Morrison dovrebbe essere condannato dai leader mondiali al prossimo vertice sul clima COP26 a Glasgow».
L’ambientalista australiano denuncia che «Il governo di Scott Morrison ha riorganizzato il suo attuale debole approccio al clima e ci ha applicato sopra un adesivo “net zero” senza apportare modifiche sostanziali. Secondo il “piano”, i danni climatici rimarranno la principale esportazione dell’Australia. Il presidente della COP26, Boris Johnson e le Nazioni Unite sono stati inequivocabili nell’urgente necessità di una forte azione per il clima in questo decennio. Ignorando i loro appelli, Scott Morrison ha nuovamente dimostrato di essere disposto a giocare a dadi con il nostro futuro climatico. L’approccio irresponsabile di Morrison dovrebbe essere condannato dai leader mondiali alla COP26».
Greenpeace Australia Pacific fa notare che «Il piano di Scott Morrison, annunciato oggi a Canberra, è scarso nei dettagli, prevedendo che la tecnologia “ancora da sviluppare” ridurrà le emissioni del 40%, mentre le compensazioni copriranno almeno il 10-20% delle emissioni entro il 2050. Queste proiezioni non sono semplicemente credibili. Il modo collaudato per ridurre le emissioni è sostituire i combustibili fossili con fonti di energia pulita come l’eolico e il solare supportati da batterie. I piani per versare miliardi di dollari nell’alchimia moderna della Carbon capture and storage e in altre tecnologie non provate mostrano che Scott Morrison non è serio riguardo alla crisi climatica».
Ritter conclude: «L’Australia ha in esame una serie di nuovi progetti di carbone e gas che sono completamente incompatibili con la decarbonizzazione. Questo piano “zero dettagli” si basa sulla menzogna che è possibile espandere l’industria dei combustibili fossili riducendo le emissioni. Invece di vendere false speranze ai lavoratori delle industrie in transizione, Scott Morrison dovrebbe dire la verità sul popolo australiano e iniziare a pianificare l’inevitabile passaggio all’energia pulita e rendere l’Australia parte della soluzione globale».