C’è il petrolio dietro l’assassinio di Eduardo Mendúa in Ecuador
Il leader indigeno a gennaio aveva denunciato il governo per gli attacchi ai difensori della sua comunità
[28 Febbraio 2023]
Il 26 febbraio è stato assassinato Eduardo Mendúa, leader delle relazioni internazionali della Confederación de nacionalidades indígenas del Ecuador (Conaie), l’organizzazione che ha guidato le proteste antigovernative del giugno 2022. Mendúa apparteneva alla nazionalità Kofán di Succombios.
Secondo la Conaie, «Il nostro compagno era nella sua chakra (una piccola fattoria rurale, ndr) quando degli incappucciati gli hanno sparato, è un crimine collegato al conflitto petrolifero». La Conaie è convinta che siano coinvolti interessi petroliferi perché Mendúa «Era responsabile della difesa territoriale mentre la compagnia petrolifera statale Petroecuador cercava di entrare nella comunità di Cofán Dureno de Sucumbíos».
Infatti, in un audio registrato registrato a gennaio e che la Conaie ha pubblicato il 27 febbraio, si sente Mendúa denunciare il governo dell’Ecuador «Incitando uno scontro tra membri della comunità Kofán, con l’obiettivo di Petroecuador entrare nei pozzi petroliferi esistenti nel territorio e sfruttarli». «Ci sono 30 pozzi petroliferi esistenti all’interno del territorio . sottolineava Mendúa – La gente della comunità non è stata consultata sullo sfruttamento petrolifero nell’area, con la quale non sono d’accordo». Il leader indios ricordava che il suo popolo stava resistendo da diversi mersi e che negli scontri con le guardie armate di Petroecuador erano rimasti gravemente feriti due indios Kofán, un attacco del quale il leader Conai riteneva direttamente responsabile il governo di Quito: «Il governo nazionale, attraverso la sua compagnia pubblica, la sua società omicida, ora ha persino iniziato questa guerra tra fratelli e che non può continuare. La verità è che vogliono sterminare i Kofán, Noi Kofán siamo uno dei popoli più piccoli esistenti qui in Ecuador». Poi Mendúa aveva chiesto ai media e alle organizzazioni per i diritti umani di mobilitarsi e di andare nel Sucumbíos per capire in prima persona cosa c’era dietro “sdegno” delle autorità statali nei suoi confronti: «Voglio che intervenga anche la comunità internazionale, perché è l’unica area verde nella comunità di Kofán Dureno, dove viviamo».
Per questo il 26 febbraio il presidente della Conaie, Leonidas Iza, in un messaggio pubblicato sui social network, ha accusato il governo e Petroecuador di essere i mandanti dell’omicidio di Mendúa: «Era uno dei volti più visibili della resistenza per la difesa del territorio. Riteniamo la compagnia Petroecuador, il governo nazionale, direttamente responsabile della perdita del nostro compagno». Secondo Iza, «Mendúa è stato assassinato solo dopo poche ore aver partecipato al Consejo Ampliado de la Conaie. Siamo riusciti a scoprire che l’omicidio di Mendúa è avvenuto con colpi a bruciapelo, tipo un sicario, all’esterno della sua casa. Giustizia per Eduardo Mendua, dirigente del Conaie e difensore della natura ucciso a sangue freddo in un contesto di grave conflitto causato dalla compagnia Petroecuador nella comunità Dureno di Succommbíos e dopo aver partecipato al Consiglio allargato della Conaie».
Infatti, Mendúa il 26 febbraio ha scritto: «Dalla dirigenza nazionale della Gloriosa Conaie, il mio saluto pieno di coraggio e orgoglio, va a tutta la guardia Erisiun della Comunità del Mileniosu Aindekhu Kankhe, che da 8 mesi lotta e resiste nella difesa del suo territorio. In qualità di membro del consiglio direttivo della Conaie, esigo dalle autorità provinciali, dall’impresa pubblica Petroecuador e dal governo centrale prendano atto che la mia nazionalità fino a qui ha detto basta con la violazione dei suoi diritti consuetudinari, diritti individuali e collettivo, e della Convenzione 169 dell’ILO».
