Fukushima diventerà un hub per le energie rinnovabili
Solare, eolico e idrogeno per dimenticare il passato nucleare e la tragedia di Fukushima Daiichi
[14 Novembre 2019]
Otto anni dopo il terremoto/tsunami che ha trasformato Fukushima nel teatro di uno dei peggiori disastri nucleari civili della storia, nella prefettura nord-orientale giapponese sono in corso progetti per trasformarla in un centro mondiale dell’energia rinnovabile. Il governo giapponese ha annunciato un nuovo progetto da 300 miliardi di yen (2,7 miliardi di dollari) per realizzare 11 impianti solari e 10 parchi eolici da ostruire su terre abbandonate o contaminate e il quotidiano Nikkei scrive che la prefettura punta ad essere 100% rinnovabile entro il 2040.
La governativa Development Bank of Japan e la Mizuho Bank fanno parte di un gruppo di finanziatori che sosterranno parte del costo di costruzione degli impianti fotovoltaici ed eolici che dovrebbero produrre n circa 600 megawatt, i due terzi di una centrale nucleare. L’elettricità prodotta verrà utilizzata nell’area metropolitana di Tokyo.
Il piano prevede anche la costruzione di una vasta rete elettrica lunga 80 km all’interno della prefettura di Fukushima (che costerà 266 milioni di dollari) per collegare l’energia prodotta alla rete di distribuzione della Tokyo Electric Power Company (Tepco) la compagnia responsabile del disastri di Fukushima Daiichi teny uta in piedi da finanziamenti governativi per gestire la dismissione del cadavere della centrale nucleare.
Il Japan Times ricorda che nel 2014 la prefettura di Fukushima aveva annunciato l’obiettivo di produrre il 40% della sua elettricità da fonti energetiche rinnovabili entro il 2020, i due terzi entro il 2030 e il 100% entro il 2040. Ma lo stesso giornale evidenzia che «I problemi di connessione alla rete, i costi di investimento e una politica del governo che favorisce ancora gli investimenti in altre fonti energetiche – in particolare il nucleare – continuano a presentare sfide per ricercatori, aziende e politici di Fukushima interessati alle energie rinnovabili.
Ad aprile 2017, nella prefettura di Fukushima l’energia rinnovabile rappresentava il 28% del su fabbisogno energetico e circa il 60% del suo consumo di elettricità. All’inizio del 2017, a Fukushima c’erano impianti di energie rinnovabili – escluso il grande idroelettrico – per 1,4 gigawatt, equivalenti alla capacità produttiva di un grande reattore nucleare. Un mix energetico composto da 925 MW di energia solare, 209 MW da biomasse e 174 MW di energia eolica, con piccole quote per la geotermia (65 MW) e il mini-idroelettrico (17 MW).
Nella prefettura di Fukushima sono attive diverse organizzazioni che promuovono le energie rinnovabili, come il Fukushima Renewable Energy Institute di Koriyama, che fa parte del National Institute of Advanced Industrial Science and Technology, dove i ricercatori cercano di migliorare la tecnologia, l’efficienza e l’uso di diverse forme di energia rinnovabile, tra cui fotovoltaico, eolico de geotermia. L’istituto svolge anche ricerche sull’utilizzo dell’idrogeno ottenuto da fonti di energia rinnovabile.
Intervistato dal Japan Times, il direttore generale del Fukushima Renewable Energy Institute, Masaru Nakaiwa, spiega che «Con il supporto tecnologico dell’istituto, è in corso un programma di sostegno alle imprese locali nelle aree danneggiate dal sisma e dallo tsunami e sono state preparate le risorse in collaborazione con le università locali. Di conseguenza, sono stati implementati 107 progetti di ricerca congiunti e 9 esempi di commercializzazione di successo. Come istituto di ricerca che ha un ruolo in una nuova società energetica per Fukushima»,
dopo aver visitato l’Istituto a febbraio il ministro alla ricostruzione, Masayoshi Hamada, ha detto che «Il Fukushima Renewable Energy Institute si è messo in contatto con le imprese locali ed è gratificante vederne i risultati». Però, nonostante dal 2011 l’interesse politico e dell’opinione pubblica per le energie rinnovabili sia aumentato e che nel 2016 oltre il 15% dell’elettricità giapponese fosse prodotta da fonti rinnovabili , Nakaiwa fa notare che «Questo non significa che le energie rinnovabili si stiano diffondendo rispetto ad altri Paesi dell’Ocse. I grandi problemi rimangono i costi e la capacità di connessione alla rete, anche se è straordinario che recentemente si sia assistito a uno spostamento dell’industria manufatturiera, la spina dorsale che sostiene il Giappone, verso una costante espansione dell’utilizzo di energia rinnovabile. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite hanno attirato l’attenzione internazionale e il fatto che la visibilità della considerazione per l’ambiente si rifletta fortemente nel valore di un’impresa si ritiene sia la ragione principale del cambiamento»
Nel settembre 2016, il governo di centro-destra giapponese ha approvato il piano di energia rinnovabile per Fukushima che prevedeva incentivi aggiuntivi per massimizzare il suo utilizzo a Fukushima, compreso lo sviluppo di comunità “smart”. Un piano che ha dato una spinta ai progetti di lungo periodo di governo e industria per stoccare e utilizzare l’idrogeno prodotto da altre fonti di energia rinnovabile.
