Centrale termoelettrica Federico II di Brindisi: Wwf e ClientEarth: Enel confermi la rinuncia al gas
Le due organizzazioni proseguono la battaglia legale contro i combustibili fossili
[23 Maggio 2023]
ClientEarth e Wwf Italia hanno avviato un’azione legale per chiedere «L’annullamento del decreto di valutazione di impatto ambientale concesso dal Ministero dell’Ambiente al progetto di ENEL per una nuova centrale a gas fossile nel Sud Italia. L’azione legale è stata proposta davanti al TAR Lazio-Roma e l’udienza per discuterla è stata fissata per il 19 luglio prossimo».
Wwf e ClientEarth contestano «La decisione delle autorità italiane di autorizzare il progetto di costruzione di una nuova centrale a gas, di grandi dimensioni, che subentrerà alla centrale a carbone Federico II di Brindisi, che deve essere dismessa entro il 2025. Tutto ciò, nonostante le stime ufficiali del fabbisogno di energia elettrica a gas dimostrino che non ci sia bisogno di quella centrale e nonostante il proprietario dell’impianto, Enel, abbia dichiarato di voler abbandonare i nuovi progetti a gas a favore delle energie rinnovabili».
Nel 2022, il TAR Lazio ha confermato l’inderogabilità del phase out della Centrale Federico II entro il 2025, Enel ha quindi annunciato l’intenzione di costruire 1.680 megawatt di nuova capacità a gas nel sito, dopo la chiusura della centrale a carbone. Ma, poco dopo, la stessa Enel ha dichiarato di non essere più interessata a portare avanti la costruzione di diverse centrali a gas precedentemente proposte, tra cui la centrale Federico II di Brindisi. L’ultimo rapporto di Terna, l’operatore di rete del Paese, ha evidenziato che il nuovo impianto a gas non è necessario per garantire la stabilità delle rete elettrica.
Inoltre, Wwf e ClientEarth sostengono che «Le autorità non avrebbero dovuto approvare il progetto presentato da Enel, visto l’impatto dannoso che la centrale a gas avrebbe sulla qualità dell’aria e sulla salute delle persone, oltre che sul clima e sui preziosi siti naturali, non adeguatamente considerati durante il processo decisionale. Con la nomina di un nuovo presidente e amministratore delegato, Enel deve decidere se dichiarare interesse nei confronti del progetto di riconversione a gas della centrale oppure confermare l’intenzione di trasformare l’area in un polo per le energie rinnovabili».
Le due organizzazioni fanno notare che «Risulta infatti contraddittoria l’opposizione al ricorso presentata da Enel il 3 maggio scorso, rispetto a quanto invece dichiarato a seguito dei chiarimenti richiesti da ReCommon prima dell’avvio dell’Assemblea degli azionisti del 10 maggio». Alla domanda di ReCommon «Enel conferma che rinuncia in via definitiva alla conversione delle centrali a carbone di Brindisi Sud, Civitavecchia e La Spezia?». ENEL ha ufficialmente risposto: «Relativamente alla centrale a carbone di Brindisi, Enel aveva avviato l’iter autorizzativo per una eventuale conversione a gas nel caso in cui, dagli esiti delle aste indette da Terna, fosse risultata necessaria nuova capacità flessibile a gas nella zona Sud. Nell’ultima asta, tenutasi a febbraio 2022, tale esigenza non è tuttavia emersa e pertanto la realizzazione di un nuovo impianto a gas a Brindisi non risulta più necessaria».
Malgrado questo e del tutto contraddittoriamente. il 3 maggio Enel si è costituita nel giudizio davanti al TAR Lazio chiedendo il rigetto del ricorso, e dunque confermando l’attuale interesse della società a non vedere annullato il decreto di VIA per la centrale turbogas.
Il cima è cambiato quando, all’inizio di quest’anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato di voler trasformare l’Italia in un hub per l’approvvigionamento di gas in Europa. Come ha subito spiegato il think tank climatico ECCO, si tratta di un piano antieconomico e controproducente, ma l’approvvigionamento di gas è anche separato dalla questione della domanda di gas, che questo progetto servirà ad aumentare.
