È il gas che sta facendo aumentare il prezzo dell’elettricità nell’Ue e in Italia, non le rinnovabili
L’Italia terzo Paese Ue per dipendenza dal gas. «Le energie rinnovabili sono la chiave per abbassare i prezzi dell'elettricità»
[15 Ottobre 2021]
Non è la politica climatica, ma il gas fossile ad aver causato l’aumento dei prezzi dell’elettricità in Europa. A confermarlo è l’ultimo report di Ember, che spiega: «Finora il gas fossile ha fornito il 19% dell’elettricità nell’Ue durante il 2021. Il Dutch TTF day-ahead gas price – riconosciuto come un punto di riferimento a livello Ue – è più che quadruplicato da 19 €/MWh (1 gennaio) a 82 €/MWh (30 settembre). E mentre anche il prezzo delle quote di carbonio è aumentato nello stesso periodo da 33 €/tonnellata a 62 €/tonnellata, il suo contributo all’aumento del costo della produzione di energia elettrica è minimo rispetto al prezzo del gas fossile».
A causa dell’impennata dei prezzi, il costo della produzione di elettricità dal gas fossile è triplicato a 150 €/MWh a settembre 2021 rispetto ai 53 €/MWh del gennaio 2021. L’aumento dei costi del carbonio rappresenta solo 12 €/MWh (12%) di questo aumento di 97 €/MWh. Questi calcoli del costo del gas fossile e della CO2 sono basati su un fattore di intensità del carbonio di 0,37 tCO2eq / MWh di elettricità e un tasso di efficienza dell’impianto a gas fossile del 55% (Tasso di riscaldamento inferiore). Non comprendono i costi operativi e di manutenzione.
Ember evidenzia che «L’impennata dei prezzi del gas è dovuta a una combinazione di fattori: un inverno freddo nell’emisfero settentrionale ha esaurito i livelli di stoccaggio del gas fossile; l’aumento della domanda e dei prezzi in Asia e America Latina ha portato a spedizioni di gas naturale liquefatto (GNL) che sono state consegnate lì piuttosto che in Europa; la domanda globale è aumentata con l’abolizione delle restrizioni relative al Covid-19; Le importazioni di gas fossile dalla Russia non sono aumentate per soddisfare l’aumento della domanda europea. Tutti questi problemi evidenziano i rischi associati alla continua dipendenza dal gas fossile importato, volatile, fortemente suscettibile alla geopolitica e agli eventi globali».
Il prezzo del carbone e del gas fossile importato è quadruplicato dall’inizio dell’anno. In confronto, il prezzo della CO2 è raddoppiato e non ha registrato picchi della stessa entità.
I paesi dell’Ue che fanno affidamento sul gas fossile per gran parte della loro elettricità sono stati colpiti in modo significativo. Nel 2020, gli Stati membri con la quota più elevata di elettricità alimentata a gas (e con generazione superiore a 10 TWh) sono stati: Paesi Bassi (60%, 74 TWh); Irlanda (52%, 16 TWh), Italia (46%, 126 TWh); Grecia (37%, 18 TWh); Portogallo (33%, 17 TWh); Belgio (30%, 26 TWh) e Spagna (26%, 69 TWh).
In Italia nell’ultimo anno i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica sono quasi triplicati e nel briefing di approfondimento dedicato all’Italia Amber scrive che «La maggior parte di questo aumento è da attribuire all’impennata dei prezzi del gas» ed evidenzia che «I prezzi del gas fossile italiano sono saliti alle stelle dall’inizio del 2021, con il day ahead price che è quadruplicato (+55 € / MWh) da 17 € / MWh il 1 gennaio a 72 € / MWh il 22 settembre».
