Global Methane Assessment: adottare misure urgenti per ridurre le emissioni di metano in questo decennio

Con il 45% in meno delle emissioni di metano entro il 2030, possibile raggiungere l'obiettivo 1,5° C in questo secolo. Benefici significativi per salute, sviluppo e sicurezza alimentare

[7 Maggio 2021]

Il Global Methane Assessment pubblicato dalla Climate and Clean Air Coalition (CCAC) e dall’United Nations environment programme (Unep) dimostra che «Le emissioni di metano causate dall’uomo possono essere ridotte fino al 45% in questo decennio. Tali riduzioni eviterebbero quasi 0,3° C di riscaldamento globale entro il 2045 e sarebbero coerenti con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° C».

Il Global Methane Assessment è stato redatto da un team internazionale di scienziati utilizzando i dati più attuali, modelli climatici all’avanguardia e analisi politiche provenienti da 4 importanti centri di ricerca per creare le più complete analisi dei costi e dei vantaggi delle opzioni di mitigazione del metano raccolte fino ad oggi. La valutazione analizza gli impatti a livello nazionale per ogni Paese e il potenziale di mitigazione regionale per aiutare i responsabili politici a valutare i costi globali e locali, i settori a cui rivolgersi e gli effetti delle riduzioni del metano.

Per la prima volta, il rapporto CCAC – Unep integra i costi dell’inquinamento climatico e atmosferico e i benefici della mitigazione del metano ed evidenzia: «Poiché il metano è un ingrediente chiave nella formazione dell’ozono troposferico (smog), un potente forzante climatico e un pericoloso inquinante atmosferico, una riduzione del 45% impedirebbe 260.000 morti premature, 775.000 visite ospedaliere legate all’asma, 73 miliardi di ore di lavoro perso a causa del caldo estremo e 25 milioni di tonnellate di perdite di raccolti all’anno».

Presentando il rapporto, la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato: «Il taglio del metano è la leva più forte che abbiamo per rallentare il cambiamento climatico nei prossimi 25 anni e completa gli sforzi necessari per ridurre l’anidride carbonica. I vantaggi per la società, le economie e l’ambiente sono numerosi e superano di gran lunga i costi. Abbiamo bisogno della cooperazione internazionale per ridurre urgentemente le emissioni di metano il più possibile in questo decennio».

Quello che è certo è che bisogna agire è urgente: da quando è iniziata la registrazione dei dati negli anni ’80, le emissioni di metano di origine antropica stanno aumentando più rapidamente che nai. Nonostante il rallentamento dell’economia causato dalla pandemia di  Covid-19 nel 2020, che ha impedito un altro anno record per le emissioni di CO2, secondo i  dati pubblicati recentemente della National Oceanic and Atmospheric Administration Usa (NOAA).la quantità di metano nell’atmosfera ha raggiunto livelli record. La cosa è preoccupante perché il metano è un gas serra estremamente potente, responsabile di circa il 30% del riscaldamento sin dai tempi preindustriali. La buona notizia è che, a differenza della CO2, che rimane nell’atmosfera per centinaia di anni, il metano inizia a degradarsi rapidamente, con la maggior parte che è già scomparsa dopo un decennio. Questo significa che ridurre le emissioni di metano ora può ridurre rapidamente il tasso di riscaldamento a breve termine.

Il rapporto rileva che «La maggior parte delle emissioni di metano di origine antropica proviene da tre settori: combustibili fossili, rifiuti e agricoltura. Nel settore dei combustibili fossili, l’estrazione, la lavorazione e la distribuzione di petrolio e gas rappresentano il 23% delle emissioni e l’estrazione del carbone rappresenta il 12%. Nel settore dei rifiuti, le discariche e le acque reflue rappresentano circa il 20% delle emissioni. Nel settore agricolo, le emissioni di bestiame e dal letame e fermentazione enterica rappresentano circa il 32% e la coltivazione del riso l’8% delle emissioni».

