Carbone: supermulta Ue di 15 milioni di euro alla Polonia
Non è servito l’accordo tra Varsavia e Praga sulla miniera di lignite di Turów
[8 Febbraio 2022]
Il portavoce della Commissione europea Balazs Ujvari ha detto all’Associated Press che questo la prossima settimana la Commissione decurterà i fondi Ue già stanziati per la Polonia per pagare una multa di 15 milioni di euro che Varsavia deve versare per essersi rifiutata di chiudere la miniera di lignite di Turów, gestita dalla compagnia mineraria statale polacca PGE,
Il governo di destra clericale e sovranista polacco ha accumulato il debito rifiutandosi di pagare una sanzione giornaliera di 500.000 euro. Il governo della Repubblica Ceca – pur condividendo l’orientamento di destra di quello polacco, intentato una causa contro la Polonia presso la Corte di giustizia europea per la continuazione illegale dello sfruttamento della miniera di lignite che si trova vicino al confine tra i due Paesi. La scorsa settimana, Praga e Varsavia hanno raggiunto un accordo sulla miniera e la Polonia che ha accettato di risarcire la Cechia per le sue attività minerarie inquinanti.
Greenpeace Polska aveva fatto subito notare che con l’accordo Repubblica Ceca – Polonia «L’elettricità di Turów diventa l’energia più costosa in Polonia. Tuttavia, l’accordo mancava di un elemento chiave per la regione di Turoszów: una data di chiusura adeguata per il complesso energetico di Turów, che consentirebbe l’utilizzo dei fondi dell’Ue e avvierebbe la trasformazione. Fin dall’inizio, il conflitto intorno a Turów è stato il risultato dell’arroganza del governo polacco e della PGE. L’accordo tra Polonia e Repubblica Ceca sull’ulteriore esercizio della miniera di Turów è un ritardo nella trasformazione della regione di Turoszów e nella protezione del clima. Questo accordo è il pagamento per un momento di apparente pace, piuttosto che una vera soluzione al problema. Il successo dei negoziati sarebbe assumersi la responsabilità per il futuro e la salute dei residenti, ovvero designare il 2030 come ultima data di chiusura per il complesso di Turów. L’accordo non cambia il fatto che la miniera di Turów attualmente non ha una licenza che le consenta di continuare a funzionare dopo il 2026. Mantenere il sogno ad occhi aperti del governo e della PGE che l’estrazione e la combustione del carbone a Turów dureranno fino al 2044 sta ingannando l’opinione pubblica».
L’Unione europea aveva ordinato alla Polonia di cessare le attività di estrazione della lignite a Turów nel 2021 e Varsavia ha accumulato 60 milioni di euro di multe non pagate per il suo rifiuto di sottostare alla richiesta di Bruxelles. La Commissione Ue aveva poi fissato il 18 gennaio come data ultima per pagare la sanzione, ma la Polonia si è rifiutata di farlo, violando così tutte le normative e le strategie climatiche e l’European Green Deal dell’Unione europea.
La decisione annunciata oggi dalla Commissione europea era stata preceduta da quella del tribunale amministrativo provinciale di Varsavia che il primo febbraio ha revocato l’immediata esecutività della decisione ambientale emessa a PGE GiEK per la miniera a cielo aperto di lignite di Turów. «Il che significa – spiega Greenpeace Poland – che il Ministero del clima e dell’ambiente non può rilasciare una licenza mineraria finale dal giacimento di Turów fino al 2044. Questo significa che il funzionamento del complesso è ancora in discussione».
La Polonia nel 2018 aveva ospitato a Katowice la 24esima Conferenza delle parti Unfccc caratterizzata dall’inconcludenza e dalla presenza asfissiante della lobby del carbone e dal tentativo s di ritardare ulteriormente l’uscita dai combustibili fossili. Dopo il governo il governo di Mateusz Morawiecki, il primo ministro di destra polacco. È stato spesso in conflitto con l’Ue sui temi climatici e dei diritti civili e in particolare per i tentativi della Commissione di legare l’accesso ai finanziamenti europei con gli sforzi nazionali per sostenere lo stato di diritto. Bruxelles aveva anche già condannato Varsavia per l’introduzione di una camera disciplinare per i giudici, considerata «Incompatibile con il diritto dell’Ue». Ma finora le iniziative dell’Ue non hanno provocato nessuno scossone nel governo di destra polacco.
