I sussidi energetici nell’Ue sono dannosi per ambiente, clima ed economia
L’Italia seconda nell’Ue per investimento complessivo nei sussidi energetici e terza per PIL procapite
[6 Giugno 2022]
L’attuale aumento dei prezzi dell’energia all’ingrosso in Europa ha spinto i governi a mettere in atto misure per proteggere i consumatori dall’impatto diretto dell’aumento dei prezzi e Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Georg Zachmann del think tank Bruegel hanno pubblicato il dataset “National policies to shield consumers from rising energy prices” che ha lo scopo di tracciare e fornire una panoramica (non esaustiva) delle diverse politiche utilizzate dai Paesi Ue a livello nazionale per mitigare l’effetto del picco di prezzo per i consumatori.
Dal lavoro dei ricercatori del Bruegel avvertono che «Le misure a livello subnazionale e sovranazionale sono escluse dall’ambito di questo datset, ma ciò non implica affatto che siano meno rilevanti. Mentre le politiche a livello regionale possono avere un impatto considerevole sui consumatori, ad esempio in Belgio, nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea sia la regolamentazione che le tasse sull’energia sono fissate a livello nazionale. Allo stesso modo, sono di estrema importanza anche le misure a lungo termine per contrastare la volatilità dei prezzi dell’energia. Paesi come l’Italia e la Spagna (tra gli altri) chiedono un’azione congiunta a livello dell’Ue per implementare stock strategici e approvvigionamento congiunto di gas naturale mentre altri, come Ungheria e Repubblica Ceca, vogliono ripensare il meccanismo dell’Emissions Trading Scheme e la Francia è esplicita sulla riforma del meccanismo di tariffazione del mercato energetico europeo. Riconosciamo che vale la pena indagare su questi sviluppi e li abbiamo esaminati in una pubblicazione prima della riunione del Consiglio europeo di dicembre, in cui i leader dell’Ue sono tornati sulla questione dei prezzi dell’energia».
Il dataset mostra i finanziamenti stanziati nel periodo da settembre 2021 a maggio 2022 da Paesi dell’Ue, Norvegia e Regno Unito per proteggere le famiglie e le imprese dall’aumento dei prezzi dell’energia e dalle loro conseguenze sul costo della vita. Una tabella che classifica le misure in 7 tipi di risposte. Tutte le misure sono state discusse, proposte o emanate da settembre 2021, quando la crisi energetica era già in atto. I ricercatori avvertono che «Definiamo una misura “discussed” quando attori importanti della società civile, come i partiti politici, hanno discusso pubblicamente la misura ma non è stata intrapresa alcuna azione formale per attuarla. Infine, con il termine “proposed” ci si riferisce a misure che sono state pubblicamente annunciate da alti funzionari di governo come i ministri».
Secondo i calcoli del Bruegel, da settembre 2021 a maggio di quest’anno i 27 paesi dell’Ue hanno speso 180,1 miliardi di euro per alleviare l’impatto sui cittadini della crescita dei prezzi energetici. A stanziare la maggior quantità di fondi è stata la Germania con 43,2 miliardi, seguita dall’Italia con 37 e dalla Francia con 35. Ma se si guarda al PIL, l’Italia ha impegnato il 2,1% ed è al terzo posto dietro a Grecia (3,7%) e Lituania (3,6%). E infatti la scheda dedicata all’Italia tra le più corpose. Ecco cosa ricostruisce il dataset di Bruegel per il nostro Paese:
Italia. Il 27 settembre l’Italia ha approvato misure a breve termine per un valore inferiore a 3 miliardi di euro per compensare il previsto aumento dei prezzi al dettaglio dell’energia elettrica fino alla fine del 2021.
Il finanziamento è suddiviso in 2 miliardi di euro per eliminare gli oneri generali di sistema nel settore elettrico e in 480 milioni di euro per ridurre gli oneri generali sulla bolletta del gas. Gli oneri di sistema sulla bolletta elettrica saranno compensati con 700 milioni di euro dai proventi delle aste di CO2 e 1,3 miliardi di euro dal Fondo nazionale per i servizi energetici e ambientali.
