Il divieto di energia solare sui terreni agricoli mette a rischio la crescita verde italiana
Gli esperti: comportamento schizofrenico che sconcerta imprese e investitori. Il Coordinamento FREE scrive a Meloni, Pichetto Fratin e Lollobrigida
[6 Maggio 2024]
Secondo Energy Market Price, «Il progetto di legge, che ha iniziato a circolare venerdì e che sarà esaminato lunedì dal governo italiano, limita l’installazione di impianti fotovoltaici a terra nei terreni agricoli, cosa che ha suscitato preoccupazioni nel settore. Il regolamento rischia di penalizzare non solo lo sviluppo di impianti fotovoltaici su larga scala ma anche progetti agrivoltaici – lo sviluppo di parchi solari su terreni agricoli».
L’avvocato specializzato in energia Giovanni Battista Conte ha detto a Montel che «Uno stop alle rinnovabili è nell’aria. Non è chiaro come [l’Italia] possa costruire 80 GW di fotovoltaico senza utilizzare terreni agricoli».
Energy Market Price ricorda che «Nella bozza di aggiornamento del piano energetico e climatico presentato dall’Italia alla Commissione Europea lo scorso giugno, si prevede l’installazione di 131 GW di energie rinnovabili entro il 2030, di cui 80 GW dal solare, 28 GW dall’eolico e 19 GW dall’idroelettrico». E su LinkedIn Alessandro Marangoni, amministratore delegato della società di consulenza Althesys, fa notare che «Ancora una volta l’Italia si sta muovendo in modo schizofrenico, sconcertando imprese e investitori. Tante dichiarazioni verso la transizione e le fonti rinnovabili, ma altrettanti – o forse più – segnali contrari. Due forze uguali e contrarie alla fine lasciano tutto fermo».
Il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin aveva espresso la sua contrarietà alla proposta del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e il 3 maggio ha confermato che il governo stra discutendo sulla proposta di fermare la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici sui terreni agricoli: «L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra la protezione degli agricoltori e delle loro terre, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e l’incoraggiamento degli investimenti aziendali».
Per Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo, «All’interno del governo è in atto da alcuni giorni il braccio di ferro sul divieto di installazione dei pannelli fotovoltaici sui terreni coltivati: da una parte il Ministro dell’Ambiente, dall’altra il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, che ha annunciato di voler portare in consiglio dei ministri un provvedimento per decretare lo stop al fotovoltaico sul suolo agricolo. In questa diatriba politica in scena nell’esecutivo nazionale, la posizione di Confeuro rimane assai chiara e netta: la nostra confederazione è tesa a tutelare le superfici agricole, visto e considerato il pericoloso fenomeno manifestatosi negli ultimi anni di erosione delle superfici destinate alla produzione agroalimentare. D’altro canto, se si vuole davvero cogliere la sfida di rendere più produttivo e proteso all’autosufficienza un paese come il nostro, che su questa antica questione arretra anno dopo anno, non si possono distogliere superfici. Anzi, bisognerebbe recuperare anche quei terreni che al momento risultano incolti, restituendoli a quei piccoli e medi produttori, schiacciati dalla crisi economica e da politiche governative ed europee vacue e poco incisive. Detto questo, è chiaro che resta importante per le aziende sviluppare sistemi di produzione come l’agrivoltaico ma che siano concentrati per il consumo aziendale o comunque di distretto. Serve trovare il giusto equilibrio a tutela dell’ambiente e dell’economia: il governo ci riuscirà?»
