Centrali nucleari, il direttore generale dell’Iaea in Ucraina per fornire assistenza tecnica

L’Iaea pronta a mettere in sicurezza tutti gli impianti nucleari ucraini, anche a quelli occupati dai russi

[30 Marzo 2022]

Che in Ucraina qualcosa si stia muovendo verso un possibile accordo lo dimostra anche l’arrivo ieri nel Paese del direttore generale dell’International atomic energy agency (Iaea), Rafael Mariano Grossi, che è a colloquio con esponenti del governo sulla «Fornitura prevista da parte dell’Ieaea di assistenza tecnica urgente per garantire la sicurezza degli impianti nucleari del Paese e aiutare a scongiurare il rischio di un incidente che potrebbe mettere in pericolo le persone e l’ambiente».

Questo comporterà anche «Il dispiegamento di esperti dell’Iaea nei siti prioritari e la fornitura di forniture nucleari e di sicurezza vitali, comprese le apparecchiature di monitoraggio e di risposta alle emergenze».

Grossi ha ricordato che «Il conflitto militare espone le centrali nucleari ucraine e altre strutture con materiali radioattivi a un pericolo senza precedenti. Dobbiamo adottare misure urgenti per garantire il loro funzionamento continuo in termini di sicurezza nucleare e per ridurre il rischio di un incidente nucleare, che potrebbe avere gravi conseguenze per la salute e l’ambiente sia in Ucraina che oltre». Durante la sua visita,  questa settimana Grossi visiterà una delle centrali nucleari ucraine.

L’Iaea ha preparato piani specifici e dettagliati per assistere gli ucraini e gli occupanti russi perché venga garantita la sicurezza degli impianti nucleari ucraini, che includono 15 reattori nucleari situati in 4 centrali, nonché il cadavere radioattivo della centrale nucleare di Chernobyl, dove si trovano dal disastro del 1986 gli impianti per la gestione delle scorie radioattive  Inoltre «L’assistenza tecnica dell’Iaea contribuirà a creare le condizioni affinché l’Iaea possa continuare le sue attività di salvaguardia in Ucraina conformemente al suo mandato di non proliferazione».

Grossi ha ricordato che «L’Ucraina si è rivolta a noi per chiedere aiuto per garantire la sicurezza nucleare e la sicurezza fisica. E stiamo iniziando a fornirlo. Il programma nucleare dell’Ucraina è uno dei più grandi in Europa. La presenza dell’Iaea, dove è necessario per la sicurezza, è di fondamentale importanza. Siamo pronti a fornire immediatamente l’assistenza necessaria». Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, il direttore generale dell’Iaea si era detto molto preoccupato per il deterioramento della situazione nucleare e della sicurezza negli impianti nucleari ucraini, sottolineando «L’impegno e la disponibilità dell’Iaea a contribuire a garantire il rispetto delle sette componenti essenziali del nucleare e della sicurezza». Alcuni di questi 7  punti essenziali sono stati messi a rischio nella ultime settimane di guerra, compresa l’integrità fisica delle strutture, la capacità del personale operativo di lavorare senza pressioni indebite e l’accesso all’energia elettrica fuori sede.

Grossi ora sembra più tranquillo (evidentemente ha avuto anche rassicurazioni dai russi), e fa però un riepilogo ancora problematico: «Ci sono già stati diversi segnali di allarme. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Questo conflitto sta già causando sofferenze e distruzioni umane inimmaginabili. Per evitare che si verifichi un altro incidente nucleare a causa di tutto ciò, è necessario utilizzare le competenze e le capacità dell’Iaea».

Intanto Energoatom ha detto che fino a ieri nel c’era stata nessuna turnazione del personale a Chernobyl che resta lo stesso dal 21 marzo.

L’Ucraina non ha segnalato nuovi sviluppi anche per quanto riguarda un impianto di ricerca nucleare di Kharkiv che aveva subito ulteriori danni dopo essere stato interessato da un incendio alcuni giorni fa. L’Iaea conferma che «Il materiale nucleare della struttura è subcritico – non può esserci reazione a catena nucleare – e l’inventario radioattivo è basso».

Il direttore generale dell’Iaea dovrebbe tenere una conferenza stampa alla fine di questa settimana, al suo ritorno a Vienna, per fare un primo bilancio della situazione del nucleare nell’Ucraina in guerra.