Wwf: su biodiversità, deforestazione, mari e agricoltura l'Europarlamento chiede di andare oltre gli impegni che sono stati indicati dalla Commissione Ue
Green Deal: il Parlamento europeo approva e chiede una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030
Contraria la destra italiana. Sì del M5S: «Sonora sconfitta per la lobby del nucleare». Critici i Verdi
[15 Gennaio 2020]
Oggi il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sul Green Deal europeo, così come presentato dal Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel corso di un dibattito in Plenaria a dicembre. Gli eurodeputati «sostengono il Green Deal europeo e ne sottolineano le sfide, tra cui la necessità di garantire una transizione giusta e inclusiva e il bisogno di obiettivi intermedi elevati» e sono pronti a sostenere il piano di investimenti sostenibili. Chiedono anche «un meccanismo di transizione adeguatamente finanziato per tutte le regioni dell’Ue».
L’Europarlamento sollecita la Commissione a presentare «una normativa ambiziosa in materia di clima e di portare al 55%, rispetto ai livelli del 1990, l’obiettivo dell’UE per il 2030 in materia di riduzione delle emissioni interne di gas serra», invece che «tra il 50% e il 55%», come proposto dalla Commissione. Inoltre gli europarlamentari esortano la Commissione a «presentare quanto prima una proposta in tal senso, onde consentire all’Unione di adottare tale obiettivo con largo anticipo rispetto alla COP26 di novembre». Infine, i deputati europei <auspicano l’introduzione di obiettivi intermedi dell’UE per il 2040».
Per «prevenire il trasferimento delle emissioni di CO2, data la persistenza di diversi gradi di ambizione in campo climatico su scala mondiale», i parlamentari europei chiedono alla Commissione di «lavorare a un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere compatibile con l’OMC» e sottolineano che «modificheranno qualsiasi proposta legislativa per raggiungere gli obiettivi del Green Deal». Inoltre, chiedono «obiettivi più elevati per l’efficienza energetica, l’energia rinnovabile, inclusi, per quest’ultima, obiettivi nazionali vincolanti per ogni Stato membro, e una revisione di altre normative Ue nel campo del clima e dell’energia entro giugno 2021».
Il presidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo, il liberale francese Pascal Canfin del gruppo Renew Europe, ha sottolineato che «Il Parlamento ha sostenuto a stragrande maggioranza la proposta della Commissione sul Green Deal e accolto con favore il fatto che ci sarà coerenza tra tutte le politiche dell’Unione e gli obiettivi del Green Deal. L’agricoltura, il commercio, la governance economica e le altre politiche devono ora essere visti e analizzati nel contesto del Green Deal».
La risoluzione è stata adottata con 482 voti favorevoli, 136 contrari e 95 astensioni e tra i contrari c’è la destra italiana. Il co-presidente del gruppo europeo Ecr- Fratelli d’Italia, l’ex forzista Raffaele Fitto ha detto che «Siamo assolutamente favorevoli a fare dell’Europa il continente più “Verde”, proprio per questo come Conservatori Europei (ECR) abbiamo votato contro il Green Deal proposto dalla Commissione Europea. Non è un controsenso, anzi! Quello che è stato presentato ha un obiettivo ambizioso: raggiungere la “neutralità climatica” entro il 2050. Il tutto senza che venga definita né road map, né l’importo delle risorse, stiamo parlando di miliardi e miliardi, e come queste devono essere ripartite per realizzare i nuovi piani climatici ed energetici».
In realtà la destra europea si e è sempre opposta a una politica climatica europea in nome delle peculiarità nazionali (e nelle sue fila ci sono fior di negazionisti climatici) e f Fitto lo fa anche questa volta quando cerca di giustific<are il suo voto contrario addirittura con la difesa del nostro Sud: «La nostra preoccupazione è che in assenza di chiarezza sul Quadro finanziario pluriennale, queste risorse possano essere tolte dai Fondi di Coesione, per cui il Mezzogiorno d’Italia potrebbe essere beffato due volte. Anzi tre, se si tiene conto che l’Italia è già penalizzata in partenza: nel Just Trantion Fund, il fondo transitorio per far partire le Regioni Europee alla pari, ci sarebbero solo 364 milioni di euro su 7,5 miliardi complessivi. Ora, se questi andassero tutti a Taranto per iniziare la tanto auspicata decarbonizzazione e bonifica dell’ex Ilva potremmo essere tutti soddisfatti, ma i 364 milioni sono per tutta l’Italia e tenuto conto che le fabbriche ad alto consumo energetico sono nel Nord Italia il rischio che al SUD arrivino briciole non è più che concreto. Per un’Italia già beffata vi è un Sud beffato 2 volte: poche risorse dal Just Trantion Fund e risorse ridotte dei Fondi di Coesione. Altro che partire alla pari, qui il Sud parte con la zavorra!»
