Chernobyl, 37 anni dopo il più grave incidente nucleare della storia. Fino a quando?
Gentili (Legambiente): il nucleare è una scelta pericolosa, assurda e ha tempi lunghissimi di realizzazione
[26 Aprile 2023]
Il 26 aprile 1986 esplose il reattore numero 4 della centrale nucleare sovietica di Chernobyl, che oggi si trova nell’Ucraina in guerra con la Russia per la cronaca si trova in Ucraina, stato all’epoca membro dell’URSS. Nella Francia nucleare di Emmanuel Macron il 26 aprile è ancora una giornata di lotta e protesta e Reseau Sortir du nucléaire. La coalizione no-nuke che raccoglie centinaia di associazioni, ricorda che «Nel 2023, quasi quarant’anni dopo, la situazione non è ancora regolarizzata. Persiste la minaccia di un ulteriore rilascio di radionuclidi. Peggio ancora, a questa minaccia si aggiunge quella di una guerra nei pressi di questo sito».
L’Unione Sovietica non esiste più, ma il presidente russo Vladimir Putin vuole riappropriarsi dei territori russofoni che facevano parte dell’Ucraina sovietica e Sortir du nucléaire sottolinea che teoricamente la guerra ha portato molti Paesi, tra cui la Francia, a sospendere ogni rapporto economico con la Russia, ma questo non è vero perché «La Francia continua a mantenerne uno, attraverso il nucleare. Rosatom, il colosso russo dell’atomo, è infatti uno storico partner commerciale e industriale di EDF. L’impianto russo di Serversk ricicla l’uranio del combustibile utilizzato nei 56 reattori francesi. La Francia ha infatti mantenuto l’idea di riciclare l’uranio esausto, operazione delicata e molto sporca. La filiera, che consente il ritrattamento, è oggi drammaticamente dipendente da Mosca. Questa situazione, che non è inedita (diversi Paesi europei dipendono dalla filiera russa), va denunciata».
Anche Angelo Gentili, della segreteria nazionale Legambiente, ricorda che qul 26 aprile di 37 anni fa cambiò il corso della storia e l’esistenza di intere generazioni: «E’ stato classificato come il più grave incidente nucleare con circa 4mila vittime stimate dall’Onu (secondo altre fonti sono molte di più) e 116mila sfollati dalla regione circostante. Le particelle radioattive trasportate dalle masse d’aria raggiunsero un’area vastissima e arrivarono addirittura in Europa. La quantità di radiazioni era altissima. A peggiorare la situazione è stata poi la mancanza di informazioni tempestive nei confronti delle popolazioni coinvolte che ha drammaticamente contribuito all’esposizione. A distanza di decenni, le conseguenze della contaminazione nucleare sono ancora tangibili. Basti pensare che il disastro di Chernobyl rilasciò una quantità di radiazioni almeno 100 volte in più rispetto alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Il fall-out nucleare interessò l’Ucraina, la Russia e per il 70% la Bielorussia, Paese più colpito dalla catastrofe. A lasciare la zona furono solo 350.000 persone. Gran parte della popolazione colpita rimase nelle zone colpite complice, oltre alla disinformazione, l’impossibilità a spostarsi a causa delle difficili condizioni economiche».
Anche se, dopo due referendum che hanno detto no al nucleare in Italia, tutto questo sembra dimenticato, Gentili rammenta che fu trono «Gravissimi gli effetti a lungo termine anche sull’ambiente, a carico di ecosistemi, flora e fauna. La contaminazione del suolo avvenne principalmente per mezzo di alcuni elementi radioattivi come lo Stronzio-90 e gli isotopi del Cesio, il 134 e il 137. Sotto il profilo sanitario, nel corso degli anni, oltre all’abbassamento delle difese immunitarie e all’aumento di numerose patologie legate a una dieta fortemente contaminata da radionuclidi, si è palesato un fortissimo incremento di casi di tumore alla tiroide che ha colpito soprattutto i più piccoli a causa dello iodio radioattivo fuoriuscito dalla centrale nella prima fase del disastro. A questo si sono aggiunte una serie di gravi patologie di natura psicologica legate alla cosiddetta “sindrome di Chernobyl” che hanno presentato sintomi connessi alla consapevolezza di vivere in un territorio fortemente contaminato e senza futuro per sé e per la propria famiglia».
Un’emergenza gravissima che portò Legambiente ad attivarsi sin dai primi anni sia per sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’assurdità della scelta del nucleare che per fornire un supporto concreto alle popolazioni colpite. «Grazie alla nostra rete di circoli locali e famiglie e a una incredibile gara di solidarietà – ricorda Gentili – siamo riusciti ad accogliere oltre 25mila tra bambine e bambini provenienti dalle zone più contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina, consentendo loro di effettuare percorsi terapeutici di un mese in Italia. La solidarietà ha poi preso la forma di “Rugiada”, un progetto attraverso il quale viene garantita ospitalità in un centro specializzato e totalmente sostenibile realizzato in un’area priva di radioattività a bambine e bambini bielorussi provenienti dalle zone più contaminate. I piccoli ospiti del Centro Speranza a Vilejka possono contare su un soggiorno durante il quale vengono sottoposti a controlli medico-sanitari e a un regime alimentare sano e privo di contaminazioni. Grazie all’aiuto dei nostri circoli e dei donatori, mai venuto meno nel tempo, e alla collaborazione dei nostri referenti in Bielorussia, il progetto Rugiada continua senza sosta a donare speranza. Un vero e proprio presidio legambientino in Bielorussia, un segnale concreto di solidarietà verso le popolazioni colpite, vittime innocenti del disastro nucleare».
E, mentre l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev minaccia nuovamente di usare armi nucleari, l’esponente di Legambiente traccia il quadro di quale sia la vera situazione attuale in questo pezzo dell’Ucraina in guerra: «Il disastro di Chernobyl è avvenuto trentasette anni fa, ma ancora oggi più di 5 milioni di persone vivono nelle aree contaminate, mangiano cibo e bevono acqua radioattivi. Cereali, ortaggi, carne, latte, selvaggina, funghi e frutti di bosco conservano ancora oggi una presenza significativa di radionuclidi. A ciò si aggiunge la grave crisi economica che affligge la Bielorussia e la disastrosa guerra in Ucraina che coinvolge proprio quell’area. Sia il sito di Chernobyl che le altre centrali nucleari ucraine attualmente in funzione rappresentano obiettivi sensibili e il rischio di una ennesima catastrofe nucleare è altissima».
Gentili conclude: «Non ci stancheremo mai di ripeterlo: non ha alcun senso continuare a spingere sul nucleare. É una scelta pericolosa, assurda e ha tempi lunghissimi di realizzazione. Serve al contrario promuovere con decisione le rinnovabili e portare avanti con coraggio e concretezza le trattative per la pace in Ucraina affinché eventuali rischi di trasformare le centrali attualmente attive in bersagli venga definitivamente archiviata. Ricordare oggi la durissima lezione di Chernobyl significa guardare a un futuro senza nucleare per il Pianeta. La definitiva chiusura delle ultime centrali in funzione in Germania ci fa ben sperare. Si vada tutti in questa direzione».