Un rapporto di Carbon Tracker del 2021 ha dimostrato che, a causa della crescente competitività delle energie rinnovabili e dell’impennata del prezzo del carbonio «Gli investimenti in nuovi impianti a gas rischiano di far perdere all’Italia 11 miliardi di euro in stranded asset».
L’avvocato di ClientEarth Bellinda Bartolucci ha dichiarato: «L’attuale crisi dei prezzi dell’energia è una crisi dei prezzi dei combustibili fossili, con il gas al centro del problema. Il gas è un combustibile fossile inquinante ed esposto a forte volatilità dei prezzi; inoltre, questo progetto – se sviluppato – non farebbe altro che mettere l’Italia e il territorio brindisino di fronte a tutti gli impatti negativi sul clima, sulla salute, sulla natura e sulle bollette domestiche che derivano dalla combustione del gas. Le autorità avrebbero potuto dimostrare di essere seriamente intenzionate a proteggere il futuro delle persone chiarendo che non c’è posto per i dannosi e costosi combustibili fossili nel futuro mix energetico del Paese. Ora tocca a Enel ribadire il proprio impegno per un futuro senza gas ritirando formalmente il progetto – qualsiasi altra decisione sarebbe in contraddizione con le informazioni fornite ai propri azionisti».
Wwf e ClientEarth sostengono che una nuova centrale a gas a Brindisi «Rischia di minare seriamente la sicurezza energetica del Paese, in quanto la sua costruzione aumenterà la domanda italiana di gas e quindi la dipendenza del nostro Paese da questo combustibile fossile ed esporranno ulteriormente l’Italia alla volatilità dei prezzi, come dimostrato in modo eclatante dalla recente crisi energetica». Inoltre, stanno monitorando attentamente quale sarà la linea futura dei vertici di Enel, nominati recentemente durante una burrascosa assemblea degli azionisti, una parte dei quali faceva notare che Enel aveva raccolto forti investimenti a sostegno delle sue scelte per le rinnovabili e la transizione.
Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, «Il sistema elettrico deve abbandonare i combustibili fossili e avviarsi verso una rapida e completa decarbonizzazione entro il 2035: questo è l’obiettivo che molti Stati europei si sono posti a seguito della crisi energetica e del gas. Non solo per il clima, ma anche per garantire l’indipendenza e la sovranità energetica che solo le rinnovabili possono garantire. Oltretutto, per Brindisi questo porterà molti posti di lavoro in più. Autorizzare una grande centrale a gas nel 2023 è davvero fuori discussione, a maggior ragione in una regione così vocata alle rinnovabili come la Puglia. Brindisi può e deve lavorare per una nuova rinascita, liberandosi da ogni produzione inquinante e puntando sulle proprie enormi ricchezze naturali, a partire dal sole. Questa è la sfida per la città, non solo per i politici, ma anche per gli imprenditori, i sindacati e, soprattutto, i cittadini».
Recentemente, ClientEarth, the Wwf European Policy Office, Transport & Environment (T&E) e BUND hanno portato la Commissione europea in tribunale per impedire che l’Ue classificasse il gas fossile come “sostenibile” nella Tassonomia Verde. Contemporaneamente, Greenpeace ha intentato una causa contro l’inclusione del gas e del nucleare nella Tassonomia Ue e l’Austria e il Lussemburgohanno fatto altrettanto nell’ottobre 2022.
Le associazioni evidenziano che «Gli investimenti in nuovi progetti di infrastrutture per il gas – sia dal lato dell’offerta che della domanda – stanno diventando sempre più discutibili, con il rischio crescente di azioni legali» e la Midulla conclude: «Questa strada va mantenuta e ampliata e può avvenire solo attraverso scelte coraggiose e innovative. Convertire la grandissima centrale di Brindisi da un combustibile fossile (carbone) a un altro (gas) non sarebbe certo in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione».