Per colmare il gap con l'Ue giocano un ruolo chiave le multiutility
Discariche, capacità di smaltimento satura in 13 Regioni entro l’anno
Report Ambrosetti: su energia, rifiuti e acqua l'Italia arranca sempre di più
[7 Settembre 2020]
Se fosse una pagella, l’Italia sarebbe bocciata in ecologia. La fotografia – legata allo studio sul “ruolo chiave delle multiutility per il rilancio sostenibile dei territori italiani”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A – è implacabile. Male sulle rinnovabili; peggio sui rifiuti: 18 Regioni su 20 satureranno la propria capacità di smaltimento in discarica entro il 2025 e, di queste, 13 Regioni la satureranno già entro il 2020; malissimo sulla gestione idrica.
Alla conferenza di presentazione del report a Cernobbio, hanno preso parte Marco Patuano, Presidente di A2A e Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A. La ricerca propone una gap analysis con i benchmark europei nell’ambito di tre settori strategici: Energia, Ambiente e Ciclo Idrico, e mette in luce i divari esistenti tra l’Italia (e i suoi territori) e i best performer, analizzando il contributo chiave che le multiutility possono assicurare per colmarli, favorendo una transizione sostenibile.
Le multiutility – viene spiegato – alla luce del loro ruolo per lo sviluppo sostenibile dei territori, potranno agire da “catalizzatori” degli investimenti europei. Infatti, la ripresa economica nella fase post-Covid vede un ruolo strategico delle Istituzioni europee, in primis grazie ai finanziamenti approvati tramite il piano Next Generation EU, con una dotazione complessiva pari a 750 miliardi di Euro.
“Le multiutility sono una leva chiave per dispiegare il Green Deal e attivare investimenti in infrastrutture virtuose utili per il Paese. Le imprese devono però avere un ruolo proattivo nello sviluppo di progettualità concrete per attrarre i finanziamenti europei”, afferma Marco Patuano, Presidente di A2A. “Ci sarà una grande mobilitazione di risorse. Per poter sfruttare a pieno questo potenziale è quanto mai necessario prevedere un framework regolatorio e operativo chiaro che consenta alle multiutility di investire efficacemente nelle direzioni indicate da Next Generation EU e in coerenza con gli obiettivi del Paese. Abbiamo aderito alla realizzazione di questo studio insieme ad Ambrosetti perché crediamo fortemente di poter fornire un contributo concreto al raggiungimento di questi obiettivi”.
Ma andiamo con ordine: per l’energia il trend degli ultimi 5 anni indica che l’Italia non raggiungerà i propri obiettivi di rinnovabili nei consumi finali di energia fissati nel Piano Energia e Clima al 2030, con un gap di oltre 7 punti percentuali. Per questo, secondo lo studio, è necessario “aumentare la potenza installata rinnovabile nella generazione elettrica”, ma “esiste ad oggi un rilevante gap impiantistico: ai ritmi attuali, il gap di potenza installata sarà di circa 2.200 MW al 2025 e di circa 2.400 MW al 2030 per l’eolico e addirittura di 3.700 MW al 2025 e di oltre 23.000 MW al 2030 per il fotovoltaico”. Motivo? Niente di nuovo sotto il sole: iter autorizzativi lunghi e complessi (in alcuni casi concreti gli impianti di grandi dimensioni hanno richiesto fino a 8 anni); e NIMBY (“Not In My Backyard”), con 317 contestazioni aperte (ad oggi) con una marcata incidenza per il comparto energetico e quello dei rifiuti. In questo senso, lo studio ribadisce l’importanza di estendere i meccanismi partecipativi esistenti a livello territoriale, al fine di co-progettare l’opera per renderla aderente alle esigenze e accettata dai territori.
Il report per quanto riguarda i rifiuti, pone la questione sotto il tema “Ambiente”, che a noi sembra una scelta lessicale sbagliata, ma comunque non cambia il senso delle cose per quanto riguarda i numeri: l’Italia è ancora lontana dalle migliori esperienze europee per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. Molti territori italiani sono lontani dagli obiettivi vincolanti del 10% dei rifiuti urbani conferiti in discarica al 2035 (con un tasso di conferimento medio nazionale del 21,5%) e del 70% dei rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata al 2030 (con un valore medio nazione pari a 58,2%), fissati dal Circular Economy Package della Commissione Europea. Con un tasso di riciclo dei rifiuti urbani pari al 49,8%, l’Italia è in linea con la media dell’Area Euro pari a 50,3% anche se un ulteriore sforzo è necessario per raggiungere i best perfomer europei (Germania 67,3%, Slovenia 58,9% e Austria 57,7%). La raccolta differenziata e la massimizzazione del riciclo – spiegano gli autori del report – devono essere la priorità a cui tendere; tutto ciò che non è recupero di materia deve essere quantomeno recuperato come energia per minimizzare il conferimento in discarica. L’Italia ha un tasso di recupero energetico pari al 19,1% e rimane indietro rispetto ai benchmark europei (Finlandia, Svezia e Danimarca) che registrano un valore medio del 53,1%.
Malissimo infine il ciclo idrico: l’Italia ha una rete infrastrutturale obsoleta (60% delle infrastrutture ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni) e la metà dell’acqua distribuita viene dispersa. Il gap impiantistico caratterizza anche la capacità di depurare e trattare le acque reflue; l’Italia, infatti, è soggetta a 4 procedimenti di infrazione, con 2 sentenze confermate, che si stima costeranno non meno di 500 milioni di Euro fino al 2024. Tali deficit scontano una carenza di investimenti nel settore idrico. Con 40 Euro per abitante all’anno (rispetto a una media europea annua di 100 Euro per abitante), l’Italia si posiziona al terzultimo posto nella classifica europea per investimenti nel settore, davanti solo a Malta e Romania. Inoltre, il livello attuale della tariffa (1,87 Euro/m3, la metà rispetto a quella francese e il 40% in meno rispetto a quella tedesca) non permette di coprire il gap infrastrutturale e deresponsabilizza il consumo, in un Paese già fortemente idrovoro (4° Paese in Europa per consumi di acqua pro-capite, con 220 litri al giorno per abitante).
“Il nuovo quadro di riferimento europeo – dal Green Deal al meccanismo Next Generation EU– rappresenta una grande opportunità per colmare i gap esistenti e rilanciare lo sviluppo sostenibile dei territori italiani”, dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. “Dobbiamo colmare con urgenza i gap dei territori italiani. 18 Regioni su 20 satureranno la propria capacità di smaltimento in discarica entro il 2025 e, di queste, 13 Regioni la satureranno già entro il 2020. Anche il ciclo idrico ha ampi spazi di ottimizzazione, con una rete infrastrutturale obsoleta. Con il 47,9% dell’acqua prelevata dispersa lungo la rete, più del doppio rispetto alla media europea, siamo all’ultimo posto nella classifica europea.”