Cingolani: «L’Italia ha un piano per la transizione energetica colossale. Ma bisogna lavorare su aste rinnovabili e permitting»
«Se ci liberiamo dal gas saremo meno esposti alla variazione dei prezzi»
[29 Settembre 2021]
Intervenendo al 21esimo Energy Summit organizzato da 24 Ore Eventi in collaborazione con Il Sole 24 Ore, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani,ha assicurato che «Abbiamo un piano molto ambizioso che segue ovviamente i target dell’accordo di Parigi di decarbonizzazione al 55% nel 2030 rispetto ai valori del 1990: dovremmo arrivare per il 2030 ad avere oltre il 70% della nostra elettricità prodotta da sorgenti rinnovabili, che vuol dire nei prossimi anni impiantare e fare una grande operazione infrastrutturale per impiantare circa 70 gigawatt di impianti rinnovabili fotovoltaici ed eolici prevalentemente, che è una transizione energetica di proporzioni colossali. Noi oggi stiamo installando 0,8 GW l’anno all’incirca e da quest’anno dovremmo andare a 8 GW all’anno, quindi è un obiettivo molto ambizioso che se raggiunto ci consentirà poi seriamente di fare la transizione sia nella mobilità o nei settori industriali, Per andare in questa direzione, i problemi sono innanzitutto di natura infrastrutturale perché qui si tratta di un’operazione estremamente grande e il primo punto è quello di fare delle aste che siano attrattive per gli investitori, per chi fa gli impianti, che siano anche credibili nella durata, senza contare il tema della catena di permessi, purtroppo arrivata a durare anche oltre 1200 giorni e non ce lo possiamo permettere. Abbiamo fatto un importante lavoro col decreto semplificazioni con una serie di misure che dovrebbero portare il tempo medio per i permessi intorno ai 200/250 giorni».
Cingolani ha evidenziato che «Se non si rispettano i tempi c’è i rischio che i fondi europei legati al Pnrr arrivino in misura inferiore. Il Pnrr è un contratto tecnicamente giuridicamente vincolante con l’Europa per cui noi dobbiamo rispettare la road map che è stata consegnata e dobbiamo essere molto seri nel rispettarla perché se per caso ritardiamo, tra l’altro come sapete i fondi arrivano a saldo quindi c’è un anticipo ma poi si fa il saldo sulla fattura attiva – se uno non spende e non fa le cose poi rischiamo di vederci ritirati i fondi che invece sono stati impegnati su uno specifico calendario, quindi dobbiamo essere estremamente seri estremamente efficaci. Anche per questo il Decreto semplificazioni deve aiutare nella direzione di essere rapidi».
Poi il ministro della Transizione ecologica ha affrontato la spinosa questione dell’indipendenza energetica e del gas e delle rinnovabili sulla quale nei giorni scorsi aveva fatto uno scivolone che gli era costato non poche critiche. Una lezione che ha dimostrato di aver imparato all’ Energy Summit, visto che ha sottolineato che «“L’indipendenza energetica è un sogno che Paesi come l’Italia, ad alto valore manifatturiero peraltro, perseguono. Fatemi di una cosa un po’ pittoresca: se prima il dono di natura era avere il petrolio sottoterra, adesso può essere avere l’irraggiamento solare molto alto. Quindi siamo noi che abbiamo i nuovi giacimenti di luce. Quindi se siamo bravi a sfruttarli questo ci mette in condizioni di vantaggio. Ricordiamoci che dipendere dal gas – si è dimostrato anche negli ultimi mesi – significa che quando crescono le quotazioni del gas cresce il prezzo dell’energia elettrica e del riscaldamento delle case, quindi questo è un impegno per i cittadini soprattutto quelli più vulnerabili ma un impegno anche per la competitività delle aziende. Quindi l’indipendenza ci dà anche molto direttamente un abbassamento dei costi e più competitività alle aziende. Se saremo bravi, rapidi e puntuali nel costruire il nostro sistema di rinnovabili e contestualmente crescerà la tecnologia degli accumulatori, ci libereremo del gas prima. Se non saremo bravi ne avremo bisogno perché non c’è altra soluzione. Quindi credo che serva assolutamente una grande obiettività nella valutazione di questi dati e di queste cose».
Nel suo intervento, il presidente di Arera Stefano Besseghini, ha ricordato che «E’ stato messo a punto un “intervento molto importante per cercare almeno di mitigare l’incremento dei prezzi di elettricità e gas per le famiglie in difficoltà». Riferendosi al provvedimento del Governo che ha ridotto i rincari a +29,8% per la luce e al +14,4% per il gas Besseghini ha spiegato che «Tutto ciò è legato a vari fattori, tra cui l’incremento dei costi dell’anidride carbonica, a sua volta legato alla transizione energetica, gli strascichi del Covid e anche il fatto che la nostra filiera di approvvigionamenti del gas è un po’ in sofferenza». Riferendosi al possibile impatto del caro bollette sulle imprese, Besseghini ha concluso: «Tutte le occasioni in cui possiamo intervenire per ridurre strutturalmente in Italia il costo dell’elettricità sono da sfruttare».
Secondo Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia, «Abbandonando le ideologie e unendo le forze, si possono traguardare anche gli obiettivi del Fit for 55. Quella che sembra una sfida impossibile può diventare una grande opportunità applicando tutte le integrazioni e le sinergie, senza lasciare indietro nessuno, stando attenti a mantenere l’occupazione e la competitività delle nostre imprese. Adottando tutte le soluzioni disponibili e tecnologicamente mature, ricercando integrazioni, sinergie e complementarietà tra di loro, spingendo ciascuna di esse dove la sua applicazione è più efficiente, si ridurrà il concreto rischio di non raggiungere l’obiettivo del 2030, si utilizzeranno meglio le risorse economiche disponibili e si limiterà il più possibile l’incremento del costo dell’energia, che graverà sulle famiglie e sulle aziende».