Secondo il rapporto, l’aumento dei prezzi in Italia è dovuto alla stessa combinazione di fattori regionali e globali che hanno interessato gli altri Paesi europei, ma nel nostro Paese la ricaduta è stata maggiore perché «L’Italia fa affidamento sul gas fossile per il 50% della sua produzione di energia elettrica. Non sorprende quindi che l’aumento esponenziale dei prezzi del gas fossile abbia comportato aumenti sostanziali dei prezzi dell’energia elettrica italiana. I prezzi medi mensili dell’elettricità all’ingrosso sono quasi triplicati da agosto 2020 ad agosto 2021, aumentando di 75 €/MWh da 41 €/MWh a 116 €/MWh. Il costo della produzione di elettricità da gas fossile, inclusi i relativi costi di emissione di carbonio, è quadruplicato da 27 €/MWh (agosto 2020) a 107 €/MWh (agosto 2021). E mentre il prezzo delle quote di carbonio è aumentato nello stesso periodo da 27 €/tonnellata a 56 €/tonnellata, il suo contributo all’aumento del costo della generazione di energia elettrica è minimo rispetto al prezzo del gas fossile. Analizzando la sola componente di costo del gas fossile, si è impennata di 50 €/MWh (da 17 €/MWh a 87 €/MWh)».
Smentendo le teorie strampalate dei fan del ritorno ai fossili e al nucleare, Amber evidenzia che per l’Italia «Le energie rinnovabili sono la chiave per abbassare i prezzi dell’elettricità. L’unico modo per proteggere i consumatori dalla volatilità del gas fossile è accelerare la transizione verso l’elettricità pulita. L’eolico e il solare non sono esposti a prezzi variabili del carburante e negli ultimi anni i costi di generazione di elettricità da queste fonti sono crollati».
Secondo l’ultimo rapporto “Renewable Power Generation Costs in 2020” dell’Internationa renewable energy agency (Irena), «La produzione di elettricità dalle centrali elettriche a gas fossile italiane esistenti è tre volte più costosa rispetto al nuovo eolico onshore e al solare fotovoltaico» e Amber fa notare che «Il sistema elettrico italiano utilizza il prezzo marginale più elevato dei produttori di energia per determinare il prezzo orario all’ingrosso dell’energia elettrica. Di conseguenza, se le fonti rinnovabili coprissero la domanda per più ore, il prezzo dell’elettricità sarebbe notevolmente più conveniente. Questo può essere ottenuto aumentando la quantità di capacità rinnovabile e consentendo la sua connessione al sistema».
Ma il briefing denuncia che «I piani dell’Italia la espongono a maggiori rischi per i gas fossili, Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) presentato dall’Italia rivela che entro il 2025 avrà il più grande aumento della produzione di elettricità da gas fossile nell’Ue (+24 TWh). L’Italia ha anche un meccanismo di capacità che vede aggiudicare impianti a gas fossile fino a 75 €/kW/anno. Sono previste ulteriori aste di mercato della capacità che consentiranno ai nuovi impianti di gas fossile di ricevere questi sussidi statali fino al 2040». Altro che fine dei sussidi alle fonti fossili…
Per questo, il rapporto Ember evidenzia che «L’Italia deve rivalutare il proprio impegno sul gas fossile e investire invece nelle fonti energetiche rinnovabili e nella rimozione delle barriere alla loro integrazione nel sistema elettrico italiano. Con l’avvicinarsi dell’inverno e i continui problemi di approvvigionamento, l’escalation dei prezzi del gas fossile sembra destinata a continuare. La necessità di passare dal gas fossile importato alla produzione rinnovabile interna non è mai stata più evidente o urgente».
Amber fa notare che «Il toolbox della Commissione europea per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia supporta la nostra analisi. Si stima che l’effetto dell’aumento del prezzo del gas fossile sui prezzi dell’elettricità sia 9 volte maggiore dell’impatto dell’aumento del prezzo del carbonio e conclude che l’Ue deve rafforzare la propria indipendenza energetica attraverso investimenti nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica e nello stoccaggio dell’energia».
E per i nostalgici dei bei tempi andati, il rapporto conclude ricordando che «Questi shock sui prezzi del carburante mandano un duro avvertimento a quei Paesi – come la Polonia – che in realtà intendono aumentare la loro dipendenza dal gas fossile importato nel prossimo decennio piuttosto che investire in alternative rinnovabili interne». Un avvertimento che riguarda anche l’Italia.