Dominica al 100% rinnovabile con l’energia geotermica

Fra due anni potrebbe produrre tutta l’energia elettrica necessaria ed esportare il surplus

[6 Maggio 2024]

Un piccolo ma crescente numero di Paesi sta puntando concretamente e celermente a produrre tutta la propria elettricità da fonti rinnovabili. La Dominica, nei Caraibi orientali e governata dal laburista Roosevelt Skerrit, vuole diventare il primo piccolo Stato insulare in via di sviluppo (small island developing State – SIDS) a smettere di utilizzare combustibili fossili per la produzione di energia  e per farlo punta sull’energia geotermica.

La maggior parte dei SIDS dipende dai combustibili fossili importati per la produzione di elettricità e per i trasporti, il che mette a dura prova le loro risorse e a repentaglio la loro sicurezza energetica, esponendoli ai capricci dei mercati internazionali dei combustibili.

Ma la Dominica, 754 km2 e oltre 72.000 abitanti, ha a disposizione una inesauribile fonte di energia pulita sotto la Roseau Valley, una nota destinazione turistica a breve distanza dalla capitale, Roseau, che potrebbe fornire così tanta elettricità che il governo progressista dominicano potrebbe persino rivendere quella in eccesso alle isole vicine.

E, in uno speciale dedicato a Dominica, UN News fa notare che «L’energia geotermica non ha nessuno dei problemi di intermittenza dell’eolico e del solare – in altre parole, fornisce energia stabile giorno e notte – e non occupa alcuna superficie immobiliare, mantenendo la Roseau Valley nel suo stato incontaminato. I tubi vengono trivellati in profondità nel sottosuolo fino a raggiungere un “serbatoio geotermico”, un accumulo di acqua riscaldata dal calore sotterraneo della Terra a circa 250° Celsius. Poiché Dominica si trova in cima a una cresta vulcanica, questo calore è relativamente vicino alla superficie. Quando i tubi raggiungono il serbatoio, l’alta pressione lo spinge in superficie, dove viene convertito in vapore per azionare le turbine che producono elettricità».

Fred John, capo dell’impresa statale Dominica Geothermal Development Corporation, sottolinea che «Abbiamo trovato un eccellente serbatoio geotermico nella Roseau Valley, a circa mille metri di profondità. Abbiamo costruito due pozzi, uno per far salire l’acqua calda e un altro per restituirla al serbatoio, quindi è un sistema a circuito chiuso. Abbiamo scelto la tecnologia più rispettosa dell’ambiente e migliore della categoria».

Il governo della Dominica è convinto da decenni che la geotermia potrebbe trasformare i mezzi di sussistenza insulari, tagliando il costo dell’elettricità in un Paese che attualmente dipende dal costoso diesel importato, integrato dall’energia idroelettrica e da una piccola quantità di energia eolica e solare.

Vince Henderson, ministro dominicano degli esteri, della pianificazione economica della resilienza climatica, dello sviluppo sostenibile e delle energie rinnovabili, ricorda che   «La Dominica ha perseguito questa fonte di energia già nel 1969. Studi condotti con l’assistenza delle Nazioni Unite hanno stabilito che abbiamo il potenziale per alimentare l’isola. Abbiamo l’ambizione di realizzare questo potenziale sin dal 1974, quando abbiamo creato la Geothermal Development Corporation».

Ma al piccolo – e un po’ troppo di sinistra – governo di Dominica ci sono voluti 40 anni per assicurarsi i finanziamenti necessari per perforare pozzi di test che hanno confermato che l’energia geotermicaè commercialmente fattibile e che il surplus energetico prodotto potrebbe essere venduto ai vicini dipartimenti di oltremare francesi di Martinique e Guadeloupe.

Henderson sottolinea che «Lo sviluppo dell’energia geotermica è molto costoso, soprattutto per gli Stati insulari remoti. Siamo stati fortunati perché, per arrivare dove siamo, abbiamo ricevuto una combinazione di sovvenzioni e prestiti agevolati che provengono da diverse fonti, tra cui la Caribbean Development Bank, l’American Development Bank e la Banca Mondiale e i governi di Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Tuttavia, se la comunità internazionale è seria, ci devono essere degli investimenti iniziali sotto forma di sovvenzioni».

Il governo laburista della Dominica è convinto che l’energia geotermica prodotta dall’impianto potrebbe fornire energia elettrica all’isola entro i prossimi due anni, un breve periodo di attesa considerando la battaglia quarantennale per far decollare il progetto.

John conclude: «Penso che questo dia al Paese una vera possibilità di trasformarsi economicamente. Il primo passo sarà un’elettricità più economica per tutti, il che farà un’enorme differenza. Ma poi procederemo a venderla, portando entrate alla Dominica e permettendo all’intera economia dell’isola di crescere».