Ha votato invece convintamente a favore il Movimento 5 Stelle che pure non fa parte della maggioranza che sostiene la Commissione europea. L’europarlamentare Eleonora Evi ha detto che «Con il voto di oggi il Parlamento europeo detta la linea da seguire per rendere il Green deal europeo il vero motore di una transizione ecologica giusta in Europa. Si tratta di una sonora sconfitta per la lobby del nucleare che aveva tentato, ancora una volta, di promuovere l’energia nucleare come fonte energetica chiave nella transizione energetica e nel raggiungimento degli obiettivi climatici europei. Oggi chiudiamo finalmente a questi tentativi antistorici, dicendo chiaramente che il nucleare appartiene alla storia e le parole d’ordine della transizione energetica sono invece rinnovabili ed efficienza energetica. Nella risoluzione ribadiamo ancora una volta la necessità di una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, obiettivo minimo per scongiurare una catastrofe climatica, e l’eliminazione di tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili entro il 2020. I negazionisti del cambiamento climatico sono stati sconfitti e la Commissione europea dovrà seguire le indicazioni del Parlamento europeo»,
Per quanto riguarda i Verdi europei, anche loro all’opposizione nell’Europarlamento, è intervenuto Philippe Lamberts che ha evidenziato che «Questo “Green Deal” – primo atto del mandato di Ursula Von Der Leyen – ha l’ambizione di mettere l’Ue sulla strada della transizione ecologica. Per noi Verdi / Ale, la credibilità del Green Deal sarà giudicata sulla base di quattro criteri: efficienza nel limitare il riscaldamento globale a 1.5°C; contributo alla riduzione delle disuguaglianze sociali; capacità di sostituire il modello produttivista-liberista con un modello di sviluppo sostenibile; potere di rimettere la finanza al servizio della società. Senza una revisione radicale delle nostre politiche energetiche, degli alloggi, dei trasporti ma anche dell’agricoltura e del commercio, il Green Deal è destinato al fallimento. Non c’è più tempo da perdere: ogni giorno che passa ci fa pagare più caro il prezzo dell’inazione». Una posizione critica, ma diametralmente opposta a quella della destra che, in evidente imbarazzo anche per le sue precedenti posizioni negazioniste e pro-fossili, tenta un’operazione di greenwashing sovranista.
E’ positivo il commento di Ester Asin, direttrice dell’Ufficio politico europeo (Epo) del Wwf: «Con la risoluzione approvata oggi a Strasburgo gli europarlamentari chiedono alla Commissione Europea di essere più ambiziosa e di presentare con urgenza una serie di proposte concrete che potrebbero portare ad un genuino cambiamento di fondo. Acquisito il sostegno del parlamento europeo, ora la palla passa agli Stati Membri che devono dare seguito ad iniziative inequivocabilmente ambiziose. Solo così questo momento straordinario può diventare realtà».
Il Wwf evidenzia i riferimenti del Parlamento europeo ad «ambiziose misure legali esecutive e ad obbiettivi vincolanti per la protezione e il ripristino dei sistemi naturali che faranno parte della Strategia sulla Biodiversità al 2030 di prossima definizione, nella quale saranno esplicitati i target vincolanti per allargare la rete di Aree marine protette sino al 30% della superficie dei mari europei e relativi alle procedure di infrazione contro gli Stati Membri che non hanno rispettato le Direttive europee sulla natura» e rileva che «I parlamentari europei premono sulla Commissione europea perché proceda con decisione alla definizione di una proposta di un quadro normativo che assicuri la due-diligence, relativa alle partiche di deforestazione, sulle filiere di approvvigionamento dei prodotti in legno che finiscono sul mercato europeo, affrontando i principali fattori della importazione in Europa di questi prodotti. Un quadro normativo questo che il Wwf richiede da tempo, che sarebbe coerente anche con l’obiettivo proposto dal Parlamento europeo di ridurre l’impronta ecologica globale del consumo e della produzione dell’Ue».
Dato che il settore agricolo continua ad essere il principale responsabile del depauperamento della biodiversità europea, il Panda «condivide la proposta del Parlamento europeo affinché ci sia piena coerenza tra le proposte relative alla Politica Agricola Comune (PAC) e gli impegni più stringenti che emergono dall’European Green Deal sull’ambiente, il clima e la biodiversità che dovranno trovare una applicazione concreta ed efficace nei nuovi Regolamenti della PAC post 2020 attualmente in discussione da parte del “Trilogo Ue” (Parlamento, Consiglio e Commissione Ue), assicurando le necessarie risorse finanziarie nel bilancio comunitario».
Andrea Baumuller, coordinatore del settore risorse naturali dell’Epo Wwf evidenzia che «Per il bene del clima e della biodiversità, dobbiamo ripristinare i sistemi naturali e ridurre la nostra impronta ecologica in Europa e fuori dai confini della Ue. Obiettivi legalmente vincolanti e una transizione verso un sistema veramente sostenibile nel settore agroalimentare, e una normativa sulla deforestazione dovrebbero essere step ineludibili da conseguire per la Commissione europea e per gli Stati membri che non possono ignorare le richieste degli europarlamentari quando imposteranno le politiche e le proposte normative nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».
Imke Lubbeke, responsabile del settore clima e energia Wwf Epo, conclude: «Azzerare i sussidi ai combustibili fossili è essenziale per conseguire il risultato di un’Europa neutrale dal punto di vista climatico: la Commissione Europea deve tenere in considerazione la richiesta dei parlamentari europei. Nel contempo dobbiamo urgentemente aumentare l’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas serra del 55% al 2030 perché è troppo basso e incoerente con l’emergenza dichiarata dal Parlamento europeo e dal mondo scientifico, che sostengono la necessità di un taglio sino al 65% delle emissioni entro il 2030».