In Europa fallito l’obiettivo del meno 6% entro il 2020 per rendere i carburanti per i trasporti più rispettosi del clima
E tra il 2017 e il 2018 l'intensità di emissione dei combustibili è aumentata a causa dei biocarburanti tradizionali
[20 Novembre 2020]
L’Unione europea si è data per il 2020 l’obiettivo di ridurre del 6% l’intensità delle emissioni di gas serra dei combustibili venduti per il trasporto stradale rispetto ai livelli del 2010, ma secondo i dati disponibili fino al 2018, «Il raggiungimento dell’obiettivo del 2020 di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) dai carburanti per i trasporti rimane problematico per la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea». E’ l’amara constatazione del nuovo rapporto dell’European environment agency (Eea).
La comunicazione sui dati sulla qualità del carburante dell’Eea completa il rapporto annuale sulla Fuel Quality Directive sulla direttiva sulla qualità del carburante pubblicato dalla Commissione europea. In linea con i loro obblighi ai sensi della direttiva sulla qualità dei combustibili, gli Stati membri dell’Ue riferiscono annualmente sui volumi, il contenuto energetico e le emissioni di gas serra del ciclo di vita dei combustibili utilizzati nel trasporto su strada e nelle macchine mobili non stradali.
L’Eea ricorda che «I trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni di gas serra dell’Ue e contribuiscono in modo determinante al cambiamento climatico. Tagliare le emissioni dei trasporti è fondamentale per realizzare l’ambizione di avere emissioni n net-zero di gas serra entro il 2050, come stabilito nell’Eurpean Green Deal. Per sostenere una riduzione delle emissioni di gas serra dai trasporti, la direttiva sulla qualità dei carburanti dell’UE fissa l’obiettivo che i fornitori di carburante riducano l’intensità delle emissioni dei combustibili venduti nell’Ue del 6% entro il 2020, rispetto al 2010. Nel 2017, l’intensità media delle emissioni dei combustibili nell’Ue era inferiore del 3,4% rispetto al 2010, non riuscendo così a raggiungere l’obiettivo indicativo di una riduzione del 4% entro il 2017. Entro il 2018, l’intensità media delle emissioni era inferiore del 3,7% rispetto al 2010».
Mentre l’Italia si allinea più o meno al trend medio dell’Ue, la Finlandia e la Svezia sono gli unici Stati membri dell’Ue la cui intensità di emissione è diminuita di oltre il 6%. «Questo perché – spiega il rapporto Eea – le loro miscele di carburanti per il trasporto su strada hanno percentuali relativamente elevate di biocarburanti (8% in Finlandia e 23% in Svezia) e, in media, i biocarburanti utilizzati hanno intensità di emissione relativamente basse (rispettivamente, 14 g CO2eq/MJ e 14,5 g CO2eq/MJ)..
I due Stati membri che hanno ridotto di meno le loro intensità di emissione tra il 2010 e il 2018 sono stati la Croazia (0,1%) e l’Estonia (0,9%): utilizzano miscele di combustibili con percentuali molto inferiori di biocarburanti (0,2% in Croazia e 2,0% in Estonia) e , nel caso dell’Estonia, i biocarburanti utilizzati hanno intensità di emissione molto più elevate (35,1 g CO2 eq/MJ).
L’Eea conclude: «L’effetto che l’ILUC ha sulla riduzione delle intensità di emissione degli Stati membri dipende in gran parte dalle materie prime utilizzate per produrre biocarburanti. Le colture oleaginose sono ampiamente utilizzate in Estonia e Lituania e, se si considerano gli effetti ILUC, l’intensità delle emissioni di GHG di questi biocarburanti è solo marginalmente inferiore al diesel prodotto da combustibili fossili (88,9 g CO2 eq/MJ contro 95,1 g CO2 eq / MJ). Di conseguenza, se si considera l’ILUC, questi Paesi tra il 2010 e il 2018hanno effettivamente aumentato le loro intensità di emissioni di carburante stradale».
Insomma, secondo il fuel quality data indicator dell’Eea, «L’intensità delle emissioni è diminuita del 3,7% tra il 2010 e il 2018, principalmente a causa del maggiore utilizzo di biocarburanti». Tuttavia, le emissioni dell’ILUC non vengono prese in considerazione per valutare la conformità con l’obiettivo di riduzione del 6% entro 2020. »Se si tiene conto dell’ILUC – conclude l’Eea – l’intensità media delle emissioni di GHG dei combustibili consumati nel 2018 è solo del 2,1% inferiore rispetto al 2010; è addirittura aumentato tra il 2017 e il 2018 a causa del maggiore utilizzo di colture oleaginose».
Una clamorosa conferma delle denunce delle associazioni ambientaliste sull’insostenibile impatto dei “biocarburanti” tradizionali da produzioni agricole.