In Italia superati i 50.000 punti di ricarica a uso pubblico per le auto elettriche
Il paradosso dell’Italia: meglio degli altri Paesi per punti di ricarica ma con molte meno auto elettriche
[15 Febbraio 2024]
Secondo la quinta edizione dello studio “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia”, presentato da Motus-E, «Prosegue la crescita record delle colonnine per le auto elettriche in Italia, con i punti di ricarica a uso pubblico installati nella Penisola che a fine 2023 hanno superato quota 50.000». Nel 2023 sono stati installati 13.906 nuovi punti di ricarica, 3.450 dei quali nell’ultimo trimestre dell’anno.
Il rapporto evidenzia che «Il volume delle nuove installazioni infrange così il primato segnato nel 2022 (con 10.748 nuovi punti installati), portando il numero dei punti di ricarica sul territorio al 31 dicembre 2023 a 50.678 unità, valore che pone l’Italia tra i Paesi più virtuosi d’Europa».
Nell’ultimo anno c’è stato un più 38%, con praticamente il raddoppio dei punti di ricarica rispetto al 2021 (+94,7%). Insieme al numero delle colonnine aumenta anche l’incidenza delle infrastrutture a più alta potenza: il 22% dei punti di ricarica installati nel 2023 è di tipo veloce e ultraveloce in corrente continua.
Continua il recupero delle installazioni nel Sud e nelle Isole, dove si concentra ora il 23% del totale dei punti di ricarica italiani, il 19% è al del Centro e il 58% del Nord Italia. Con 9.395 punti di ricarica la Lombardia si conferma prima Regione, seguita da Piemonte (5.169), Veneto (4.914), Lazio (4.659) ed Emilia-Romagna (4.253). Nel 2023, con 2.691 nuovi punti di ricarica installati, la Campania è stata la seconda Regione per crescita dell’infrastruttura, ha fatto meglio solo la Lombardia (+4.853), seguono Piemonte (+2.519), Veneto (+2.492) e Lazio (+1.991).
Tra le città, Roma è quella che al 31 dicembre 2023 contava più punti di ricarica installati (3.588), seconda Milano (2.883) e terza Napoli (2.652). MotusE fa notare che «La classifica cambia però se consideriamo il numero di punti di ricarica per km2 di superficie, con Napoli sul gradino più alto del podio (225 punti ogni 100 km2), davanti a Milano (183 punti ogni 100 km2) e Roma (67 punti ogni 100 km2).
C’è stata anche un’impennata dei punti di ricarica in autostrada che al 31 dicembre 2023 hanno raggiunto quota 932, il 61% dei quali con potenza superiore addirittura ai 150 kW, rispetto ai 496 registrati a fine 2022. Almeno un’area di servizio autostradale ogni 3 è dotata di infrastrutture per la ricarica. Il rapporto sottolinea che è «Un passo avanti molto importate per gli automobilisti, seppur limitato dalla mancata pubblicazione da parte di quasi tutti i concessionari autostradali dei bandi previsti per legge per l’installazione delle colonnine».
Grazie alla collaborazione con RSE, il report include anche l’aggiornamento dell’analisi spaziale dei punti di ricarica geolocalizzati, dalla quale emerge che «Considerando anche le aree più remote e isolate del Paese, nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 km. Valore che avvicinandosi alle zone urbanizzate e alle città metropolitane sale fino a oltre 2.000 punti di ricarica nello stesso raggio».
Il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, sottolinea che «Il lavoro necessario per infrastrutturare il Paese naturalmente non è finito, ma la strada intrapresa è quella giusta e anche nel 2024 assisteremo a un costante miglioramento e ampliamento della rete di ricarica al servizio dei cittadini. Auspico che l’impegno degli operatori possa essere coadiuvato da una semplificazione e omogenizzazione degli iter autorizzativi, ancora lunghi e articolati. Oggi circa il 18% delle infrastrutture già installate risulta infatti inutilizzabile dagli utenti finali, o perché non è stato finora possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia, o per altre complessità burocratiche. Per questo, occorre che tutti gli interventi di semplificazione degli iter vengano attuati pienamente dalle amministrazioni locali e che ci sia una più stretta cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti».
Lo studio confronta poi i numeri dell’Italia con quelli degli altri grandi Paesi europei e «Con 23 punti di ricarica a uso pubblico ogni 100 auto elettriche circolanti, l’infrastruttura italiana si conferma davanti a quella di Francia (14 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Germania (10 punti ogni 100 auto elettriche circolanti) e Regno Unito (10 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), conservando il primato anche considerando solo i punti di ricarica veloci in corrente continua: Italia (3,4 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Francia (2,1 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Germania (2 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Regno Unito (1,5 punti ogni 100 auto elettriche circolanti). Anche per quanto riguarda il numero di punti di ricarica rispetto alla lunghezza totale della rete stradale l’Italia è davanti, con una media di 1 punto di ricarica ogni 5 km di strade, precedendo Regno Unito (1 punto ogni 6 km), Germania (1 punto ogni 7 km) e Francia (1 punto ogni 9 km)».
Naso conclude: «I numeri ci parlano di un’Italia che sa essere al passo coi tempi e che con il pieno utilizzo delle risorse dedicate del PNRR – su cui si attendono aggiornamenti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – potrà avvalersi di una rete di ricarica tra le più avanzate d’Europa, aumentando ulteriormente anche la capillarità. Ma la corsa delle colonnine di ricarica deve essere affiancata da un’espansione del mercato delle auto elettriche, che vede l’Italia troppo indietro rispetto agli altri major market europei. L’annunciata revisione dell’Ecobonus, seppur con alcuni limiti strutturali che peseranno sull’efficacia della misura – a partire dal mancato allineamento del cap di prezzo per le auto elettriche incentivabili a quello delle vetture ibride plug-in, che taglierà fuori un gran numero di modelli limitando gli effetti positivi dell’incentivo – potrà iniziare a riavvicinarci ai Paesi con cui dobbiamo ambire a competere, ma è indispensabile ora accelerare sul processo attuativo per evitare un sostanziale congelamento delle nuove immatricolazioni».