L’Iva sull’uso del gas naturale scenderà al 5% sulle forniture per “usi civili e industriali”. La misura si applica dall’ultimo trimestre del 2021 (da ottobre a dicembre). L’IVA sulle bollette del gas è ora al 10% e al 22% a seconda dei consumi. L’Italia intende rafforzare anche il ‘bonus sociale’ sulle bollette per le famiglie in difficoltà economiche e con gravi malattie, per le quali saranno stanziati 450 milioni di euro. Le strutture saranno rideterminate dall’autorità per l’energia per l’ultimo trimestre del 2021 per “ridurre al minimo gli aumenti dei costi di fornitura”.
Per circa 6 milioni di piccole imprese (con utenze in bassa tensione fino a 16,5kW) e circa 29 milioni di clienti domestici, le tariffe relative agli oneri generali di sistema sono fissate a zero per l’ultimo trimestre del 2021.
Nuove misure saranno probabilmente introdotte all’inizio del prossimo anno, portando il costo totale del contenimento dei prezzi dell’energia per il governo a circa 5 miliardi di euro .
Il 9 dicembre 2021 il governo italiano ha deciso di integrare la spesa di 2,8 miliardi di euro già prevista per il 2022 con un miliardo aggiuntivo.
Il 18 dicembre 2021, il governo ha delineato come spenderà i fondi per il 2022: 1,8 miliardi di euro saranno utilizzati per eliminare gli oneri di sistema per gli utenti di energia elettrica (famiglie e microimprese con fabbisogno energetico fino a 16,5 kilowatt). Ulteriori 480 milioni di euro sono stati stanziati per annullare gli addebiti sulla bolletta del gas per tutti gli utenti. Poi, come a settembre, ci sarà una riduzione dell’Iva al 5% sia per usi civili che industriali, con una perdita di gettito stimata in 608 milioni di euro. Infine, 912 milioni di euro saranno utilizzati per aumentare il bonus sociale (lo sconto sulle bollette per le famiglie economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute) al fine di compensare nuovi aumenti. Il governo italiano ha inoltre introdotto la possibilità per i consumatori di pagare la bolletta energetica in più rate per tutto il 2022.
Il 12 gennaio 2022, il ministro dell’Industria italiano ha annunciato un imminente aumento delle imposte sulle società per le società energetiche che hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi dell’energia. Questo arriva pochi giorni dopo che Matteo Salvini, capo del partito politico del ministro dell’Industria, ha chiesto un aumento del disavanzo di almeno 30 miliardi di euro.
Complessivamente, il sostegno statale alle famiglie in difficoltà dovrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi di euro fino a marzo 2022.
Il 21 gennaio 2022 il Consiglio dei ministri ha annunciato nuove misure (+1,7 miliardi di euro) a fronte di bollette elevate. Questi si aggiungono ai 3,8 miliardi di euro previsti e portano il totale a 5,5 miliardi di euro solo per il primo trimestre del 2022. Le misure extra sono più mirate a sostenere il mondo delle imprese con un credito d’imposta del 20% per tutte le società ad alta intensità energetica che subiscono un aumento dei prezzi del 30% rispetto al 2019. Parte dei finanziamenti extra saranno finanziati attraverso una tassa sugli utili inaspettati da febbraio a entro la fine del 2022 sui produttori di energia elettrica solare, eolica, idroelettrica e geotermica.
Il 19 marzo 2022 l’Italia ha approvato un nuovo pacchetto da 4,4 miliardi di euro per allargare il bonus sociale a 5,2 milioni di famiglie (che pagheranno luce e gas ai prezzi dell’estate 2021) e per ridurre di 25 centesimi il prezzo della benzina fino a fine aprile. Altre misure contenute nel pacchetto sono i crediti d’imposta per le imprese e il pagamento rateale della bolletta energetica ai cittadini. I fondi saranno reperiti da una tassa inaspettata del 10% sulle società energetiche e porteranno l’importo totale a 20,4 miliardi di euro spesi da settembre.
Il 21 aprile 2022 il Senato ha approvato 8 miliardi di euro di spesa extra , di cui 5,5 miliardi per contrastare l’aumento dei prezzi dell’energia e il resto per aiutare i settori produttivi più colpiti dell’economia. Gli oneri di sistema sulla bolletta dell’energia elettrica saranno mantenuti a zero per tutta l’estate e l’IVA sarà fissata al 5% della bolletta del gas. Anche il bonus sociale per luce e gas è stato esteso a tutte le famiglie a basso reddito (la cui categoria è stata precedentemente ampliata). Sono stati inoltre progettati crediti d’imposta per le imprese energivore ed è stato attivato un fondo di 800 milioni per il settore automotive. Sono state inoltre adottate misure per favorire l’installazione di fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico in particolare). IL degree prevede anche che l’aria condizionata dovrà rimanere al di sopra dei 25 gradi Celsius durante il periodo estivo.
