Commissione ambiente Europarlamento: stop alla vendita di auto a combustione interna entro il 2035

T&E: «Ma sui target intermedi frenano. Con questa decisione obiettivi climatici a rischio»

[12 Maggio 2022]

Il 14 luglio 2021, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa di revisione degli standard di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle auto e dei veicoli commerciali leggeri che punta a «Contribuire agli obiettivi climatici dell’Ue 2030 e 2050, a fornire vantaggi ai cittadini utilizzando veicoli a emissioni zero in modo più ampio (migliore qualità dell’aria, risparmio energetico e costi inferiori per il possesso di un veicolo), nonché a stimolare l’innovazione in tecnologie a emissioni zero».

Ieri la Commissione per l’ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare (ENVI)  del Parlamento europeo ha approvato, con 46 voti favorevoli, 40 contrari e due astensioni, la fine della vendita di nuove auto e furgoni a combustione interna al 2035 e si è detta favorevole a «Un percorso verso una mobilità stradale a emissioni zero nel 2035 per le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri».

Secondo il relatore, il liberal-conservatore olandese Jan Huitema (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, gruppo parlamentare europeo Renew), «Questo regolamento incoraggia la produzione di veicoli a zero e basse emissioni. Con gli standard di CO2 creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le case automobilistiche. Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno meno costosi per i consumatori. Ciò è particolarmente importante ora che i prezzi del diesel e della benzina continuano a salire. Questo regolamento rende la guida sostenibile accessibile a tutti!»

La relazione approvata dalla Commissione ENVI, che dovrebbe essere adottata durante la seduta plenaria di giugno e costituirà la posizione negoziale del Parlamento europeo con i governi dell’Ue sulla forma definitiva della legislazione, esprime sostegno alla proposta della Commissione Ue di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035. Le misure proposte includono: la rimozione del meccanismo di incentivazione per i veicoli a zero e basse emissioni (ZLEV), in quanto non risponde più alla sua funzione originaria; una relazione della Commissione sui progressi verso una mobilità stradale a emissioni zero entro la fine del 2025 e successivamente su base annuale, che includa l’impatto sui consumatori e l’occupazione, il livello di utilizzo delle energie rinnovabili e le informazioni sul mercato della seconda – veicoli a mano; riduzione graduale del tetto all’ecoinnovazione, in linea con gli obiettivi più rigorosi proposti (l’attuale limite di 7 g CO2/km dovrebbe rimanere fino al 2024, seguito da 5 g dal 2025, 4 g dal 2027 e 2 g fino alla fine del 2034); una relazione della Commissione, entro la fine del 2023, che specifichi in dettaglio la necessità di finanziamenti mirati per garantire una transizione giusta nel settore automobilistico, per mitigare l’occupazione negativa e altri impatti economici; una metodologia comune dell’Ue da parte della Commissione, entro il 2023, per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 di auto e furgoni immessi sul mercato dell’Ue, nonché per i carburanti e l’energia consumati da questi veicoli.

Ma Transport & Environment (T&E) fa notare che la Commissione ENVI «Ha bocciato obiettivi più ambiziosi al 2030 e l’introduzione di un target intermedio al 2027, fattori essenziali per accelerare le economie di scala dei veicoli elettrici e renderli alla portata dei cittadini e delle cittadine europee già in questo decennio. Transport & Environment confida quindi che l’assemblea plenaria del Parlamento europeo intervenga a porre rimedio nel voto previsto il 7 e 8 giugno prossimi»-

T&E denuncia che «I gruppi parlamentari conservatori, al pari di  alcuni singoli deputati progressisti, hanno però respinto l’introduzione di un nuovo obiettivo intermedio nel 2027 e il rialzo del target per il 2030, due iniziative  che avrebbero stimolato un aumento delle vendite di auto elettriche da parte dei produttori». Secondo  l’ONG, «L’aumento del target al 2025 potrebbe contribuire a stimolare l’azione delle case automobilistiche all’inizio di questo decennio, ma non è sufficiente per consentire all’Ue e agli Stati membri di raggiungere i loro obiettivi climatici nel 2030».

Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, fa notare che «Le regole dell’Ue sulle auto pulite stanno trainando quel boom di veicoli elettrici necessario per decarbonizzare le auto e raggiungere i nostri obiettivi climatici. Ma questa forte crescita del mercato è destinata a vacillare da qui alla fine del decennio se i legislatori non interverranno fissando un obiettivo intermedio per il 2027. Senza di esso, l’Unione europea potrebbe non essere in grado di vendere un numero sufficiente di auto a zero emissioni nei prossimi anni per raggiungere i propri obiettivi 2030, al pari dei diversi target nazionali di molti Stati membri».

La Commissione ENVI ha invece respinto l’ipotesi di includere nel Regolamento anche i crediti di CO2 per i veicoli con motori endotermici alimentati dai carburanti sintetici (i cosiddetti e-fuels) che T&E ritiene «Una finta proposta “verde” che era stata presentata dalle compagnie petrolifere con l’obiettivo di prolungare la vita dei motori a scoppio e il relativo mercato del petrolio. I test sui motori alimentati da questi carburanti – chimicamente simili a diesel e benzina – hanno evidenziato che la loro combustione continua ad immettere ossidi di azoto (NOx) tossici in atmosfera. Tali combustibili sono inoltre caratterizzati da un’efficienza energetica significamente minore, alti costi di produzione e costi di esercizio considerevolmente maggiori, rispetto ad un’auto elettrica a batteria».

La Aneris conclude: «I veicoli elettrici a batteria offrono agli automobilisti la soluzione più pulita, efficiente e conveniente per la decarbonizzazione, mentre le automobili alimentate da carburanti sintetici fornirebbero una nuova vita ai vecchi motori inquinanti. Per questo motivo, il Parlamento deve continuare a  chiudere la porta a quella che sarebbe una costosa e inefficiente deviazione dal percorso di decarbonizzazione, che metterebbe a rischio l’intera corsa dell’UE verso le zero emissioni nette al  2050».