Anche Iza accusa la destra al governo: «Nel gennaio 2023 aveva denunciato le responsabilità del l governo di Lasso per le violenze generate nel territorio di Kofán. Niente più impunità. Il governo nazionale di Guillermo Lasso devono rispondere dell’ignobile omicidio del nostro compagno e amico Eduardo Mendua, dirigente della Conaie, Più di 7 mesi fa abbiamo denunciato il grave conflitto generato dall’impresa nella comunità Cofán Dureno, per la decisione arbitraria e inconsulta di entrare nel territorio ancestrale per installare più di 30 pozzi petroliferi».
Il traballante presidente dell’Ecuador, Guillermo Lasso, accusato di coprire i traffici di suo cognato e i suoi legami con la mafia albanese e il narcotraffico, ha espresso la sua solidarietà alla famiglia Mendúa e alla Conaie e ha promesso a sua volta che «Questo crimine non rimarrà impunito. Abbiamo ordinato che vengano svolte tutte le azioni investigative per trovare i responsabili e di assicurarli alla giustizia».
Il ministro dell’Interno, Juan Zapata, ha disposto il dispiegamento di team della Policía Nacional e della Dirección Nacional de Delitos Contra la Vida, Muertes Violentas, Desapariciones, Extorsión y Secuestros (DINASED) per fornire supporto alla Procura Generale di Stato (FGE) “e quindi individuare i responsabili». E la FGE ha comunicato che già nella notte del 26 febbraio era stata effettuata la rimozione del corpo di Mendúa, in coordinamento con il popolo Kofán e la polizia e che la mattina del 27 febbraio sono state effettuate 4 irruzioni nel comune di Cofán Dureno che hanno portato all’arrssto di una persona che potrebbe essere coinvolta nell’omicidio di Mendúa.
Ma la Conaie ha ricordato che «5 ore prima del suo assassinio il nostro compagno Eduardo Mendua ha pubblicato il suo ultimo messaggio su Facebook, dove ratificava la sua lotta di oltre 8 mesi per difendere il territorio Kofán, denunciava le violazioni dei diritti collettivi e indicava in Petroecuador EP e nel governo nazionale come coloro che hanno causato il conflitto nella Comunidad del Milenio A’i Dureno, nella quale si vogliono installare altri 30 pozzi petroliferi».
Poco prima di essere assassinato, il leader indigeno aveva denunciato che «Abbiamo cercato con ogni mezzo di porre fine alla continua violenza che vivono le famiglie della Comunidad del Milenio A’i Dureno e per questo abbiano dato la possibilità di sedersi a dialogare ma vediamo che Petroecuador continua con i suoi trucchi per ingannare le comunità, quindi essendoci il mancato rispetto degli accordi, esigo l’abbandono del progetto petrolifero con il quale tentano di sfruttare i 30 pozzi petroliferi all’interno del territorio della i Comuna Cofanes del Dureno. Attiviamo la totalità delle O. Attiviamo interamente le guardias indigenas e con questo ci manterremo più saldi e forti che mai. Non siamo qui per cedere nemmeno un centimetro del nostro territorio perché i petrolieri forestieri distruggano gli esseri spirituali e le persone invisibili della nostra selva, fiumi, lagune, luoghi sacri, burroni, medicina, i nostri ceibi. Nel caso in cui non dovesse essere rispettato il rifiuto del popolo A’i Kofán, la guardia che mantiene la resistenza, secondo la risoluzione della Conaie, inviterò diverse nazionalità e popoli a mobilitarsi a sostegno della lotta della guardia Erisiun. Basta con l’istigazione alla violenza nelle comunità amazzonica. La Guardia Indígena ha il pieno appoggio della nostra gloriosa Conaie. Viva la lotta. Viva Conaie. Viva Confenaie. Viva Ecurunari. Viva la libertà dei Popoli».