Biometano e idrogeno verde, il progetto Biomethaverse in Italia
In Europa mille impianti di biometano ma solo il 13% utilizza fanghi di depurazione come biomassa di partenza
[29 Novembre 2023]
Quasi 10 milioni di euro dall’Ue per aumentare la produzione di biometano sfruttando le potenzialità dell’idrogeno e a stoccare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili
I 23 partner industriali, associazioni e università di 8 Paesi europei del progetto Demonstrating and Connecting Production Innovations in the Biomethane universe (Biomethaverse) si sono fddati appuntamento da oggi al primo dicembre al Politecnico di Milano peer fare il punto su 5 diversi casi studio in Francia, Italia, Svezia, Grecia e, in parte, anche in Ucraina. CAP la green utility che gestisce il servizio idrico della Città metropolitana di Milano, è il coordinatore del progetto italiano e, insieme al Politecnico di Milano, Società Italiana Acetilene e Derivat e Consorzio Italiano Compostatori, sta sviluppando una tecnologia di biometanazione che cattura la CO2 di scarto presente nel biogas e produce biometano sintetico grazie allo sfruttamento dell’idrogeno prodotto in loco da un elettrolizzatore.
Biomethaverse punta infatti a produrre biometano e idrogeno verde per contribuire alla transizione green, alla decarbonizzazione e all’indipendenza energetica ed è finanziato con un bando Horizon di 9,7 milioni di euro, si concluderà nel 2027, si propone di «Diversificare la base tecnologica per la produzione di biometano in Europa, con l’obiettivo di aumentarne sia le rese di produzione, sia l’efficienza economica, per contribuire alla transizione green verso un più ampio e diversificato impiego di energia rinnovabile».
Al Gruppo CAP spiegano che «In sostanza, si tratta di un progetto che unisce la produzione di biometano alla produzione di idrogeno verde, sfruttando la tecnologia Power to Gas (PtG). Si tratta di una tecnologia rinnovabile e pulita, e soprattutto consente di superare il problema di stoccaggio e di continuità che caratterizza sia l’energia eolica che quella solare. Il Power-to-Gas è oggi una delle soluzioni più efficaci per trasformare l’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili in un vettore come il gas, stoccabile in quantitativi più elevati e, soprattutto, pronto all’uso senza limiti di tempo e spazio. Gruppo CAP e i partner italiani stanno testando questa tecnologia presso l’impianto di Bresso-Niguarda, vera e propria bioraffineria all’avanguardia a livello europeoz.
Oltre alle innovazioni tecnologiche dei singoli progetti pilota che verranno implementati e testati, Biomethaverse ha un obiettivo ancora più ambizioso: «Realizzare un modello capace di sfruttare il pieno potenziale delle singole tecnologie impiegate, attraverso l’integrazione delle stesse. Per esempio, il flusso di ossigeno generato come “scarto” del processo elettrolitico per la produzione di idrogeno viene valorizzato come input per la produzione di ozono che, pretrattando i fanghi di depurazione, garantisce maggiori produzioni di biogas, e quindi di biometano. Allo stesso tempo la CO2 separata dal biogas potrà confluire all’impianto per la produzione di biometano, in cui dei batteri la fanno reagire con l’idrogeno verde per una ulteriore produzione di biometano. Nelle fasce orarie in cui la produzione verde di idrogeno non sarebbe sostenibile, invece, la CO2 viene impiegata come “alimento” per le alghe che aiuteranno il trattamento delle acque reflue, abbattendone il carico di nutrienti e genereranno biomassa da inviare ai digestori, ancora una volta per aumentare le rese di produzione di biogas. Si tratta quindi di un modello virtuoso, che applica in modo coerente e innovativo i principi dell’economia circolare».
L’impianto di Bresso-Niguarda, che già produce biometano con i biodigestori, potrà vedere un aumento del 43% della produzione grazie all’applicazione dei processi integrati e innovativi del progetto. Alla CAP spiegano ancora che «La disponibilità di CO2 di scarto, l’impiantistica e il know-how presenti, le disponibilità di superfici per installazioni fotovoltaiche per la produzione di H2 verde, la possibilità di valorizzazione diretta dell’ossigeno di scarto dell’elettrolizzazione: sono solo alcune delle peculiarità degli impianti di depurazione che abilitano la produzione di biometano e permettono di convertire gli impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie, sempre più capaci di recuperare materie e produrre energia rinnovabile dagli scarti».
Attualmente in Europa sono attivi circa mille impianti di biometano e solo il 13% utilizza fanghi di depurazione come biomassa di partenza. «Una percentuale destinata a una crescita importante – assicura lo staff di Biomethaverse – perché il biometano è una risorsa essenziale in ottica di decarbonizzazione e transizione verso l’energia rinnovabile. Gli impianti di depurazione e oggi devono essere considerati in ottica di economia circolare».
Già oggi Gruppo CAP è in grado di produrre, sfruttando esclusivamente i propri impianti, oltre 10 milioni di m3 di biogas, da cui ricavare 5milioni di m3 di biometano pari a 51milioni di kwh all’anno, che bastano ad alimentare 15.500 auto per oltre 172milioni di chilometri. «Energia totalmente green – fanno notare alla CAP – perché derivante dal trattamento dei fanghi da depurazione, oltre 90mila tonnellate prodotte ogni anno nei soli impianti di CAP. Adottando ed estendendo questo approccio, la Città metropolitana di Milano potrebbe produrre altri 40milioni di metri cubi di biogas, dai quali si trarrebbero 24milioni di m3 di biometano, mentre considerando l’intero territorio lombardo si potrebbero produrre 67milioni di m3 di biometano, per quasi 600 milioni di kWh all’anno».