Nel mentre avanza il “progetto Congo Lng” per alimentare l’export dal Paese africano

Eni aumenta l’import di Gnl dal Qatar del 50% fino al 2053, destinazione Piombino

Continuano gli investimenti nel gas fossile anche se l’Italia al più tardi entro il 2050 dovrà raggiungere le emissioni nette zero

[23 Ottobre 2023]

La multinazionale a controllo statale Eni aumenterà l’importazione di gas naturale liquefatto (Gnl) dal Qatar per 1,5 miliardi di metri cubi l’anno (bcma), che si aggiungeranno così ai 2,9 bcma che il Cane a sei zampe importa dalla monarchia assoluta araba sin dal 2007.

Un incremento dell’import di quasi il 50%, per il quale Eni ha firmato oggi un contratto a lungo termine con  QatarEnergy Lng Nfe, la joint venture tra Eni e QatarEnergy per lo sviluppo del progetto North field east (Nfe) in Qatar.

«I volumi disponibili – informa Eni – saranno consegnati al terminale di rigassificazione “Fsru Italia” attualmente collocato a Piombino, con consegne previste a partire dal 2026 per una durata di 27 anni». Per allora il rigassificatore dovrebbe già essere già stato allontanato dalla costa toscana, probabilmente per dirigersi verso Vado Ligure, ma le emissioni di gas serra non rispettano certo i confini regionali.

Il contratto a lungo termine siglato da Eni arriva fino al 2053, sebbene l’Italia come tutta l’Ue sia chiamata a raggiungere le emissioni nette zero di gas serra – e dunque la neutralità carbonica – al massimo entro il 2050: la soglia di sicurezza per evitare una crisi climatica disastrosa quanto irreversibile.

Le raccomandazioni arrivate dal Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici, così come anche da Onu e Ipcc, indicano peraltro ai Paesi sviluppati la necessità di raggiungere le emissioni nette zero «il più vicino possibile» al 2040, mentre si parla del 2050 per i Paesi in via di sviluppo.

In un simile contesto sappiamo  da tempo che, per limitare il riscaldamento a +1,5°C, almeno i due terzi delle riserve conosciute di combustibili fossili dovrebbe restare sotto terra per porre un freno al cambiamento climatico.

Non solo: secondo la roadmap aggiornata dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) poche settimane fa, per raggiungere la piena decarbonizzazione del sistema energetico globale entro il 2050, «non sono necessari nuovi progetti upstream di petrolio e gas, né nuove miniere di carbone».

Al contrario, Eni continua ad ampliare le proprie attività nell’ambito dell’economia fossile. Due giorni fa la multinazionale ha celebrato l’avanzamento del progetto “Congo Lng”, con il varo delle navi “Tango” Floating liquefied natural gas (Flng) – che può liquefare fino a 1 bcma di gas fossile – ed “Excalibur” Floating storage unit (Fsu), adesso in navigazione da Dubai verso le acque congolesi per poi essere ormeggiate a 3 km dalla costa.

Il progetto Congo Lng «valorizzerà» le risorse di gas del permesso Marine XII, come spiegano da Eni: «Congo Lng è progettato per raggiungere circa 4,5 bcma di capacità di liquefazione gas a plateau. Una seconda Flng, con una capacità di circa 3,5 bcma, è attualmente in costruzione e inizierà la produzione nel 2025. Il progetto contribuirà a soddisfare il fabbisogno di energia della Repubblica del Congo, sfruttando il surplus di gas per la produzione di Gnl. Ciò consentirà al Paese di entrare nel gruppo degli esportatori globali di gas naturale liquefatto in tempi di record. In base agli accordi recentemente firmati, tutto il Gnl prodotto sarà commercializzato da Eni».