Eni aumenterà la produzione di petrolio e gas almeno fino al 2027

Secondo gli ambientalisti nel 2030 «sarà superiore di ben il 71% rispetto allo scenario emissioni nette zero»

[14 Marzo 2024]

La multinazionale a controllo statale Eni ha presentato oggi il suo Capital markets update 2024-2027, con cui il Cane a sei zampe traccia il piano di sviluppo industriale per i prossimi anni.

Si delinea una traiettoria sfavillante sotto il profilo economico: Eni prevede infatti di generare un cash flow from operation prima del capitale circolante di circa 13,5 miliardi di euro nel 2024 e di 62 miliardi di euro nell’arco del piano quadriennale, in crescita del 30% a scenario costante.

L’elemento centrale resta però l’esplorazione e produzione di combustibili fossili, che Eni punta ad accelerare anziché a rallentare: «La produzione Upstream è prevista crescere a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027, estendendo tale crescita di un ulteriore anno rispetto al Piano precedente».

Una strategia industriale in netto contrasto con quella indicata nel 2021 (e ribadita l’anno scorso) dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), che ha aggiornato la roadmap per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050 spiegando che «non sono necessari nuovi progetti upstream di petrolio e gas».

Nonostante ciò, Eni afferma di voler rispettare i target climatici: «L’obiettivo di net zero per le emissioni Upstream Scope 1 e 2 è confermato entro il 2030, quello di net zero per tutte le attività di Eni Scope 1, 2 entro il 2035; gli obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 1, 2 e 3 sono confermati: 35% entro il 2030, 80% entro il 2040 e net zero entro il 2050».

Il Cane a sei zampe intende farlo promuovendo attività come le bioraffinerie – un terzo impianto italiano è già in progetto a Livorno e un quarto è in fase di studio, ma nel caso labronico non è chiaro quali siano i vantaggi sotto il profilo climatico – e iniziative dall’efficacia controversa (sia ambientale sia economica) come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (Ccs).

Secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance, che hanno realizzato un’analisi della strategia climatica del Cane a sei zampe, da qui al 2027 «Eni prevede di aumentare la produzione di petrolio e gas e di mantenerla costante fino al 2030. Così facendo, la sua produzione sarà superiore di ben il 71% rispetto allo scenario emissioni nette zero».

Restano marginali le attività sull’energia pulita: «Per ogni euro investito da Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili», spiegano gli ambientalisti.

A crescere è invece soprattutto il fronte del gas naturale liquefatto (Gnl), nonostante il picco europeo della domanda per questo combustibile fossile sia atteso nel 2025.

Eni sta «costruendo nuovi terminali di liquefazione del gas funzionali ai nuovi giacimenti, contravvenendo alle indicazioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, secondo cui – sottolineano gli ambientalisti – non possiamo permetterci nuovi giacimenti di petrolio e gas se vogliamo limitare l’aumento della temperatura globale entro la soglia di 1,5°C».

Partendo da questi presupposti, ReCommon insieme a Greenpeace Italia e dodici cittadini e cittadine italiane ha deciso di portare Eni in tribunale, per far sancire le responsabilità dell’azienda sulla crisi climatica in corso.