Caso SIOT in Fiuli-Venezia Giulia: Legambiente scrive al ministro Cingolani
Un’operazione puramente di facciata con un impatto assolutamente negativo sui piani energetico, ambientale e di salute pubblica
[28 Settembre 2022]
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani e il presidente di Legambiente Friuli-Venezia Giulia, Sandro Cargnelutti hanno inviato una lettera al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per chiedergli di intervenire urgentemente presso la Regione FVG perché non autorizzi il quarto ed ultimo progetto SIOT (Società Italiana Oleodotto Transalpino) di cosiddetta cogenerazione ad alto rendimento da realizzare nei comuni di Paluzza e Cercivento.
Si tratta, come spiegano Ciafani e Cargnelutti, della presentazione alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia di «4 progetti di Cogenerazione ad Alto Rendimento che la Società in oggetto ha presentato in date varie nel 2021 (la partenza della lettera è relativa a tutti i quattro progetti!) all’Amministrazione regionale citata, tre dei quali sono già stati approvati, per informarLa di quanto segue e per chiederLe se, a conoscenza delle problematiche sollevate, la SV intende esprimersi in merito e richiedere alla Società proponente il ritiro dei progetti ovvero se intende intervenire presso la Regione Friuli Venezia Giulia per sollecitare la revoca delle tre autorizzazioni concesse e sospendere l’approvazione di quella in itinere».
I due esponenti del Cigno Verde fanno una breve premessa: «La Società SIOT gestisce da 55 anni l’oleodotto che trasporta verso l’Austria, la Repubblica Ceca e la Germania il greggio in arrivo al porto di Trieste. In territorio italiano, tutto compreso nella Regione Friuli-Venezia Giulia, l’oleodotto è lungo circa 156 km e tutto il greggio immesso dal porto di Trieste (circa 40 mln tonn/anno) viene integralmente trasferito negli Stati esteri surrichiamati. Nel tratto italiano ci sono quattro stazioni di pompaggio nei comuni di S. Dorligo della Valle (TS), Reana del Roiale, Cavazzo Carnico e Paluzza questi ultimi in provincia di Udine».
Poi Ciafani e Cargnelutti passano a illustrare in sintesi i fatti: «In date varie la Società SIOT ha presentato alla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia quattro progetti, denominati “Cogenerazione ad Alto Rendimento”, con i quali chiedeva autorizzazione a realizzare altrettanti impianti di cogenerazione per alimentare le pompe esistenti, migliorare le condizioni di trasferimento del greggio e realizzare un asserito risparmio energetico ed un contestuale miglioramento delle condizioni di impatto ambientale nei pressi delle quattro stazioni di pompaggio. Il fatto nuovo sostanziale caratterizzante i progetti proposti consiste nella sostituzione del vettore energetico utilizzato: non più energia elettrica, ma gas naturale. Ognuno di questi impianti viene presentato come funzionante in assetto cogenerativo, con la dichiarazione da parte di SIOT che il calore prodotto dai motori endotermici viene utilizzato per fluidificare il greggio e ottenere risparmi energetici nel pompaggio dello stesso. Nonostante ciò, nei documenti ufficiali dei progetti depositati non vi è nessun riscontro sull’effettiva efficacia di questa cogenerazione in quanto i relativi calcoli come anche i presunti risparmi vengono omessi».
Invece, dai calcoli effettuati dall’Agenzia Per l’Energia del F-VG (APE), per la stazione di Paluzza, ancora da autorizzare, oltre che da altre autorevoli verifiche in possesso di Legambiente risulta che «L’azione cogenerativa (produzione di energia elettrica e di calore dalla combustione di metano) non produrrebbe alcun risparmio di energia complessivamente richiesta dagli impianti, a fronte di un grave aumento delle emissioni inquinanti e climalteranti, mentre l’effetto termico, finalizzato alla fluidificazione del greggio, si limiterebbe, per ammissione degli stessi proponenti, ad un aumento di circa 1° della massa del greggio, con un impatto praticamente nullo sulla sua densità e viscosità. Pertanto, un effetto nullo sul risparmio di energia di pompaggio. Dal progetto si evince che la cogenerazione di una stazione produrrà 62 GWh elettrici e 57 GWh termici, consumando 14 milioni di mc di gas metano. Il consumo elettrico odierno e di 69.5GWh all’anno. Una piccola porzione di energia elettrica (ca 7%) Potrà continuare ad essere prelevata dalla rete. In sostanza, il passaggio del sistema di pompaggio dall’attuale alimentazione dalla rete elettrica nazionale al gas naturale non avrebbe alcun effetto concretamente positivo sul miglior trasporto del greggio in tubo (effetto termico di +1°), mentre, contestualmente, genererebbe una economicità dell’operazione per SIOT che si avvantaggerebbe, ad un prezzo evidentemente di grande favore, di un approvvigionamento di energia (il gas naturale) fornitale direttamente dai suoi stessi soci tutti espressione di grandi compagnie petrolifere. In conseguenza dell’uso del gas naturale verrebbero immesse in atmosfera circa 28 mila tonnellate di CO2 all’anno, oltre a 79 tonnellate di CO e 30 tonnellate di NOx, essendo gli ultimi due noti gas nocivi per la salute. Ma altresì non va sottovalutato l’aspetto economico dell’operazione che da un lato genererebbe un minor costo dell’energia elettrica per il pompaggio di circa 2,7 M€/anno oltre a 4,2 M€/anno ricavabili dall’ottenimento di certificati bianchi se dovesse essere approvato da GSE l’assetto di “Cogenerazione ad Alto Rendimento” (CAR). Cosa che dai calcoli in nostro possesso non risulta, al contrario delle affermazioni presenti in tal senso nei documenti di progetto. Infine, le considerazioni ed i relativi calcoli sopra esposti devono essere moltiplicati per quattro (tante sono, infatti, le stazioni di pompaggio per le quali SIOT ha presentato progetti in Regione FVG), onde avere il totale dell’impatto negativo di questi progetti e del vantaggio lucrativo che SIOT prevede di ottenere utilizzando un combustibile (gas naturale) fossile da cui l’Italia prevede di liberarsi per le note vicende legate all’incertezza dell’approvvigionamento sui mercati internazionali e per tutti i programmi di riduzione del consumo di combustibili fossili».
Ciafani e Cargnelutti fanno notare al ministro Cingolani che «In buona sostanza, si tratterebbe di un’operazione puramente di facciata, con aggravamento della situazione ambientale (maggiori emissioni ed effetti inquinanti), l’aumento aggiuntivo e non sostitutivo del consumo di energie fossili (gas naturale) e il lucro di vantaggi economici (certificati bianchi) a carico del contribuente italiano senza che, peraltro, non venga rilasciato nessun vantaggio in territorio italiano!».
Di fronte a tutto questo Legambiente chiede al ministro della Transizione Ecologica di «Intervenire in questa vicenda che, se portata a conclusione con l’approvazione anche del quarto ed ultimo progetto (stazione di Paluzza/Cercivento), avrebbe un impatto assolutamente negativo sui piani energetico, ambientale e di salute pubblica a fronte di esclusivi vantaggi economici e finanziari per la SIOT che durerebbero per decenni».