Dismissione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi: giudizio positivo dell’Iaea, ma i problemi sono ancora molti
E la Japan Atomic Power Company ha truccato i dati sulla sicurezza della centrale di Tsuruga
[31 Agosto 2021]
Nei giorni scorsi un team di 12 esperti dell’ International atomic energy agency ha completato la “International Peer Review of Japan’s Mid-and-Long-Term Roadmap Towards the Decommissioning of TEPCO’s Fukushima Daiichi Nuclear Power Station” dei piani e delle attività del Giappone per la dismissione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, evidenziando i notevoli risultati ottenuti nell’ultimo decennio e le principali sfide future. La revisione, richiesta del governo del Giappone, è la quarta missione Iaea a Fukushima Daiichi dopo il disastro nucleare del 2011 e si è svolta dal 30 giugno al 27 agosto, mettendo insieme meeting online, incontri in presenza a Vienna e Tokyo e una visita all’impianto nucleare nel Giappone orientale.
Secondo il team Iaea, «Il Giappone ha compiuto progressi significativi dall’incidente passando da una situazione di emergenza a una situazione stabile, gestendo le attività quotidiane nel sito, riducendo i rischi per la forza lavoro e l’ambiente e pianificando lo smantellamento con un approccio industriale sistematico. Le condizioni del sito sono ulteriormente migliorate dalla precedente revisione dell’Iaea nel 2018, con un calo della produzione di acqua contaminata, lo svuotamento sicuro di una piscina di combustibile esaurito, una migliore comprensione dei detriti del combustibile del reattore, nuove strutture per la gestione delle scorie e misure contro gli tsunami estremi e terremoti. Ma l’ambiente di smantellamento rimane complesso e impegnativo».
il leader del team Christophe Xerri, direttore della Division of nuclear fuel cycle and waste technology dell’Iaea, ha evidenziato che «Lo smantellamento di Fukushima Daiichi è un’impresa straordinariamente complessa e impegnativa che richiede notevoli capacità e competenze tecniche, nonché una gestione su larga scala e un’esperienza di progetto. Il Giappone ha continuato a fare progressi impressionanti dalla nostra precedente missione di revisione tre anni fa. Tuttavia, rimangono molte sfide da affrontare, che richiedono ricerca e sviluppo tecnologico, continua dedizione alla sicurezza e una valutazione approfondita delle opzioni tecniche per completare il progetto di smantellamento».
E uno dei problemi più grossi è il recupero e la gestione delle scorie e detriti dai reattori danneggiati, ha affermato.
La revisione Iaea ha avuto luogo pochi mesi dopo che il Giappone ha deciso ad aprile come smaltire grandi quantità di acqua trattata accumulata nel sito dopo l’incidente. La missione del 2018 aveva consigliato al Giappone di decidere urgentemente sulla questione, e la missione di quest’anno ha accolto con favore che fosse stata presa una decisione, affermando che «Faciliterà l’intero piano di smantellamento». Ma lo smaltimento dell’acqua contaminata nell’oceano ha sollevato durissime critiche da parte delle associazioni ambientaliste.
Per aiutare ad affrontare le sfide future di un progetto di smantellamento che dovrebbe durare diversi decenni – e che sta andando molto più lentamente e con un costo molto più alto di quello che si presumeva – il team Iaea ha incoraggiato il Giappone a «iniziare a stanziare risorse sufficienti per pianificare e preparare le attività oltre i prossimi 10 anni fino alla fine dei lavori».
Nel suo rapporto consegnato alle autorità giapponesi, il team Iaea ha comunque riconosciuto una serie di successi rispetrto alla situazione verificata dalla missione del 2018: Rafforzamento della gestione del progetto; Misure di riduzione del rischio, come il completamento dello svuotamento della vasca di combustibile esaurito dell’unità reattore 3 nel febbraio di quest’anno; Migliore comprensione della presenza di detriti di combustibile nelle unità del reattore 1-3 e sviluppo, con il supporto del Regno Unito, di un braccio robotico unico nel suo genere per il test di recupero dei detriti di combustibile dall’unità 2 nel 2022.
Il team Iaea ha incoraggiato il Giappone a «Continuare a portare avanti e a migliorare la sua strategia per uno smantellamento sicuro ed efficace. In questo senso, un ulteriore sviluppo delle risorse umane in settori come la gestione dei progetti sarà vitale». Inoltre il team di esperti ha suggerito «L’applicazione dei principi dell’economia circolare per massimizzare l’efficienza e ridurre gli sprechi» e ha fatto notare che «Le informazioni attualmente raccolte sui detriti di combustibile, nonché l’esperienza che verrà acquisita dal suo recupero dall’unità 2, saranno utilizzate nello sviluppo di opzioni per le fasi successive, in particolare per quanto riguarda le unità 1 e 3».
Xerri ha concluso: «Una dismissione riuscita di Fukushima Daiichi nei prossimi due o tre decenni richiederà un programma disciplinato e una gestione dei progetti per affrontare rischi e incertezze significativi, una continua attenzione alla cultura della sicurezza e ulteriori sviluppi scientifici e tecnologici».