Il rapporto identifica misure mirate specificamente al metano e dice che «Implementando queste soluzioni prontamente disponibili, le emissioni di metano possono essere ridotte del 30% entro il 2030». La maggior parte riguarda l’industria dei combustibili fossili dove è relativamente facile individuare e riparare le perdite di metano e ridurre le perdite. Esistono anche misure mirate che possono essere utilizzate  per i rifiuti e dell’agricoltura. CCAC e Unep aggiungono che «Circa il 60% di queste misure mirate è a basso costo e il 50% di queste ha costi negativi, il che significa che le imprese ci guadagnano ad agire. Il maggior potenziale di costi negativi è nell’industria del petrolio e del gas, dove la prevenzione delle perdite e la cattura del metano si aggiungono alle entrate, invece di rilasciare il gas nell’atmosfera».

Ma da sole le misure mirate non bastano: «Misure aggiuntive che non prendono di mira specificamente il metano, come il passaggio alle energie rinnovabili, l’efficienza energetica residenziale e commerciale e una riduzione della perdita e degli sprechi alimentari, possono ridurre le emissioni di metano di un ulteriore 15% entro il 2030 – spiega il rapporto – Queste misure aggiuntive non sono necessariamente più difficili o più lente delle misure mirate. Alcune di esse potrebbero essere molto più veloci da implementare e tutte produrranno molteplici vantaggi».

Drew Shindell, è professore di scienze del clima alla Duke University che ha presieduto la valutazione per il CCAC, ha confermato che «E necessario adottare misure urgenti entro questo decennio per ridurre le emissioni di metano. Per raggiungere gli obiettivi climatici globali, dobbiamo ridurre le emissioni di metano riducendo anche urgentemente le emissioni di anidride carbonica. La buona notizia è che la maggior parte delle azioni necessarie apportano non solo benefici per il clima ma anche benefici per la salute e finanziari, e tutta la tecnologia necessaria è già disponibile».

La valutazione ha rilevato che il potenziale di mitigazione varia a seconda dei Paesi e delle regioni. Il più grande potenziale di riduzione delle emissioni in Europa e in India è nel settore dei rifiuti. In Cina nella  produzione di carbone seguita dal bestiame, mentre in Africa proviene dal bestiame seguito da petrolio e gas. Nell’Asia-Pacifico, escluse Cina e India, è nel carbone e rifiuti, mentre in Medio Oriente, Nord America e Russia/ex Unione Sovietica proviene da petrolio e gas. In America Latina proviene dal bestiame.

Da parte di molti governi si punta a fare di più per ridurre il metano. Nell’ottobre 2020, la Commissione Europea ha adottato la Strategia dell’Unione Europea sul Metano che delinea misure per ridurre le emissioni di metano in Europa e a livello internazionale.

Il 29 aprile, il Senato degli Stati Uniti ha approvato con un voto bipartisan il ripristinare i regolamenti dell’era Obama, rottamati da Trump, per controllare le perdite dai pozzi di petrolio e gas, con la richiesta alle compagnie di monitorare, collegare e catturare il metano emesso dai nuovi siti di trivellazione

Durante il Leaders Summit on Climate convocato dal presidente Usa Joe Biden il 22 e 23 aprile, i leader mondiali hanno chiesto di ridurre il metano.  Il presidente russo Vladimir Putin, Russia, ha chiesto un’azione globale sul metano: «Dobbiamo prendere assolutamente in considerazione tutte le cause del riscaldamento globale e sarebbe estremamente importante sviluppare una cooperazione internazionale ampia ed efficace per il calcolo e il monitoraggio di tutte le emissioni inquinanti. nell’atmosfera».

Secondo il presidente francese Emmanuel Macron, «E’ importante per tutti noi iniziare la lotta per ridurre le emissioni di metano» e il suo collega argentino Alberto Fernández ha sottolineato la necessità di «Un piano per ridurre le emissioni di metano».

Si muovono anche i Paesi in via di sviluppo: il presidente del Vietnam, Nguyen Xuan Phuc, ha affermato che il suo Pase «Prevede di ridurre le emissioni di metano dall’agricoltura del 10% entro il 2030».

Al Summit, i ministri dell’energia di Stati Uniti, Canada, Norvegia, Qatar e Arabia Saudita – 5 Paesi che da soli rappresentano il 40% della produzione globale di petrolio e gas – hanno istituito il Net Zero Producers Forum Forum per creare strategie pragmatiche net zero, inclusa la riduzione del metano.