Energie rinnovabili: la Gran Bretagna non centrerà gli obietti per il 2020
Una situazione problematica che con la Brexit rischia di diventare caotica
[5 Luglio 2016]
Secondo il rapporto Future Energy Scenarios (FES) della la National Grid UK, quasi certamente la Gran Bretagna non ce la farà a rispettare i suoi obiettivi di Europa 2020 per le energie rinnovabili.
Il rapporto presenta 4 scenari possibili sulla base di coinvolgimento degli stakeholder a livello di industria e ricerche approfondite, e presenta il futuro energetico possibile della Gran Bretagna. Per capire il potenziale impatto sulla domanda e l’offerta di energia, gli scenari prendono in considerazione diverse politiche e quadri economici
Marcus Stewart, responsabile energy insights di National Grid, ha sottolineato: «Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione energetica con uno spostamento della domanda che richiede risposte: un aumento esponenziale nelle fonti rinnovabili e l’adozione di nuove tecnologie, come i veicoli elettrici. Come operatore del sistema, abbiamo la fortuna di essere al centro dell’industria energetica e di poter raccogliere costantemente i dati per poter dare un senso ai cambiamenti che stanno arrivando sul nostro percorso. I nostri scenari sono di vitale importanza per tutti coloro che cercano di tenere il passo con il rapido ritmo dei cambiamenti nel settore energetico».”
Gli scenari sono stati sviluppati utilizzando i dati provenienti da molte fonti e nel corso dell’ultimo anno National Grid ha lavorato con 362 organizzazioni di stakeholder, tra le quali università, governo, industria, associazioni di categoria ed ONG, per garantire che i suoi scenari continuano ad essere un punto di riferimento per poter prendere decisioni essenziali.
«Quest’anno – spiega Stewart – abbiamo sviluppato i nostri scenari, integrando le nuove tecnologie e gli sviluppi, come il nuovo stoccaggio di energia elettrica. Esploriamo in dettaglio se l’obiettivo 2050 di riduzione del carbonio è ancora realizzabile e quali passi dobbiamo fare come società per rimanere in pista per raggiungerlo». .
Ma anche nello scenario migliore dal punto di vista ambientale, il Regno Unito dovrebbe di fallire nel suo obiettivo di produrre il 15% dell’energia totale da fonti rinnovabili entro il 2020, anche se la Gran Bretagna pre-Brexit assicurava di aver fatto buoni progressi. La National Grid dice anche che il Regno Unito non rispetterà i suoi piani di riduzione di CO2 a lungo termine, fissati in modo indipendente, a meno che le non approvi ed applichi politiche più efficaci in favore delle rinnovabili.
Eppure il Climate Change Act prevede che entro il 2050 in Gran Bretagna ci sia una riduzione dell’80% delle emissioni di gas serra e un portavoce del governo conservatore, dopo il terremoto annunciato della Brexit, aveva assicurato che il Regno Unito era ancora impegnato per questo obiettivo e che avrebbe chiesto di fare il punto per un obiettivo intermedio a livello mondiale. Ma gli se tessi consulenti governativi del Committee on Climate Change hanno evidenziato indicato un enorme discrepanza tra le aspirazioni ministri e le loro politiche.
Anche se il rapporto della National Grid, dice che il progresso della Gran Bretagna riguardo all’energia elettrica prodotta da eolico e solare è stato maggiore di quanto pensino in molti, per quanto riguarda le auto elettriche e a idrogeno la Gran Bretagna è molto indietro rispetto all’obiettivo Ue 2020, sul quale si basa il suo impegno nazionale presentato all’Onu e che, Brexit o meno, Londra dovrà mantenere. Lo stesso vale per l’adozione di sistemi di riscaldamento puliti come le pompe di calore che dovrebbero essere aumentati per 35 – 95 TWh.
Con lo scenario a bassa ambizione di National Grid, il Regno Unito mancherebbe gli obiettivi 2020 di 9 anni e anche con lo scenario più green raggiungerebbe gli obiettivi solo entro il 2022. La Brexit peggiorerà solo le cose, anche se gli obiettivi per le rinnovabili sono giuridicamente vincolanti e l’Ue potrebbe punire gli Stati che non riescono a rispettarli.
Il sistema energetico del Regno Unito è strettamente legato all’Ue e attualmente non è possibile dire come questi legami e collegamenti energetici cambieranno dopo che il 23 giugno la Gran Bretagna – o meglio l’Inghilterra e il Galles – ha votato per uscire dall’Ue. Ma, come fa notare anche la BBC, «Qualunque sia il rapporto del Regno Unito con l’Ue, il sistema energetico della Gran Bretagna dovrà ancora seguire il Climate Change Act».
Il rapporto afferma National Grid dice che per rispettare gli obiettivi garantendo allo stesso tempo un buon rapporto costo-efficacia energetica, nel 2050.saranno necessari: 22 gigawatt (GW) di nucleare, 100GW da fonti rinnovabili e 20GW da combustibili fossili con la tecnologia carbon capture and storage (Ccs), un mix energetico che non farà certamente fare salti f di gioia agli ambientalisti.
Un portavoce di National Grid ha detto alla BBC News: «Gli obiettivi 2050 sono ancora raggiungibile, ma abbiamo bisogno di molto più slancio. Il governo deve cambiare la traiettoria o stiamo per fallire. Dobbiamo imparare la lezione da dove le cose sono andate male finora».
Ma il governo conservatore, in pieno caos dopo la Brexit, pensa ancora a costruire nuove centrali nucleari gestite da francesi e cinesi, intanto ha demolito il fondo per la tecnologia Ccs che prima l’ex premier David Cameron aveva definito «Cruciale» per il Regno Unito, per poi accorgersi che il Ccs non funzionava e che sarebbe costato molto di più del previsto.
Il fatto che tra i vincitori del referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue ci siano molti ecoscettici, solleva ulteriori preoccupazioni e probabilmente allontanerà ulteriormente il Regno Unito dai suoi obiettivi energetici e climatici.