La più grande gara per licenze di idrocarburi nella storia Usa arriva pochi giorni dopo che Biden si è impegnato a ridurre le emissioni di gas serra
Biden concederà licenze per estrarre petrolio e gas su 324.000 Km2 per nel Golfo del Messico
Gli ambientalisti Usa difficile immaginare un’azione più pericolosa e ipocrita dopo la COP26 di Glasgow
[18 Novembre 2021]
L’amministrazione Biden mette all’asta 324.000 Km2 del Golfo del Messico per concessioni per estrarre petrolio e gas e i gruppi locali del Golfo e gli ambientalisti promettono di continuare la loro sfida legale per «Fermare questo impegno a decenni di emissioni di gas serra».
Questo contenzioso fa arte di una vasta campagna che sollecita l’amministrazione Biden a bloccare le concessioni, inclusa una lettera al presidente Biden da più di 250 organizzazioni, azioni dirette a New Orleans e Washington DC e la consegna di petizioni con più di 100.000 firme di soggetti contrari alla gara che, divcono gli ambientalisti, «Non è solo in contrasto con l’impegno dell’amministrazione a ridurre le emissioni di carbonio, ma è illegale e si basa su analisi ambientali precedentemente smentite».
Contro questa decisione, Earthjustice ha intentato una causa il 31 agosto presso la corte federale del Distretto di Columbia contro il ministero degli interni Usa e il Bureau of Ocean Energy Management per conto di Healthy Gulf, Sierra Club, Friends of the Earth e Center for Biological Diversity. La causa sostiene che l’analisi ambientale del 2017 (di Donald Trump) sulla quale l’amministrazione Biden fa affidamento per mantenere le concessioni è basata su presuppor<sti del tutto errati e che «Tra le altre cose, ignora le nuove informazioni che dimostrano i crescenti pericoli derivanti dalle perdite degli oleodotti».
Il caso sarà pronto per la discussione entro metà dicembre e Earthjustice si sta dando da fare perché una decisione venga presa prima che i contratti di locazione diventino effettivi. Il governo federale ha detto alla corte che i primi di questi contratti di locazione sarebbero entrati in vigore il 1 gennaio 2022.
Brettny Hardy, avvocato di Earthjustice, fa notare che «La dicotomia tra l’appalto per un contratto di locazione e l’impegno a ridurre le emissioni di carbonio degli Stati Uniti è lampante. L’Amministrazione sta violando la legge andando avanti con la vendita sulla base di dati errati che non rispecchiano adeguatamente l’impatto che cedere più aree all’industria per la produzione di petrolio avrebbe sul Golfo del Messico, sugli ecosistemi circostanti e sul nostro pianeta. Vendendo questi contratti di locazione, l’amministrazione Biden non risolverà i prezzi del petrolio di oggi, ma aumenterà invece le emissioni di riscaldamento climatico degli Stati Uniti domani».
Cynthia Sarthou, direttrice esecutiva di Healthy Gulf, sottolinea che «Se la Louisiana vuole avere qualche possibilità di salvare la nostra terra, abbiamo bisogno di una vera azione per il clima e di un serio investimento nelle energie rinnovabili. Questa vendita di licenze ci porta nella direzione sbagliata, garantendo che l’industria petrolifera possa continuare col business as usual per decenni».
Per Kristen Monsell, direttrice legale per gli oceani del Center for Biological Diversity, «L’amministrazione Biden sta accendendo la miccia su una gigantesca bomba al carbonio nel Golfo del Messico. E’ difficile immaginare un’azione più pericolosa e ipocrita all’indomani del vertice sul clima. Questo porterà inevitabilmente a fuoriuscite di petrolio più catastrofiche, inquinamento climatico più tossico e più sofferenza per le comunità e la fauna selvatica lungo la costa del Golfo. Biden ha l’autorità per fermarlo, ma invece si sta dedicando all’industria dei combustibili fossili e peggiorando l’emergenza climatica».
Hallie Templeton, direttore legale di Friends of the Earth, dice di aver accolto la notizia «Con estrema delusione, speranza esaurita e fiducia infranta. L’amministrazione Biden ha deciso di procedere con la cessione di tutti i restanti appezzamenti del Golfo del Messico agli interessi petroliferi e del gas. La decisione si basa su un’analisi illegale che ignora il cambiamento climatico e la grave ingiustizia ambientale posta sulle comunità in prima linea del Golfo. Siamo sbalorditi dal fatto che l’amministrazione abbia ignorato la sua chiara autorità di rinviare la vendita e la nostra ultima speranza è che la corte federale ponga rimedio a queste violazioni».
Athan Manuel, lands protection director di Siierra Club, la più grande associazione ambientalista Usa, notoriamente vicina al Partito Democratico, è forse il più deluso di tutti: «Le comunità in prima linea del Golfo sono state sacrificate per troppo tempo agli interessi dei combustibili fossili. Non possiamo continuare con il business as usual e l’ennesima vendita di milioni di acri di acque del Golfo per l’estrazione di petrolio e gas. L’incapacità dell’amministrazione di fare un’analisi dell’impatto climatico di questa vendita, specialmente all’indomani della COP26, è completamente in disaccordo con l’impegno dichiarato dal presidente Biden di affrontare in modo significativo la crisi climatica».
Gli ambientalisti denunciano che l’analisi ambientale della gara per le licenze si basa su modelli impropri per concludere addirittura che «La mancata vendita del contratto di locazione comporterà più gas serra». Un approccio che nel 2020 è stato respinto dalla 9th Circuit Court of Appeals e ad agosto un tribunale distrettuale federale dell’Alaska è pervenuto alla stessa conclusione era profondamente errato, dopo che il Dipartimento degli Interni aveva cercato di nuovamente di far passare questa tesi per un grande progetto di sviluppo petrolifero nell’Artico occidentale in Alaska.
Gli ribadiscono che «L’analisi non è solo errata, ma anche antiquata. Il Dipartimento dell’Interno ha esaminato per l’ultima volta l’impatto ambientale di una vendita di leasing nel 2017. Da quando l’Interno ha completato la sua analisi ambientale, sono emerse nuove informazioni significative che dimostrano, tra le altre cose, lo stato terribile della crisi climatica e il potenziale aumento dei danni alle persone e alle specie in via di estinzione, tra cui la balena del riso (Balaenoptera ricei), una delle balene più a rischio del pianeta, che vive solo nel Golfo del Messico».
Al CBD ricordano che « Ad agosto l’Onu ha affermato che la crisi climatica è “inequivocabilmente” il risultato dell’influenza umana e che questa influenza svolge ora un fortissimo ruolo negli estremi climatici e meteorologici. Quel mese la regione del Golfo è stata colpita dall’uragano Ida, uno degli uragani più forti e in rapida intensificazione mai arrivati a terra. La tempesta ha causato migliaia di fuoriuscite di petrolio e sostanze chimiche e altri incidenti nella regione».
Il ministero degli interni Usa stima che la mega-asta porterà alla produzione di fino a 1,12 miliardi di barili di petrolio, 4,42 trilioni di piedi di gas e gli ambientalisti denunciano chw «Bruciare questa quantità di petrolio e gas comporterebbe più di 516 milioni di tonnellate di gas serra, equivalenti a 112 milioni di automobili, 130 centrali elettriche a carbone in funzione per un anno o il carbonio sequestrato da 632 milioni di acri di foreste».