A gennaio, Tadashi Mogi, un alto funzionario per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili del ministero dell’economia, del commercio e dell’Industria (Meti) ha informato l’International renewable energy agency su quel che sta avvenendo a Fukushima: «Il potenziale dell’energia solare ed eolica a Fukushima viene massimizzato. Attualmente, la fornitura di elettricità prodotta da queste fonti rinnovabili alle grandi aree di consumo di energia come Tokyo è impossibile a causa della mancanza di capacità di trasmissione. Ma lo sviluppo delle linee di trasmissione inizierà ad un ritmo elevato dal prossimo anno. Sono stati avviati progetti pilota nelle cosiddette smart communities in cinque città e paesi di Fukushima». Si tratta di Shinchi, Soma, Namie, Naraha e Katsurao. Questi progetti forniscono elettricità e calore prodotti da fonti energetiche distribuite e l’energia rinnovabile a strutture pubbliche o persino a un intero distretto urbano. Il governo guarda in particolare all’idrogeno prodotto a Fukushima come a una fonte energetica chiave e prevede di promuoverlo a livello internazionale nel 2020. Intervenendo a dicembre a un Consiglio dei ministri dedicato a energie rinnovabili ed idrogeno, il primo ministro liberaldemocratico Shinzo Abe ha affermato che «Il piano di Fukushima per una nuova società energetica, che è il pioniere di questa strategia di base, ha già iniziato le sue attività. A Namie, un progetto di produzione di idrogeno del maggior livello mondiale, che utilizza energia rinnovabile a zero emissioni di CO2, è iniziato l’estate scorsa. L’idrogeno pulito prodotto a Fukushima sarà utilizzato per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo».
L’altra fonte di energia sulla quale punta molto Fukushima è l’eolico, in particolare quello offshore. Il Fukushima Offshore Wind Consortium è sostenuto dal Meti e vede la partecipazione di grosse imprese come Marubeni, Mitsubishi Heavy Industries (MHI) e Hitachi. Per ora sono state realizzate tre pale eoliche; da 2-MW e da 5-MW di Hitachi e da 7-MW di MHI.
La Japan Wind Power Association (JWPA) ha proposto che entro il 2030 l’energia eolica onshore e offshore fornisca 36 GW di elettricità del Giappone, equivalenti alla produzione di circa 30 centrali nucleari. Ma il governo è molto più prudente e ha fissato l’obiettivo a 820 MW di eolico offshore entro il 2030. A febbraio 2017, in Giappone c’erano 9 grossi progetti eolici offshore che comprendono sia pale eoliche offshore fisse e galleggianti per quasi 60 MW.
Nel marzo 2017, la JWPA ha identificato una serie di problemi con l’energia eolica offshore in Giappone, compresi i costi e la scarsa infrastruttura della rete elettrica in aree ventose come Hokkaido e Tohoku. Le parti centrali e occidentali più popolate del Giappone, dove le infrastrutture della rete di distribuzione sono spesso migliori, hanno una ventosità moderata e quindi impianti eolici meno produttivi. Tra gli ostacoli citati allo sviluppo dell’eolico offshore ci sono anche questioni legali legati all’utilizzo pubblico delle aree marine e alle preoccupazioni dei sindacati dei pescatori che sono politicamente potenti.
Un sondaggio del 2017 realizzato a Fukushima dimostra che il sostegno alle energie rinnovabili nella prefettura è forte, con il 54% dei cittadini che ha dichiarato di voler continuare a utilizzarle quotidianamente e solo il 14% che ha dichiarato di non volerlo fare.
Come scrive il Japan Times, «Tra gli sforzi locali per raggiungere l’obiettivo del 2040 di utilizzare il 100% di energie rinnovabili e il sostegno del governo centrale e delle imprese a Fukushima perché diventi un centro per testare le tecnologie dell’energia rinnovabile, continua la marcia verso la transizione di Fukushima da un passato nucleare a un futuro rinnovabile».