Se il governo giapponese tira un sospiro di si ollievo per Fukushima dopo tante cattive notizie, altrettanto non può fare per quanto riguarda la sicurezza delle altre centrali nucleari: l’Autorità di regolamentazione nucleare giapponese (NRA) ha deciso di sospendere lo screening di sicurezza per il riavvio del reattore n. 2 della la centrale nucleare di Tsuruga nella prefettura di Fukui dopo aver scoperto che l’operatore, la Japan Atomic Power Company. (JAPC) aveva alterato i dati di un’indagine.
In un editoriale l’Asahi Shimbun scrive che «E’ necessario chiarire come e perché si è verificato il comportamento scorretto, che fondamentalmente mina il processo di screening, e chi ne ha la responsabilità».
Sotto le aree intorno a Wakasa Bay, il sito dove sorge la centrale nucleare di Tsuruga, ci sono un gran numero di linee di faglia geologicamente attive e nel 2012 un team dell’NRA ha sottolineato che una linea di faglia che corre direttamente sotto il reattore n. 2 potrebbe essere attiva. Un reattore nucleare situato direttamente sopra una faglia attiva dovrebbe essere dismesso, ma la JAPC ha sostenuto che la faglia non è attiva e nel 2015 aveva chiesto uno screening del reattore per un eventuale riavvio.
L’Asahi Shimbun rivela che «E’ stato riscontrato, tuttavia, che i documenti che l’azienda aveva presentato per un processo di valutazione contenevano più di 1.000 errori. E’ inoltre emerso, nel corso di una riunione del 2020 per lo screening di sicurezza, che i dati geologici erano stati riscritti. Le modifiche erano state apportate alle registrazioni delle osservazione dei campioni raccolti dalle formazioni geologiche, che rappresentano il fondamento stesso dell’indagine scientifica. Se non si può riporre fiducia in quei dati, semplicemente non ha alcun significato discutere della sicurezza del reattore nucleare. Una simile riscrittura dei dati grezzi è qualcosa di severamente sconsigliato nelle osservazioni o negli esperimenti scientifici».
La dirigenza JAPC ha sostenuto che le modifiche sono state apportate da impiegati che «Non sapevano che non avrebbero dovuto farlo» e che i superiori, compreso un dirigente incaricato della questione, «erano all’oscuro di quanto stava accadendo».
Ma l’Asahi Shimbun fa notare che «La posta in gioco qui, tuttavia, è la questione della disciplina gestionale e organizzativa, compresa la formazione degli ingegneri. L’ANR che aveva ragione nel condannare rigorosamente la pratica e nel sospendere il processo di screening. Inoltre, alcune delle alterazioni, complessivamente 80, hanno comportato la modifica delle formulazioni per negare la possibilità che la linea di faglia si fosse spostata in passato, un’informazione chiave che ha attinenza con il fatto che il reattore debba essere autorizzato a tornare in rete. La JAPC non avrebbe il diritto di far funzionare un reattore nucleare se si fosse intenzionalmente impegnata in una cattiva condotta per volgere a proprio vantaggio il processo di screening».
L’atra cosa abbastanza incredibile evidenziata dall’editoriale del giornale giapponese è che «E’ impossibile avere tutti i documenti presentati comprovati nello screening di sicurezza per i reattori nucleari, quindi i regolatori non hanno altra scelta che fidarsi della buona volontà degli operatori. La manipolazione arbitraria dei dati compromette l’affidabilità dei risultati dello screening, anche per altri reattori nucleari. JAPC dovrebbe divulgare tutti i documenti e materiali pertinenti, nonché i dettagli dello sviluppo. JAPC, specializzata nel funzionamento di reattori nucleari, ha mantenuto la propria attività vendendo energia elettrica alle principali società di servizi regionali. Sono state prese decisioni per demolire due dei quattro reattori nucleari della JAPC. La sopravvivenza della compagnia ora dipende dai due restanti: il reattore n. 2 dell’impianto di Tsuruga e l’impianto nucleare a reattore singolo Tokai n. 2 nella prefettura di Ibaraki».
Ma a marzo il tribunale distrettuale di Mito ha disposto la sospensione dell’impianto Tokai n. 2, che la JAPC stava preparando per la ripartenza, a causa di carenze nei piani di evacuazione di emergenza.
Nessuno dei reattori nucleari della JAPC è stato riattivato dopo il terremoto e lo tsunami che hanno innescato il disastro nucleare di Fukushima nel 2011. La JAPC è restata a galla grazie alle “tariffe base” che le principali società di servizi regionali le pagano annualmente sulla base di accordi.
L’Asahi Shimbun si chiede se sia saggio mantenere la JAPC in attività dopo tutti questi “trucchi” e conclude: «Le utility che detengono partecipazioni in JAPC sarebbero troppo irresponsabili se continuassero a lasciare la questione irrisolta. Anche il governo dovrebbe prendere parte attiva nell’affrontare il problema, che è la conseguenza della politica nucleare di lunga data del Giappone».