I venti di guerra tra Usa e Iran spingono verso l’alto i prezzi del petrolio
Coldiretti: da caro petrolio effetto valanga su 85% spesa, l’Italia punti su fonti alternative
[7 Gennaio 2020]
In molti fanno notare che l’esecuzione del generale iraniano dei Pasdaran Qassem Soleimani ordinata da Donald Trump arriva dopo che l’Iran aveva annunciato la scoperta di un immenso giacimento di petrolio e gas, la cosa certa è che in Medio Oriente tutto si muove intorno alla maledizione del petrolio, guerre e scontri settari compresi, e che dallo Stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, passa quasi il 30% del greggio del mondo, un collo di bottiglia che l’Iran potrebbe bloccare facilmente in caso di conflitto e da dove comunque, se Trump dovesse scatenare la guerra praticamente già dichiarata, nessuna compagnia petrolifera farebbe più passare una petroliera.
Inoltre, premier iracheno Adel Abdul Mahdi ha rivelato che «Il comandante generale Ghassem Soleimani era a Baghdad per esaminare una lettera inviata dall’Arabia Saudita con l’argomento dell’allentamento delle tensioni tra Iran e Arabia Saudita, dialogo in cui l’Iraq faceva da mediatore». Secondo la National Iraqi News Agency, «Iran ed Arabia Saudita stavano facendo progressi in un negoziato di pace riservato, mediato dal governo iracheno» e che avrebbe reso molto più sicura la rotta petrolifera di Hormuz.
L’attacco ordinato da Trump ha spezzato quel possibile filo di accordo e gettato il mondo nell’incertezza e forse nel caos. Lo sanno bene i mercati che. immediatamente dopo l’assassinio di Soleimani hanno visto schizzare verso l’alto i prezzi del petrolio e a farne le spese saranno soprattutto i Paesi importatori – Unione europea, Cina, Giappone in testa – mentre gli Usa sono ormai diventati un Paese esportatore grazie all’utilizzo senza freni della distruttiva e pericolosa tecnica del fracking. C’è chi vede dietro la follia di Trump un calcolo politico per indebolire i suoi concorrenti economici – a partire da Ue e Cina – suggeritogli dalla potente lobby fossile Usa.
Quel che è certo è che ad essere molto preoccupata è Coldiretti che, in una nota, sottolinea: «In un Paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti commerciali avviene per strada l’impennata del costo del petrolio e il conseguente rincaro dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione».
Secondo la più grande organizzazione agricola italiana, la tensione tra Usa e Iran, con l’aumento dei prezzi del carburante, determina «Una situazione che oltre alle borse ha effetti diretti ed immediati sulla vita dei cittadini poiché l’aumento è destinato a contagiare l’intera economia. Se salgono i prezzi del carburante aumentano i costi per le imprese mentre si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi».
Secondo una analisi della Coldiretti su dati Ismea. «A subire gli effetti dei prezzi dei carburanti è anche l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere fino dal 30 al 35% sul totale dei costi per frutta e verdura».
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, conclude: «Gli shock energetici aggravano un deficit logistico ed energetico che è necessario recuperare investendo su fonti alternative e sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Si tratta di una mancanza che rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor competitività e quindi maggior difficoltà di sviluppo e crescita».