Débat public sul rilancio de nucleare in Francia: Greenpeace e Sortir du nuclear sbattono la porta
Mentre è ancora in corso il dibattito pubblico, il governo e la destra approvano un disegno di legge per accelerare la costruzione di nuovi EPR
[27 Gennaio 2023]
Nell’ottobre 2022, la Commission Nationale du Débat Public (CNDP) francese ha avviato una consultazione in risposta al progetto di rilancio nucleare del governo. Questo dibattito, inizialmente incentrato sul progetto di installazione dei primi due reattori EPR2 nel sito di Penly (Normandia), si è esteso alla costruzione di 6 e. in previsione, 14 nuovi reattori nucleari sul territorio francese. Poi, Senza attendere le conclusioni di questo dibattito, previste per il 27 febbraio 2023, il 17 gennaio, il governo francese ha presentato in Senato il disegno di legge sull’accelerazione del nucleare e Greenpeace France ha subito denunciato che gli emendamenti presentati in commissione Affari economici dal relatore David Gremillet (Les Républicains – LR, la destra gaullista teoricamente all’opposizione di Emmanuel Macron), «Con il pretesto di consentire la semplificazione e l’accelerazione delle procedure amministrative, mirano a modificare in profondità la politica energetica per sviluppare a tutti i costi l’industria dell’atomo. Greenpeace chiede al governo di onorare il calendario democratico che si era prefissato durante il discorso di Belfort esprimendosi contro queste proposte». Infatti, nel febbraio 2022, il Presidente della Repubblica Macron si era impegnato affinché i progetti EPR2 non pregiudichino i dibattiti legislativi in materia di politica energetica. «Tuttavia – fa notare Greenpeavce France – gli emendamenti proposti dalla Commissione vanno oltre l’agenda legislativa su PPE, SNBC e LPEC presentando modifiche profonde alla politica energetica. Propongono quindi di rimuovere l’obiettivo costituzionale di diversificazione del mix energetico e di riduzione del nucleare in produzione e di sostituirli con un obiettivo di “decarbonizzazione” e un “minimo” 50% di nucleare in produzione». Obiettivo poi votato dall’Assemblée nationale nell’ambito dell’ultima Loi de Programmation Pluriannuelle de l’Énergie.
Secondo Pauline Boyer, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace France, «Che tali emendamenti siano stati mantenuti al Senato è semplicemente oltraggioso! Anche se il débat public sul rilancio o meno del nucleare non è terminato, il Senato sta sabotando il dibattito democratico e cortocircuitando l’agenda legislativa». Gli emendamenti presentati mirano anche a far deragliare il disegno di legge dal suo obiettivo iniziale di presunta semplificazione amministrativa per la realizzazione dell’EPR2, estendendolo a tutti gli impianti nucleari, ad eccezione degli acceleratori di particelle e al Cigeo. Tutti gli impianti nucleari sarebbero interessati, senza alcuno studio di impatto o dibattito sull’impatto di queste misure su questi impianti.
La Boyer evidenzia che «Gli emendamenti proposti presenteranno senza dubbio il riferimento all’operatività delle centrali elettriche di fronte al cambiamento climatico come un “progresso” . Tuttavia, l’assenza di un quadro e la natura troppo tardiva di questa misura nella procedura di costruzione la rendono puramente estetica. La politica dell’opacità e del fatto compiuto continua: i cittadini saranno infatti interpellati su questo tema della vulnerabilità delle centrali al cambiamento climatico, anche se i lavori saranno già iniziati e i comuni avranno incassato le tasse di costruzione. Questo disegno di legge si basa su argomenti fallaci e non cambierà la realtà: di fronte alla crisi energetica e climatica, lo sviluppo dell’energia nucleare è irrilevante e fuori tempo massimo. La base stessa su cui poggia questa legge – la presunta indipendenza energetica della Francia che il nucleare consentirebbe di raggiungere – è una chimera. In realtà, l’industria nucleare francese dipende dall’estero, in particolare dalla Russia».
Per questo, Greenpeace France e Réseau “Sortir du nucléaire” hanno annunciato la loro uscita dal débat public sul possibile rilancio della filiera nucleare, denunciando «Una mascherata democratica e un sabotaggio del dibattito pubblico da parte del governo» e denunciano che «Nonostante gli sforzi e gli avvertimenti degli organizzatori del dibattito pubblico, il governo ha lavorato per minare il lavoro di consultazione per far passare meglio il suo programma nucleare, in particolare attraverso il disegno di legge sull’accelerazione nucleare. Sostenendo un aumento dell’atomo nel mix elettrico ancor prima della fine del dibattito per accontentare la destra e le lobby del nucleare, il governo sta calpestando il processo democratico. L’emergenza climatica ci impone di mettere in campo soluzioni rapide e economicamente accessibili, a differenza delle centrali nucleari che richiedono ingenti investimenti finanziari, tempi di costruzione che ammontano a 10 anni e rischi imprevedibili sulla gestione dello loro scorie per le generazioni future».
