Da sole, 25 megalopoli producono il 52% delle emissioni urbane di gas serra del mondo

Venezia tra le 4 città del mondo con il maggiore aumento di emissioni pro capite

[15 Luglio 2021]

Nel 2015, quasi tutti i Paesi nel mondo hanno adottato l’Accordo di Parigi per limitare l’aumento medio della temperatura globale a 1,5° C. Dopo, molti Paesi e città hanno proposto obiettivi di riduzione dei gas serra. Ma l’Emissions Gap Report 2020 dell’Unep dimostra che, senza azioni drastiche e rigorose per mitigare la crisi climatica, siamo sulla strada per un aumento della temperatura globale di oltre 3° C entro la fine del XXI secolo.

Lo studio Keeping Track of Greenhouse Gas Emission Reduction Progress and Targets in 167 Cities Worldwide”, pubblicato recentemente su Frontiers in Sustainable Cities da Ting Wei, Junliang Wu e Shaoqing Chen della Sun Yat-sen University, presenta il primo bilancio globale dei gas serra emessi dalle principali città del mondo. L’obiettivo degli scienziati cinesi era quello di studiare e monitorare l’efficacia delle politiche storiche di riduzione dei gas serra attuate da 167 città di tutto il mondo che si trovano in diverse fasi di sviluppo. Infatti, pur coprendo solo il 2% della superficie terrestre, le città contribuiscono ampiamente alla crisi climatica. Ma gli attuali obiettivi di mitigazione dei gas serra urbani non sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi globali sul cambiamento climatico entro la fine di questo secolo.

CHen spiega che «Oggi, più del 50% della popolazione mondiale risiede nelle città. Si dice che le città siano responsabili di oltre il 70% delle emissioni di gas serra e condividono una grande responsabilità per la decarbonizzazione dell’economia globale. Gli attuali metodi di inventario utilizzati dalle città variano a livello globale, rendendo difficile valutare e confrontare i progressi della mitigazione delle emissioni nel tempo e nello spazio». Per questo gli autori dello studio hanno realizzato inventari delle emissioni di gas serra a livello di settore nelle 167 città, dalle aree metropolitane come Durban, in Sudafrica, a città come Milano, Torino, Venezia, Bologna e Piacenza. Quindi, sulla base degli inventari delle emissioni registrati dal 2012 al 2016, hanno analizzato e confrontato i progressi ottenuti dalle città nella riduzione del carbonio. Infine, hanno valutato gli obiettivi di mitigazione del carbonio a breve, medio e lungo termine delle città. Le città sono state scelte in 53 Paesi (in Nord e Sud America, Europa, Asia, Africa e Oceania) e sono state selezionate in base alla rappresentatività delle dimensioni urbane e alla distribuzione regionale. Il grado di sviluppo è stato distinto in base all’appartenenza a Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo secondo i criteri di classificazione dell’Onu.

I ricercatori dicono che «I risultati hanno mostrato che sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo hanno città con elevate emissioni totali di gas serra, ma che le megalopoli in Asia (come Shanghai in Cina e Tokyo in Giappone) sono particolarmente importanti per le emissioni». L’inventario delle emissioni pro capite ha dimostrato che le città in Europa, Usa e Australia hanno emissioni significativamente più elevate rispetto alla maggior parte delle città dei Paesi in via di sviluppo. La Cina, che lo studio classifica come Paese in via di sviluppo, ha diverse città dove le emissioni pro capite corrispondono a quelle dei Paesi sviluppati.  Ma lo studio sottolinea che «E’ importante notare che molti Paesi sviluppati esternalizzano le catene di produzione ad alto contenuto di carbonio in Cina, il che aumenta le emissioni legate all’esportazione per quest’ultima».

I ricercatori hanno anche identificato alcune delle fonti più importanti di emissioni di gas serra. Secondo Chen, «Scomporre le emissioni per settore può informarci su quali azioni dovrebbero essere prioritarie per ridurre le emissioni da edifici, trasporti, processi industriali e altre fonti».

Lo studio evidenzia che «L’energia stazionaria – che include le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili e dall’uso di elettricità negli edifici residenziali e istituzionali, negli edifici commerciali e negli edifici industriali – ha contribuito tra il 60 e l’80% delle emissioni totali nelle città nordamericane ed europee. In un terzo delle città, oltre il 30% delle emissioni totali di gas serra derivava dal trasporto su strada. Nel frattempo, meno del 15% delle emissioni totali proveniva da ferrovie, corsi d’acqua e aviazione».

Infine, i risultati della ricerca dimostrano che, durante il periodo di studio, i livelli di aumento e diminuzione delle emissioni variavano tra le città. Per 30 città, c’è stata una chiara diminuzione delle emissioni tra il 2012 e il 2016. Le prime 4 città con la più grande riduzione pro capite sono state Oslo, Houston, Seattle e Bogotá. Le prime 4 città con il maggiore aumento delle emissioni pro capite sono state Rio de Janeiro, Curitiba, Johannesburg e Venezia. E per la città italiana il ruolo svolto dal turismo di massa nell’incremento delle emissioni di gas serra è più che evidente.

Delle 167 città indagate, 113 hanno fissato diversi tipi di obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, mentre 40 hanno fissato obiettivi di carbon neutrality.

Il nuovo studio si unisce a molti altri rapporti e ricerche che dimostrano che siamo molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. I ricercatori della Sun Yat-sen University i formulano tre raccomandazioni politiche: «Primo: i settori chiave delle emissioni dovrebbero essere identificati e mirati per strategie di mitigazione più efficaci. Ad esempio, dovrebbero essere valutate le differenze nei ruoli che l’uso stazionario dell’energia, i trasporti, l’utilizzo domestico di energia e il trattamento dei rifiuti svolgono per le città. Secondo: per monitorare l’efficacia delle politiche urbane di riduzione dei gas serra, è necessario anche lo sviluppo di inventari globali delle emissioni di gas serra metodologicamente coerenti. Infine: le città dovrebbero fissare obiettivi di mitigazione più ambiziosi e facilmente rintracciabili. Fino a un certo punto, l’intensità di carbonio è un indicatore utile che mostra la decarbonizzazione dell’economia e fornisce una migliore flessibilità per le città di rapida crescita economica e aumento delle emissioni. Ma a lungo termine, il passaggio da obiettivi di mitigazione dell’intensità a obiettivi di mitigazione assoluti è essenziale per raggiungere la carbon neutrality globale entro il 2050».