Il fantastico mondo del nucleare francese: EDF vuole un risarcimento da 8 miliardi di euro dallo Stato

Ma lo Stato è il suo azionista all’84% e sta per rinazionalizzare completamente EDF, carica di debiti nucleari

[11 Agosto 2022]

Ulteriormente appesantita dalle norme dello “scudo tariffario”, e in particolare dalla vendita a basso costo di energia elettrica nucleare e importata ai suoi concorrenti, EDF ha presentato ricorso al  Conseil d’Etat  per chiedere un risarcimento di oltre 8 miliardi di euro allo Stato francese, che è anche il suo principale azionista.

Il 9 luglio la compagnia elettrica ha confermato tutto in un comunicato: «EDF ha presentato oggi ricorso contenzioso al Consiglio di Stato, e una richiesta di risarcimento, per un importo ad oggi stimato in 8,34 miliardi di euro, da parte dello Stato».

Il gruppo EDF ricorda che «A seguito dell’annuncio da parte del governo, il 13 gennaio 2022, di un’ulteriore assegnazione di 20 TWh di energia elettrica venduta a prezzo regolamentato per il 2022, aveva indicato che avrebbe esaminato ogni misura a tutela dei propri interessi».

Prima della sua rinazionalizzazione a causa delle gigantesche perdite del nucleare che qualcuno vorrebbe riportare in italia proprio portando a modello la Francia (sic!), EDF ha subito una perdita di 5,3 miliardi di euro, Di fronte a una situazione finanziaria ornmai fuori controllo, il presidente e amministratore delegato di EDF, Jean-Bernard Lévy, ha dichiarato durante l’assemblea generale annuale della compagnia elettrica statale di aver inviato allo Stato «Un ricorso amministrativo per chiedere il ritiro del decreto e degli ordini del marzo 2022 relativi a tale attribuzione».

Il presidente francese Emmanuel Macron e il suo governo hanno giustificato queste misure con la volontà di contenere l’aumento delle tariffe elettriche regolamentato al 4% nel 2022 e ha obbligato EDF, della quale è il principale azionista, ad aumentare del 20% la quota annua di energia elettrica venduta a prezzo ridotto a i suoi concorrenti: 120 TWh contro i 100 TWh precedenti. Questa vendita di energia nucleare a prezzo calmierato avviene attraverso il meccanismo denominato “Accès régulé à l’électricité nucléaire historique” (Arenh), che EDF non ha mai accettato ma che la costringe a vendere la propria produzione a un prezzo stracciato, in un momento in cui l’energia elettrica sta raggiungendo costi elevati sui mercati all’ingrosso.

Il ministero dell’economia e delle finanze  ha dichiarato di non essere sorpreso dalla richiesta miliardaria di risarcimenti avanzata da EDF, ma ha ribadito che «Lo Stato continuerà a difendere il sistema dell’Arenh davanti al Conseil d’Etat, che ancora lo scorso luglio ha richiamato l’interesse generale legato a questa decisione». La stessa fonte ministeriale ha difeso l’importanza dello “scudo tariffario” e ha sottolineato che «Senza queste misure, in particolare il volume dell’addizionale Arenh, le bollette delle famiglie sarebbero aumentate del 35%, tasse incluse». Insomma, quella che in Italia viene presentata da Salcvini e dai fan del nucleare come una situazione nella quale i francesi pagano, grazie all’atomo, sono tranquilli e hanno energia abbondate e a basso prezzo è l’esatto contrario, tanto che lo Stato ci ha dovuto mettere una toppa che danneggia una compagnia statale.

Lévy, che Macron punta a levarsi di torno al più presto nell’ambito della prevista rinazionalizzazione di EDF, aveva già annunciato a maggio il  ricorso, ritenendo che EDF fosse notevolmente penalizzata sia dal prezzo che dalle condizioni delle assegnazioni di volumi di energia elettrica a prezzi contenuti.

Mentre i politici italiani vogliono farci credere che in Francia se la cavano egregiamente con l’energia nucleare, in realtà EDF deve acquistare volumi di energia elettrica a prezzi esorbitanti sui mercati internazionali per rivenderli a prezzi calmierati ai suoi concorrenti privati e ha più volte denunciato che quest’anno le misure decise dal governo Macron ridurranno il suo margine operativo lordo (Ebitda) di circa 10 miliardi di euro.

Il tutto mentre in Francia si assiste a un calo della produzione di energia nucleare legato a problemi di corrosione su alcuni reattori, le cui riparazioni e stop delle centrali, secondo le ultime stime pubblicate a fine luglio. dovrebbero costare a EDF quasi 24 miliardi di euro in più.

Mentre in Italia si favoleggia di un rinascimento nucleare, il gigante nucleare francese è indebolito finanziariamente e fortemente indebitato, ma deve comunque attuare un ambizioso programma di costruzione di nuovi reattori nucleari EPR in Francia (i cui costi lievitano mentre i ritardi dei lavori sono infiniti),  parallelamente allo sviluppo delle energie rinnovabili.

Dato che la compagnia nucleare sembra ormai fuori controllo, il governo ha deciso a luglio di rinazionalizzare il 100% del gruppo EDF, del quale possiede già l’84%. Un’operazione che deve essere realizzata tramite un’offerta pubblica di acquisto (OPA) da 9,7 miliardi di euro, che il governo prevede di lanciare entro l’inizio di settembre. Di fronte alla clamorosa richiesta di risarcimenti miliardaria di un’impresa indebitata, in crisi nera e praticamente statalizzata, il ministero dell’economia e delle finanze ha detto laconicamente che «L’approccio di EDF non modifica in alcun modo il principio, le modalità e il calendario della prevista offerta pubblica di acquisto».
Il conto salato del “miracolo” nucleare francese lo pagheranno tutto i francesi.