Bellona: manca il marchio "smart" sul clima e non è pronto per l’Europea Green Deal
Energia: il progetto di regolamento TEN-E della Commissione Ue non piace agli ambientalisti
Greenpeace: gioco di prestigio della Commissione Ue fa sì che il denaro passi al gas sporco
[16 Dicembre 2020]
Secondo l’associazione ambientalista/scientifica Bellona, mentre il progetto di regolamento TEN-E pubblicato ieri dalla Commissione europea fa passi importanti »Mentre alcuni osservatori possono aver motivo di gioire in quanto il progetto non include più una categoria dedicata al metano, è semplicemente stata sostituita dalla categoria “reti del gas ismart” con riferimenti a varie forme di «rinnovabili e gas low carbon».
Bellona Europa aveva già denunciato tentativi deliberati dell’industria del gas di ingannare sul mix di gas futuro «utilizzando parole fuorvianti o confondendo la terminologia, con specifici riferimenti a “decarbonizzato” e al gas “rinnovabile”». L’associazione dice che citare i gas rinnovabili low carbon come fa il progetto di regolamento TEN-E, «Potrebbe ancora permettere progetti di gas fossili e lo sviluppo di nuove infrastrutture fossili per poter beneficiare di progetto di interesse comune (PCI) di stato. Senza chiarire meglio quanto scritto nel nuovo regolamento, le infrastrutture che dovrebbero trasportare il bio-metano o il metano sintetico potranno beneficiare di un sostegno , E siccome questi gas sono chimicamente identici e intercambiabili con i gas fossili, tutte le attuali e infrastrutture per il gas previste sono facilmente collocabili nella TEN-E rivista». Bellona fa l’esempio dei gasdotti in costruzione che potrebbero essere spacciati come pronti in futuro per il trasporto di gas rinnovabili o low carbon e che invece trasporteranno gas fossile.
Ancora più duro il giudizio di Greenpeace European Unit: «L’aggiornamento proposto dalla Commissione europea delle regole per le reti energetiche europee lascia intatto il ruolo dominante dell’industria del gas e il denaro pubblico continua a scorrere verso il gas sporco. Il regolamento Trans-European Energy Networks (TEN-E) stabilisce le regole che disciplinano i progetti di infrastrutture energetiche che ricevono finanziamenti pubblici e determina il modo in cui l’industria del gas è coinvolta nel prendere tali decisioni. Il piano mantiene il ruolo dell’industria del gas nelle decisioni di finanziamento della Commissione, attraverso il Network of Transmission System Operators for Gas (ENTSO-G). Sebbene la proposta della Commissione escluda le sovvenzioni per progetti che sono esclusivamente a gas fossile, lascia la porta aperta al finanziamento del gas attraverso reti “smart” che potrebbero trasportare gas fossile e altri combustibili in futuro e a infrastrutture per l’idrogeno a base di combustibili fossili».
L’organizzazione ambientalista ricorda che «ENTSO-G, i cui membri dipendono direttamente dall’uso continuato dell’infrastruttura del gas, esercita una notevole influenza sull’elenco dei progetti di interesse comune (PCI) dell’Ue che determina l’assegnazione dei finanziamenti dell’Ue. In passato, attraverso questo processo, i membri dell’ENTSO-G hanno beneficiato direttamente di circa tre quarti dei finanziamenti pubblici dell’Ue per le infrastrutture del gas resi disponibili».
Greenpeace e la campagna Fossil Free Politics chiedono la fine di questo tipo di conflitto di interessi e del trattamento preferenziale dell’industria dei combustibili fossili nella politica climatica ed energetica dell’Ue.
E pur essendo tra le poche associazioni ambientaliste favorevoli alla Carbon capture and storage (CCS) Bellonas mette in guardia anche sulle centrali elettriche a carbone “CCS Ready”: «In realtà questo significa quasi nulla, con zero modifiche tangibili al progetto o alla pianificazione dell’impianto» e il CCS si trasformerebbe solo in una promessa futuribile che consentirebbe alle centrali elettriche di prendersela con comodo.