Réseau “Sortir du nucléaire” ha annunciato che si mobiliterà durante le prossime sessioni del débat public: «Saremo presenti insieme ad altre organizzazioni, ma dove la democrazia sembra ferma e deve sempre trovare il suo spazio per farsi sentire: per protesta, davanti alle aule del débat public, contro l’adozione del ddl sull’accelerazione nucleare».
Le mobilitazioni contro l’accelerazione nucleare di Macron e della destra sono previste a Lione il 2 febbraio, a Tours il 12 febbraio, in occasione dell’11esimo incontro pubblico organizzato dalla Commission nationale du débat public (CNDP), e a Rouen nella settimana del 23 febbraio.
I movimenti antinucleari, le associazioni ambientaliste e i politici e amministratori pubblici e parlamentari eletti nella regione Auvergne-Rhône-Alpes che hanno indetto la manifestazione del 2 febbraio per dire no agli EPR, spiegano che «Ci mobiliteremo per contrastare i progetti dell’industria nucleare nella regione Auvergne-Rhône-Alpes. Infatti, se lo Stato ha già scelto dove installare le prime due coppie di EPR2 (a Penly e Gravelines), i siti di Bugey (Ain) e Tricastin (Drôme) sono in “concorso” per ospitare la terza coppia di reattori. Sul sito di Bugey (centrale nucleare situata a una trentina di km da Lione), stanno già cominciando a posare le prime pietre da parte di eletti locali, al fine di rendere il sito idoneo all’accoglienza di nuovi reattori. Nel dicembre 2022 un’inchiesta pubblica ha convalidato la richiesta di modifica dello SCoT (schéma de cohérence territorial) al fine di rendere il sito nucleare di Bugey idoneo all’installazione di reattori di tipo EPR2. Una premura che si riscontra anche a livello governativo: nonostante sia ancora in corso il dibattito pubblico sul rilancio del nucleare, il governo ha già presentato un disegno di legge volto ad accelerare le procedure relative alla costruzione di nuovi impianti nucleari. Martedì 24 gennaio il Senato ha votato a maggioranza a favore di questo disegno di legge. Convalidare questo progetto anche se il dibattito pubblico non è chiuso ci dimostra che, per il governo, la decisione sul rilancio del nucleare sembra già presa. Infine, il tema affrontato in questa sessione ci permetterà di ricordare che, no, l’energia nucleare non salverà il clima. Il nucleare è una fonte di energia troppo lenta, troppo costosa da costruire, responsabile di inquinamenti importanti che impattano sulla biodiversità, inadatta all’innalzamento delle temperature, grande consumatore di acqua: è fondamentale mettere in campo ora soluzioni facilmente ed economicamente accessibili per emergenza climatica».
La coalizione di numerose associazioni e comitati locali che chiama alla mobilitazione a Tours con lo slogan “Stop aux simulacres de débat! Pas de relance du nucléaire!”, sottolinea che in quell’incontro si discuterà del «Programma di costruzione di 6 nuovi reattori nucleari di tipo EPR – un programma imposto da EDF, che concretizza la decisione di rilanciare il nucleare potere preso lo scorso febbraio da Macron. Tuttavia, nessun reattore di tipo EPR è attualmente in funzione: quasi spento in Cina e Finlandia, ancora non finito in Francia e tutt’altro che finito nel Regno Unito. E quando un terzo della flotta nucleare francese viene fermato per motivi di sicurezza o manutenzione, sembra illusorio e pericoloso investire decine di miliardi di euro per rilanciare questa filiera, fonte di disastri. Ma dove e quando siamo stati interpellati, noi tutti che di fatto abitiamo tutti più o meno vicino a uno dei 56 reattori che il Paese già possiede, sulla vera questione che si pone prima di ogni decisione in merito: se rilanciare o meno energia nucleare? La tecnologia nucleare può essere materia per esperti, ma la scelta di svilupparla e subirne le conseguenze è affar nostro. Ci è stato imposta con la forza cinquant’anni fa, pretendono di imporcene il rilancio oggi, disinnescando le opposizioni attraverso quello che chiamano “débat public”. Ma si può ancora parlare di dibattito quando le decisioni sono quasi già state prese e quando l’unica questione, alla fine del processo, è quella di trasmettere pareri ai decisori? Gli “esperti” possono rispondere a domande tecniche, senza dubbio; ma le obiezioni fondamentali, quelle che incidono sulle conseguenze sulla società – quella di oggi e quella delle generazioni future – non avranno mai altra risposta che il silenzio, e possibilmente la repressione. L’opposizione al nucleare non deve lasciarsi imbavagliare o addormentare. Che siamo vecchia o giovane generazione, membri di reti, organizzazioni nazionali o collettivi locali, e qualunque sia il nostro rispettivo mezzo di azione, incontriamoci il 16 febbraio 2023 alle 17:00 a Tours per dire forte e chiaro, insieme, la nostra opposizione al rilancio del nucleare. Nessuna proroga o riavvio: stop al nucleare civile e militare».