Goletta Verde in Abruzzo per dire sì all’eolico offshore che non c’è

Legambiente: «Non si perda la grande opportunità di innovazione e sviluppo legata all’eolico a mare per accelerare la transizione energetica e fronteggiare la crisi climatica» 

[2 Agosto 2022]

Stamattina gli attivisti e i volontari di Legambiente hanno organizzato un flash mob sulla spiaggia della Madonnina a Pescara, attirando l’attenzione di bagnanti e turisti con lo striscione “Sì all’eolico offshore”, e cartellone per photo opportunity per ribadire il concetto che ormai è diventato il leit motiv delle tappe di Goletta verde lungo le coste italiane: “il panorama non cambia, il futuro sì”.

Per Legambiente, quello dell’eolico è «Un potenziale inespresso, a mare e a terra, da sprigionare per il futuro rinnovabile dell’Abruzzo. È l’energia eolica che, in Abruzzo come in Italia, può dare la giusta accelerata alla transizione energetica, all’abbandono delle fonti fossili e dare anche impulso a sviluppo economico e innovazione. L’Abruzzo è ancora troppo legato alle sue centrali termoelettriche e ai pozzi di estrazione di idrocarburi. Per questo l’eolico offshore può essere una grande opportunità ma nessun progetto di parco eolico è stato ancora presentato».

In Abruzzo, a fronte di oltre 5.900 GWh di consumi elettrici solo il 45% viene soddisfatto attraverso le fonti rinnovabili – principalmente idroelettrico e solare fotovoltaico – mentre arriva al 28% la copertura dei consumi finali lordi di energia.  «A svolgere un ruolo importante sicuramente solare fotovoltaico ed eolico – spiegano a Legambiente – Un settore quest’ultimo di fondamentale importanza. Basti pensare al potenziale ancora realizzabile a terra, pari ad almeno 700 MW in grado di produrre almeno 1,47 TWh/a di energia elettrica, pari al fabbisogno di almeno 544 mila famiglie. E in grado di creare almeno 3.741 nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti, di cui 1.758 nel settore servizio e sviluppo, 732 in quello industriale e 1.251 nel settore della gestione e manutenzione, secondo le stime di ANEV.

Subito dopo il flash mob a bordo di Goletta Verde, ormeggiata al porto turistico di Pescara, si è tenuto il dibattito dal titolo “Abruzzo energetico: sostenibile e rinnovabile”  e Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente, ha detto che «L’eolico offshore con il suo potenziale installabile rappresenta non solo un’opportunità di innovazione e sviluppo per l’Italia, ma anche un contributo fondamentale alla lotta contro l’emergenza climatica e un presidio di biodiversità . Numerosi sono, infatti, gli studi che dimostrano come i parchi eolici a mare diventino facilmente luoghi di ripopolamento per molte specie marine.  Tecnologie, quindi, che se ben progettate possono portare diversi vantaggi. È ora di sgombrare il campo da dubbi e scetticismi che hanno lasciato al palo un tipo di energia sostenibile, rinnovabile e locale, attivando da subito confronto e condivisione sul territorio. La strada delle rinnovabili, tra cui l’eolico dell’offshore è quella giusta, ed è necessario lasciarle campo libero non solo per portare innovazione e sviluppo in territori come l’Abruzzo ma anche raggiungere degli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2030».

Però, la Regione Abruzzo è ancora caratterizzata dalla presenza di diverse infrastrutture a fonti fossili tra cui almeno 100 pozzi di idrocarburi di cui 45 attivi su una superficie di 1.034 kmq, 1.864 kmq di permessi di ricerca, 1.080 km di metanodotti, 2 impianti di stoccaggio, 5 centrali di raccolta e trattamento di idrocarburi 4 centrali termoelettriche più 1 in programma. Considerando una media di installazioni, dal 2018 al 2020, pari a 8,82 MW è evidente che anche la Regione Abruzzo deve fare di più.

Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, ha evidenziato che «L’iniziativa “Abruzzo energetico: rinnovabile e sostenibile” a bordo di Goletta verde è stata l’occasione per costruire un’alleanza territoriale diretta al rafforzamento di una strategia comune per la promozione e la realizzazione delle infrastrutture di produzione energetica rinnovabile a terra e a mare Bisogna accelerare in questa direzione per uscire fuori dalla crisi energetica e climatica, e l’Abruzzo è chiamato a fare la sua parte. A breve vi saranno le opportunità per la realizzazione di impianti legati alle comunità energetiche, agrivoltaico e altre iniziative legate al Pnrr ma occorrono anche grandi impianti per vincere questa sfida».

Inoltre, le rinnovabili potrebbero aumentare i posti di lavoro che potrebbero nascere grazie a possibili progetti di eolico a mare, assenti in questo momento nella Regione, ma che possono invece rappresentare per i territori un’ulteriore occasione di sviluppo e innovazione. Almeno un posto di lavoro ogni 3 MW di parco eolico offshore nella fase progettuale. E almeno 0,5 posti in quella di manutenzione e gestione. Vorrebbe dire oltre 3 mila posti di lavoro per ogni GW di potenza di eolico offshore progettato in Abruzzo e almeno 500 nelle fasi di esercizio.

Il presidente dell’Assiciazione nazionale energia del vento (ANEV), Simone Togni, ha concluso: «Grazie all’evoluzione tecnologica delle piattaforme flottanti, l’eolico offshore è una realtà anche in Italia. Dopo l’inaugurazione del parco di Taranto di quest’anno ci aspettiamo una crescita sostenuta del settore anche in altri siti della Penisola Insieme allo sviluppo dell’eolico onshore, che resta indispensabile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, l’offshore aiuterà il nostro Paese a rendersi indipendente energeticamente utilizzando una fonte pulita come il vento. Sono in fase di studio oltre 40 progetti in mare e l’attenzione per il settore dimostra che questo numero è destinato a crescere. È fondamentale accelerare il processo di transizione energetica e la politica ha un ruolo fondamentale per superare lo stallo determinato dalle Soprintendenze che per una visione preconcetta bloccano sistematicamente progetti che porterebbero benefici in termini economici, ambientali e occupazionali. Oggi non abbiamo più tempo, si definiscano criteri trasparenti e si velocizzino gli iter autorizzativi altrimenti la dipendenza inaccettabile dagli idrocarburi esteri ci condannerà ad essere in balia delle decisioni di Paesi geopoliticamente instabili».