Per quanto riguarda l’inclusione del “synthethic gas” «Si tradurrà in recarbonizzazione (di idrogeno utilizzato, che dovrebbe essere utilizzato direttamente come combustibile pulito, combinate con carbone fossile) piuttosto che in decarbonizzazione. Se la CO2 proviene da una fonte fossile, il processo di metanazione trasferisce solo le emissioni da una parte all’altra del sistema, dove sfuggono nell’atmosfera quando il “gas sintetico” viene bruciato».
Bellona evidenzia che «La presentazione dell’idrogeno come parte di questo mosaico di termini, quando sia una categoria dedicata all’idrogeno che una categoria per l’elettrolisi sono incluse nella bozza della TEN-E , è motivo di preoccupazione. Nonostante la Commissione sostenga che la valutazione della sostenibilità PCI è stata rafforzata nella TEN-E rivista, non salvaguardano dal’impatto climatico e differiscono tra le categorie» e «questo significa che l’idrogeno non è in linea con la valutazione di sostenibilità nella categoria dell’idrogeno potrebbe essere ammissibile come PCI nella categoria “smart gas grid” – con un diverso insieme di criteri. Ciò, in combinazione con la natura poco chiara dei criteri di sostenibilità, mette a repentaglio l’impatto sul clima (o addirittura la pertinenza) della TEN-E, ad esempio consentendo il sostegno all’idrogeno da elettricità non rinnovabile. Non possiamo permettere che un linguaggio confuso giustifichi l’ulteriore sviluppo di infrastrutture del gas già estese, quando per stessa ammissione della Commissione europea: “Considerando che la futura domanda di gas naturale è stimata in significativa diminuzione in linea con gli obiettivi del Green Deal, le infrastrutture del gas naturale non sono più ha bisogno di sostegno attraverso la politica TEN-E. La monumentale sfida di utilizzare abbastanza energia rinnovabile per eliminare gradualmente i combustibili fossili non deve essere compromessa da queste “soluzioni” inefficaci e dannose : la priorità deve essere quella di implementare infrastrutture di trasmissione di elettricità su larga scala se vogliamo avere qualche speranza di rispettare il target zero per la rete Ue».
Bellona invece esulta – a differenza di molte altri organizzazioni ambiengtaliste – perché la Commissione europea ha mantenuto le «reti di anidride carbonica transfrontaliere» come area tematica prioritaria, citando «”prove limitate per rimuovere le reti di anidride carbonica dal regolamento TEN-E». Per Bellona Europa il CCS è di vitale importanza per arrivare alla carbon neutrality entro il 2050. E «loda la Commissione europea per aver in considerazione le nostre raccomandazioni . Vale la pena notare, tuttavia, che l’attuale progetto perde un’importante opportunità nel non includere tutte le modalità di trasporto, aumentando la flessibilità del sistema in fase di sviluppo e quindi il suo vantaggio transfrontaliero».
Comunque, nel complesso, i criteri di sostenibilità contenuti nel regolamento presentato dalla Commissione Ue son o insi<ufficienti per garantire la coerenza con l’obiettivo della carbon neutrality entro il 2050: «Oltre ad essere non-specifici e poco chiaro, non incorporano sufficientemente l’impatto climatico del reale utilizzo/produzione del progetto in questione. E con le questioni di applicabilità e responsabilità ci sono poche garanzie che i criteri siano poco di più di una semplice aggiunta pro-forma o di un pigro esercizio di etichettatura».
Silvia Pastorelli, attivista europea per il clima e l’energia di Greenpeace, conclude: «La Commissione Ue sta giocando a carte con l’emergenza climatica, prendendo i soldi dal gas fossile con una mano, restituendoli poi come sostegno per l’idrogeno fossile con l’altra. La rete energetica dell’Ue ha bisogno di una revisione per dare priorità all’elettrificazione e il denaro pubblico dovrebbe solo sostenere le energie rinnovabili. La Commissione ha avuto la possibilità di ridurre finalmente la straordinaria influenza delle compagnie del gas e di rendere la politica energetica dii interesse pubblico, ma la stanno facendo saltare».