La Danimarca annulla le nuove licenze per l’estrazione di petrolio e gas nel Mare del Nord
Greenpeace Danmark: E’ un punto di svolta storico, vittoria per il movimento per il clima
[4 Dicembre 2020]
Il ministro danese per il clima e dell’energia, il socialdemocratico Dan Jørgensen, ha annunciato che la Danimarca annullerà l’ottava gara per le concessioni nel Mare del Nord e che l’attuale produzione di petrolio e gas verrà terminata non oltre il 2050.
La decisione è il frutto dell’accordo del governo di sinistra danese con Radikale, SF, Venstre, Konservative il Dansk Folkeparti. Anche Enhedslisten e Alternativet sono favorevoli da diversi anni al divieto di nuove estrazioni petrolifere.
Secondo la Statistical Review of World Energy 2020 di BP, nel 2019, la Danimarca ha prodotto 103.000 barili di petrolio al giorno e 3,2 miliardi di m3 di gas. Nel 2018, la Danimarca aveva invitato le compagnie petrolifere e del gas a richiedere nuove licenze di esplorazione e produzione nel Mare del Nord durante il cosiddetto 8° round di appalto. Entro la scadenza di febbraio 2019, avevano presentato richieste Total, Ardent Oil, MOL Oil e Lundin Oil. Nell’autunno del 2019, mentre cresceva la pressione popolare e politica, Jørgensen ha chiesto il time-out sulla decisione sulle nuove licenze. L’8 ottobre 2020 il ministro aveva annunciato che Total, MOL Oil e Lundin Oil avevano ritirato le loro domande di permessi di esplorazione e produzione e su questa base aveva convocato negoziati politici con l’opposizione di centro-destra.
Helene Hagel, responsabile politica climatica e ambientale di Greenpeace Danmark, è molto soddisfatta: «Le nostre panne assorbenti lasceranno il posto a una bottiglia di champagne per brindare alla giusta distanza a questa storica vittoria climatica che combattiamo da anni. E’ un punto di svolta storico che la Danimarca dica che bloccherà nuovi round di gare d’appalto e, non da ultimo, che fissi una data per la fine della produzione di petrolio e gas nel Mare del Nord. L’ampio accordo politico rispetta alcuni dei nostri obblighi internazionali ai sensi della legge sul clima e invia un segnale cristallino che risuonerà in tutto il mondo. Una data di scadenza per il petrolio del Mare del Nord è una grande vittoria per il clima e per tutti coloro che si sono battuti per questa decisione da anni. Sfortunatamente, l’accordo lascia una scappatoia alle compagnie petrolifere sotto forma di cosiddetti mini-round e permessi di vicinato, ma ci aspettiamo assolutamente che non saranno rilevanti alla luce della crisi climatica e del potente segnale che viene ora inviato che l’eliminazione graduale è il prossimo capitolo nel Mare del Nord».
Secondo la Hagel, «La Danimarca può ora diventare un paese pioniere per la rottamazione dei combustibili fossili. Finora non siamo stati in grado di chiedere all’Arabia Saudita, agli Stati Uniti, alla Russia e ad altri grandi Paesi petroliferi di limitare la loro produzione. Il fatto che noi, ora, come Paese produttore di petrolio relativamente grande, stiamo per la prima volta effettivamente facendo qualcosa per limitare la produzione di fossili, ci darà una credibilità completamente diversa sulla scena internazionale, Non c’è dubbio che i nostri paesi confinanti Norvegia e Regno Unito nel Mare del Nord, che hanno una produzione di petrolio ancora maggiore, saranno ora sottoposti a pressioni extra per mantenere anche i loro impegni internazionali per rallentare la crisi climatica. Si spera che questo sia il primo passo verso una totale eliminazione della produzione di fossili in tutto il Mare del Nord».
Greenpace Danmark ricorda che «Se il mondo vuole limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, dobbiamo limitare la produzione di petrolio, gas e carbone del 6% all’anno fino al 2030. Questo è lontano da ciò che stanno facendo i Paesi del mondo: L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite “Production Gap Report” del 2 dicembre evidenzia che puntano nella direzione di un aumento annuo del 2%, che nel 2030 significherà che la produzione sarà il doppio di quanto compatibile con l’obiettivo di 1,5 gradi». Per questo gli ambientalisti chiedono al Folketing, il Parlamento danese, di «Chiudere completamente la possibilità di qualsiasi espansione della produzione e di eliminare gradualmente la produzione di petrolio e gas entro il 2040, pertanto il governo dovrebbe avviare un’indagine sulle possibilità di eliminare gradualmente la produzione esistente. La rapida eliminazione, oltre all’effetto positivo sul clima derivante da una minore quantità di petrolio e gas, può contribuire a spostare il lavoro verso l’espansione delle energie rinnovabili».