Gli ambientalisti: le contraddizioni non mancano continuano i finanziamenti alle grandi dighe
Alla Banca mondiale non piace più il carbone, energia sostenibile contro la povertà estrema
[19 Luglio 2013]
Il nuovo “Energy Sector Directions Paper”, discusso dall’executive board della Banca mondiale il 16 luglio potrebbe rivoluzionare la politica dei finanziamenti energetici, in quanto mette decisamente da parte il carbone. Attualmente quasi un quinto della popolazione, 1,2 miliardi di persone, non ha accesso all’elettricità, questo vuol dire che le attività commerciali non possono operare dopo il tramonto, le scuole non possono utilizzare le nuove tecnologie, i bambini fanno i compiti al lume di candela, come dice il rapporto «La mancanza di energia limita le loro opportunità, mantenendo le comunità in povertà».
Due quinti della popolazione, 2,8 miliardi di persone, si affida ancora a combustibili solidi, come legno, il carbone di legna, sterco e carbone per cucinare e per il riscaldamento, il che provoca 3,5milioni e mezzo di morti all’anno per l’inquinamento all’interno delle case. La Banca Mondiale sottolinea che «Fornire servizi energetici affidabili per lo sviluppo economico e fornire l’accesso a moderni servizi energetici domestici di energia elettrica a questi miliardi di persone che vivono senza tutto questo è essenziale per ridurre la povertà e per la costruzione di prosperità condivisa». Per questo motivo la World Bank ha deciso di puntare sull’estensione dell’accesso all’energia, accelerando allo stesso tempo l’efficienza energetica e mettendo al centro le energie rinnovabili.
Il documento, che viene aggiornato ogni 10 anni, afferma che il gruppo della Banca Mondiale farà ogni sforzo per «Minimizzare i costi finanziari e ambientali dell’espansione di un approvvigionamento energetico affidabile» e sottolinea l’importanza di «Selezionare le aree in cui il Gruppo della Banca può aiutare meglio i Paesi a mobilitare o soluzioni energetiche sostenibili che riducano la povertà».
Il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, ha detto che «Le indicazioni della carta sono ancorate agli obiettivi generali di riduzione del tasso globale di povertà estrema al 3% entro il 2030 e di promuovere la crescita del 40% per i redditi più bassi in tutti i Paesi. Abbiamo bisogno di energia a prezzi accessibili per contribuire a porre fine alla povertà e per costruire la prosperità condivisa. Dovremo anche misurare gli sforzi per migliorare l’efficienza energetica ed aumentare l’energia-rinnovabile in base alle esigenze e alle opportunità dei paesi».
Il rapporto è in linea con tutti gli obiettivi dell’iniziativa Sustainable Energy for All dell’Onu per raggiungere l’accesso universale all’energia moderna entro il 2030, raddoppiando il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica, della quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale. La Banca mondiale abbandona praticamente i finanziamenti al carbone e si concentra su un approccio sistemico a lungo termine che consenta allo stesso tempo ai governi di gestire le risorse in modo integrato e di soddisfare le esigenze di approvvigionamento energetico e la domanda. A livello regionale prevede di promuovere l’integrazione regionale per lo sviluppo dei mercati energetici transfrontalieri per fornire energia in modo più affidabile e conveniente.
Gli altri principi guida individuati nel documento comprendono il miglioramento del contesto finanziario, operativo e istituzionale per il settore energetico nei Vari Paesi, per contribuire a stimolare gli investimenti del settore privato e la consulenza per le comunità interessate, le organizzazioni della società civile e l’industria.
La vera svolta si ha però quando il documento affronta il problema dell’utilizzo dei combustibili fossili ed afferma che il gruppo della Banca mondiale «Solo in rare circostanze» fornirà un sostegno finanziario per i nuovi progetti di centrali a carbone perché occorre «Arrivare a soddisfare i bisogni energetici di base nei Paesi senza alcuna alternativa possibile». La Banca mondiale punta a determinare i sui finanziamenti per sviluppare mercati nazionali e regionali per il l gas naturale, il combustibile fossile con la più bassa intensità di carbonio, come elemento di transizione verso società low carbon. Il documento conferma inoltre l’intenzione del Gruppo Banca di aumentare il sostegno per i progetti di energia idroelettrica, cosa che, soprattutto per quanto riguarda le grandi dighe, sta creando numerose proteste nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti. Il documento invita il Gruppo della Banca mondiale ad «Intensificare la global advocacy», anche incoraggiando i Paesi sviluppati e le grandi economie emergenti a prendere la testa degli sforzi per dare un prezzo condiviso alle emissioni di carbonio e diffondendo a livello internazionale le nuove tecnologie e le altre innovazioni.