Il 2 maggio il premier Mario Draghi ha delineato un nuovo pacchetto di misure del valore di 14 miliardi per aiutare le famiglie e le imprese ma anche per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e degli impianti di rigassificazione. La misura-bandiera del pacchetto è un bonus una tantum di 200 euro per 28 milioni di lavoratori e pensionati (con un livello di reddito inferiore a 35.000 euro). Il decreto prevede poi una riduzione di 0,8 punti percentuali dell’aliquota previdenziale dei dipendenti pubblici, un fondo di 200 milioni di euro per le imprese che commerciano con Russia, Ucraina e Bielorussia e crediti d’imposta per le PMI per investimenti in immobilizzazioni immateriali (50%) e per la formazione (70% per le piccole imprese e 50% per le medie imprese). È stato inoltre progettato un fondo da 600 milioni di euro per aiutare le grandi città nell’attuazione degli obiettivi del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Prorogati fino a fine settembre il Superbonus (un credito d’imposta del 110% sull’efficientamento energetico degli edifici) e il bonus sociale per le spese energetiche (riguardanti le famiglie con reddito inferiore a 12mila euro). Prolungato anche il taglio delle accise sui carburanti: lo sconto, del valore di 30 centesimi al litro su benzina e diesel, viene esteso alle auto a metano, la cui accisa verrà azzerata e l’IVA ridotta dal 22% al 5%. Questo durerà per tutti i combustibili fino all’8 luglio 2022. Per le aziende il credito d’imposta per l’acquisto di gas ed energia elettrica sale al 25%. E gli autotrasportatori beneficeranno di un credito d’imposta del 28% per il primo trimestre 2022 per le spese sostenute per l’acquisto di gasolio. Un credito d’imposta del 10% è destinato anche alle imprese energivore per il gas naturale acquistato nel primo trimestre del 2022. Tre miliardi di euro serviranno per adeguare i prezzi degli appalti pubblici, in quanto le materie prime utilizzate nelle costruzioni risentono dell’elevata inflazione. La bozza di decreto stanzia 3 miliardi per il 2022, 2,5 miliardi per il 2023 e 1,5 miliardi per ogni anno dal 2024 al 2026. Le misure saranno finanziate principalmente aumentando dal 10 al 25% la tassazione inaspettata delle imprese energetiche.
Tagliapietra, docente di politiche energetiche, climatiche e ambientali all’università Cattolica di Milano e Senior fellow del Bruegel, ha commentato i dati su Twitter spiegando che «Questi «Pesanti sussidi sono insostenibili dal punto di vista delle finanze pubbliche e dannosi dal punto di vista geopolitico e di sicurezza energetica, per non parlare dell’ambiente. I governi ora devono indirizzare la loro azione ai cittadini vulnerabili».
In un’intervista a EURACTIV , Tagliapietra ha spiegato che «Tutte le misure elencate nel rapporto sono state varate dai governi europei a partire dall’estate scorsa, con l’aspettativa che i rialzi dei prezzi – dovuti al minore invio di gas dalla Russia in Europa prima della guerra – fossero una questione di qualche mese. Interventi pensati per durare poco stanno però diventando strutturali e sempre più costosi. Per questo tali provvedimenti non sono più sostenibili né dal punto di vista fiscale né da quello della sicurezza energetica. In una fase, infatti, in cui essa è messa a repentaglio dal rischio di possibili nuovi tagli o blocchi totali delle forniture russe, la risposta deve essere quella di far diminuire la domanda. Tenere artificialmente più bassi i prezzi dell’energia grazie ai sussidi fa sì che gli Stati europei non diano il segnale di prezzo necessario in questo momento. Inoltre, la politica dei sussidi è regressiva perché aiuta più i ricchi – che hanno consumi maggiori – dei poveri, e ha effetti dannosi anche dal punto di vista ambientale. Occorre dunque una ricalibrazione, per dirigere gli incentivi ai cittadini più vulnerabili ed eliminare sovvenzioni orizzontali che non hanno più senso, oltre a una politica di riduzione dei consumi nei settori meno strategici, al fine di far diminuire la domanda di energia».