Greenpeace Polska ricorda che «Negli anni 2019-2020, l’impianto di Turow ha fornito circa il 3%. elettricità consumata ogni anno in Polonia (e non il 7%, come falsamente affermano il governo e la PGE). La regione non ha ancora in programma di ridurre significativamente la produzione di carbone entro il 2030, il che esclude la possibilità di ottenere fondi dal Fondo Ue per una transizione giusta. Finora, sia il governo che la compagnia PGE hanno tenuto la testa sotto la sabbia quando si tratta di riforme nella regione».
Intanto il Just Transition Plan per la Regione di Lodz, presentato a metà 2021, di mostra che è possibile la trasformazione di una delle regioni più dipendenti dalla lignite. Il piano prevede la chiusura della centrale elettrica di Bełchatów e delle miniere a cielo aperto che soddisfano le sue esigenze entro 13 anni al massimo. La centrale elettrica di Bełchatów è la più grande centrale a lignite d’Europa, che fornisce circa il 16,5% dell’elettrcità polacca. Tomasz Waśniewski di Greenpeace Polska si chiede: «Perché un piano simile non è stato ancora adottato per il Turow, molto più piccola? Le azioni miopi dei governanti non fanno presagire un buon futuro per gli abitanti della regione di Turoszów. Il futuro, che non può più basarsi sulla lignite, che sta passando alla storia».
Paweł Pomian, del consiglio dell’Associazione ecologica EKO-UNIA, fa notare che «Le analisi degli esperti indicano chiaramente che il complesso di Turów potrebbe terminare i suoi lavori come previsto già nel 2026-2030. Le odierne soluzioni tecnologiche consentono di sostituire Turow con fonti di energia rinnovabile, che possono essere più convenienti con i prezzi delle quote di emissione di CO2 che crescono ogni anno. Dovremmo sforzarci di allontanarci dal carbone il più rapidamente possibile. La trasformazione ben pianificata andrà principalmente a beneficio della regione di Zgorzelec, che, presentando il piano di trasformazione, potrebbe contare su svariati milioni di fondi dell’Ue. Gli abitanti delle regioni minerarie si aspettano già decisioni del genere dai politici».
Il governo polacco ha presentato l’accordo con quello ceco come un grande successo, ma Pomian sottolinea che «Non dobbiamo dimenticare che Turów è un esempio del governo rimasto nella morsa della lobby del carbone e dell’energia. Invece di optare per le energie rinnovabili, abbiamo una legge scritta in ginocchio che è sfavorevole ai prosumer e la mancanza di leggi a sostegno dello sviluppo dell’energia eolica a terra e in mare, e un accordo socialmente ed economicamente irrazionale per l’estrazione del carbone fino al 2049 o un concessione a Turów fino al 2044. Invece di ridurre le emissioni, continuiamo a scaricare nell’aria milioni di tonnellate di CO2, invece di sviluppare tecnologie verdi e utilizzare tutte le risorse disponibili per una transizione giusta, per allontanarci dalla combustione del carbone entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica in linea con la scienza, abbiamo preso tutti in giro a livello internazionale firmando un accordo a Glasgow per abbandonare il carbone, cosa che il governo polacco ha messo immediatamente in discussione».
Il governo polacco sperava che, dopo l’accordo con la Repubblica Ceca, le sanzioni Ue sarebbero state annullate, ma così non è stato e la nuova supermulta allontana ancora di più dalle politiche europee la Polonia, un Paese (e non è il solo) che non si riesce a capire perché resti nell’Unione europea pur non condividendone i principi democratici e i diritti civili, come nel caso della giustizia, dell’aborto e del riconoscimento della comunità LGBT. L’unica spiegazione sono gli ingenti finanziamenti che arrivano da Bruxelles, ma questa volta la Commissione ha colpito il governo polacco dove evidentemente fa più male: il portafoglio.