Secondo Alessandro Migliorini, country manager Italia di European Energy, «La situazione è sconcertante» e ha sottolineato «I lenti progressi dell’Italia nello sviluppo delle energie rinnovabili rispetto alla tendenza globale verso la decarbonizzazione. E’ surreale che le energie rinnovabili sembrino un problema in un Paese con un mix energetico tremendamente sbilanciato rispetto ai combustibili fossili. La proposta non può essere conciliata con il progetto di legge sulle aree idonee ancora da emanare, che mira a offrire chiarezza alle autorità competenti per i progetti sulle energie rinnovabili. Indipendentemente da come andrà a finire questa diatriba, purtroppo si è creato un clima di instabilità e incertezza, [che sono] i veri nemici dello sviluppo e degli investimenti».
il Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica (Coordinamento FREE) che riunisce oltre 25 associazioni nazionali per promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione dell’economia e il taglio delle emissioni climalteranti ha scritto una lettera alla presidente del Consiglio Meloni e ai ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida nella quale si legge: «Accogliamo, con forte preoccupazione, questa notizia perché – in assenza di modifiche – il provvedimento bloccherà moltissimi progetti fotovoltaici e, di conseguenza, l’Italia fallirà gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 stabiliti a livello nazionale ed europeo. E pertanto sarà passibile di procedura di infrazione comunitaria, né riuscirà a utilizzare i fondi per la transizione energetica previsti dal PNRR. Sorprende inoltre che il Masaf preveda una norma del tutto contraddittoria rispetto all’obiettivo di triplicare le energie rinnovabili entro il 2030 sottoscritto di recente dall’Italia e dalle altre 6 Nazioni al G7 Ambiente, Clima ed Energia di Torino. Questa norma risulterebbe contraddittoria anche con le indicazioni contenute nella bozza di Decreto Aree Idonee, la cui pubblicazione sarebbe dovuta avvenire entro giugno 2022. Persino l’obiettivo di sviluppo del fotovoltaico al 2030 previsto nella bozza del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) – che avevamo già giudicato troppo timida e inadeguata alla sfida che abbiamo di fronte e alle necessità del Paese – sarebbe impossibile da raggiungere, se questa norma del Decreto Agricoltura venisse approvata.
Teniamo a ricordare che in presenza di regole chiare non esisterebbe alcuna conflittualità tra lo sviluppo delle rinnovabili e la tutela del settore agricolo, al contrario, la transizione energetica è l’unica soluzione strutturale per contrastare l’emergenza climatica che sta già pesantemente colpendo la nostra Agricoltura».
Il Coordinamento FREE ricorda al governo di destra che «Peraltro, è bene considerare che triplicare le installazioni rinnovabili come stabilito al G7 richiederebbe meno dell’1% delle aree agricole del nostro Paese, e che per raggiungere il meno ambizioso obiettivo del REPowerEUservirebbe solo lo 0,5% dei terreni agricoli. Le fonti rinnovabili sono le uniche risorse energetiche di cui l’Italia è ricca, sono le più competitive e anche le più efficaci ai fini dell’indipendenza energetica del Paese e della stabilità dei prezzi dell’energia elettrica. In un solo anno, il 2022, il parco rinnovabili esistente ha permesso ai cittadini italiani di risparmiare circa 25 miliardi di euro, grazie al minor ricorso ai combustibili fossili per il fabbisogno elettrico. Per tagliare il costo dell’energia elettrica, a beneficio di famiglie e imprese, dobbiamo realizzare anche impianti rinnovabili a terra di medie e grandi dimensioni. Infatti, l’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale costa circa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti. La filiera industriale della transizione energetica è pronta a crescere in Italia, a creare nuovi posti di lavoro e a investire per consolidare la capacità produttiva nazionale delle tecnologie rinnovabili. Per farlo, è indispensabile però disporre di un quadro normativo favorevole e stabile a lungo termine.
Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento FREE conclude con un appello a Giorgia Meloni: «Consapevoli del Suo forte e concreto impegno per aumentare la sicurezza nazionale ed energetica dell’Italia – priorità indifferibile anche alla luce dei molteplici fronti di guerra che minacciano gli approvvigionamenti energetici del nostro Paese e ci pone a rischio di nuove e improvvise escalation dei prezzi dell’energia – confidiamo in un Suo tempestivo e risoluto intervento affinché lo stop ai nuovi progetti fotovoltaici possa essere scongiurato. Ci auguriamo che su questi temi, così rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, si possa avviare un sereno confronto con noi e con le associazioni di categoria che rappresentiamo».