Secondo Rachel Kyte, vicepresidente per lo sviluppo sostenibile della Banca Mondiale, «E’ un insieme pragmatico di indicazioni per lo sviluppo energetico. Dobbiamo fare in modo che ognuno raccolga i benefici di energia moderna entro il 2030 ed abbiamo bisogno di farlo in modo sostenibile. Questo documento ci posiziona meglio per collaborare con i nostri Paesi per realizzare questa visione».
La Banca Mondiale ricorda i suoi impegni per le energie rinnovabili: ha fornito finanziamenti per sostenere la costruzione di impianti solari a concentrazione in Nord Africa, per installare sistemi di energia solare off-grid per milioni di famiglie in Bangladesh e Mongolia, ha investito in parchi eolici in Turchia, mega-idroelettrico i in Africa ed Asia meridionale e in progetti pilota di geotermia in Kenya. In Bielorussia e in altri Stati dell’Europa orientale, sostiene progetti di efficienza energetica per le scuole e gli ospedali, con risparmi sulle bollette che possono così essere investiti in attrezzature molto carenti dopo il crollo dell’unione Sovietica.
In Africa, dove 20 Paesi forniscono elettricità a meno del 20% delle loro popolazioni, la World Bank sta finanziando l’estensione dell’accesso all’energia elettrica. In Rwanda i collegamenti alla rete elettrica sono più che triplicati dal 2009, con più scuole ed ospedali collegati, riducendo i costi e migliorando l’affidabilità. A livello globale, i Paesi a basso reddito , con il 12% della popolazione mondiale, consumare l’1% dell’energia ed hanno un tasso medio di elettrificazione del 30%. La carta fornisce al Gruppo della Banca Mondiale una mappa per raggiungere meglio queste comunità con l’energia di cui hanno bisogno per aiutarle ad uscire da condizioni di estrema povertà e ad aumentare le loro opportunità economiche in modo sostenibile.
Diverse associazioni ambientaliste, commentando l’Energy Sector Directions Paper, hanno avvertito che, mentre la strategia energetica potrebbe dare un colpo alla politica pro-carbone della Banca Mondiale, ha fatto qualche passo indietro nella parte che riguarda il finanziamento dei grandi impianti idroelettrici. Secondo Peter Bosshard, di International Rivers, «La Banca Mondiale ignora che soluzioni migliori sono facilmente disponibili. Negli ultimi 10 anni, i governi e gli investitori privati hanno installato più nuova energia eolica che energia idroelettrica».
Inoltre la Banca mondiale non esclude totalmente il carbone e sostiene che a volte sarà ancora necessario finanziarlo per portare energia alle nazioni più povere del mondo e per aiutarle a sradicare la povertà. Secondo gli analisti il carbone è spesso la fonte di energia più economica in posti come il Kosovo, dove la Banca Mondiale sta valutando se sostenere i piani del Paese di costruire una centrale a carbone. Anche Paesi emergenti come Brasile e Cina consumano molto carbone per sostenere la loro vertiginosa crescita e si sono già n mossi per bloccare altre proposte di limitare il finanziamento del carbone da parte della Banca Mondiale, sostenendo che i Paesi in via di sviluppo devono essere liberi di utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere il livello di benessere delle economie avanzate e che per questo limitare l’utilizzo del carbone si più poveri sarebbe discriminatorio.
Lo stesso documento quando afferma che «Ogni paese determina il proprio percorso per raggiungere le sue aspirazioni energetiche», lascia uno grosso spiraglio all’utilizzo energetico del combustibile fossile più inquinante. L’ultimo finanziamento ad una centrale a carbone della Banca Mondiale risale al 2010, in Sudafrica, nonostante Usa, Olanda e Gran Bretagna avessero negato il loro sostegno al progetto a causa del suo impatto ambientale.
Justin Guay, di Sierra Club, non è molto convinto della nuova strategia: «Intanto si perde l’occasione per chiudere bene la porta per bene, permette solo in casi ben definiti in cui non ci siano alternative praticabili. Ci sono già stati problemi con la Cina che non permetterà non permetterà a questa nuova proposta di passare, come è successo con le proposte passate di ridurre il finanziamento al carbone. Il vero test per la strategia potrebbe essere l’anno prossimo, quando la Banca Mondiale dovrebbe decidere se fornire garanzie di prestito per la centrale a carbone del Kosovo.
Solo qualche settimana fa Barack Obama ha detto che gli Stati Uniti smetteranno di investire nei progetti di carbone all’estero ed ha invitato le banche internazionali a fare lo stesso. Ma gli Usa non sono certo senza peccato: sono il secondo emettitore di gas serra del mondo dopo la Cina e continuano ad approvare progetti minerari per estrarre carbone, anche se le centrali a carbone Usa continuano a chiudere.